“Sono un salto nella libertà del sé”

(Che sia libertà per tutte)

***

Non sono una donna. Io sono una cosa neutra.
Sono un bambino, un paggio e una decisione ardita,
sono un ridente sprazzo di un sole scarlatto…
Sono una rete per tutti i voraci pesci,
sono un brindisi all’onore di tutte le donne,
sono un passo verso il caso e la perdizione,
sono un salto nella libertà del
Sono il bisbiglio del sangue all’orecchio dell’uomo,
sono un brivido dell’anima, e della carne, brama e diniego,
sono un’insegna d’accesso a nuovi paradisi.
Sono una fiamma, incerta e audace,
sono un’acqua, che non si spinge oltre le ginocchia,
sono fuoco e acqua in leale rapporto senza condizioni…

Edith Södergran, Notturno ed altre poesie, traduzione di Bruno Argenziano, Mauro Pagliai Editore

°ascoltando John Lennon – Woman – https://www.youtube.com/watch?v=ZhfWiU8wGCc

Un complice

(Come si chiama il tuo complice?)

***

Abbiamo tutti bisogno prima o poi  di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore
che ci attenda sicuro nelle vecchie soffitte
che denudi il passato e disarmi il dolore

prodigioso / semplice / padrone del suo silenzio
qualcuno che sia del quartiere dove siamo nati
o che per lo meno prenda su di sé i nostri rimorsi
fino a che la coscienza non conceda il suo perdono

complice dell’immaginario ci difende dal mondo
dalla sciabolata del raggio e dalle fiamme del sole
tutti abbiamo bisogno qualche volta di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore

***

Todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón
que nos espere ufano en los viejos desvanes
que desnude el pasado y desarme el dolor

prodigioso / sencillo / dueño de su silencio
alguien que esté en el barrio donde nacimos o
que por lo menos cargue nuestros remordimientos
hasta que la conciencia nos cuelgue su perdón

cómplice del trasmundo nos defiende del mundo
del sablazo del rayo y las llamas del sol
todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón

Mario Benedetti (Uruguay, 1920-2009), da Adioses y bienvenidas, 2005

 

°ascoltando Pink Floyd (Feat. Stéphane Grappelli) – Wish You Were Here – https://www.youtube.com/watch?v=Bm4sDyCW0k8

Crederci o no?

 

(Passerò ai fondi di caffè)

 

la sfera di cristallo
 

la sfera di cristallo – ebbene sì –
mi sta prendendo in giro predice
eventi senza logici agganci
alla realtà confonde numeri
e colori, con forza la getterei
a terra – in mille pezzi taglienti –
ma poi no, mi trattengo, non vorrei
che si avverasse soltanto questo:
un chiaro improvviso frantumarsi
 
Irene Marchi, da Mancano le indicazioni, Officine Editoriali, 2023

°ascoltando Pearl Jam – Retrograde https://www.youtube.com/watch?v=n9xaDlY2hPE&t=50s

Consiglio un libro (n.9): “Amo quel cane/Odio quel gatto”, di Sharon Creech

 


Amo quel cane / Odio quel gatto,
di Sharon Creech,
Mondadori, 2023,
traduzioni di Andrea Molesini / Riccardo Duranti,
copertina illustrata da William Steig,
dai 10 anni in su

***

Amo quel cane / Odio quel gatto è un particolarissimo romanzo epistolare (in due parti) in cui tutte le lettere sono scritte in forma di poesia. Eppure, il mittente delle lettere in versi è un ragazzino molto diffidente verso la poesia: Jack (questo è il suo nome) pensa che la scrivano solo le femmine, che non si capisca, che sia difficile leggerla e ancora di più scriverla. La sua insegnante, però, sta cercando di avvicinare i propri alunni alla scrittura poetica e per questo chiede a Jack e ai suoi compagni di fare dei tentativi di poesia imitando quelle che lei recita in classe (poesie di William Carlos Williams, Robert Frost, William Blake, Valerie Worth, Walter Dean Myers e, nella seconda parte, anche di Edgar Allan Poe, di Alfred Tennyson e di T.S. Eliot: alla fine di ognuna delle due parti troviamo alcune delle poesie a cui Jack si ispira per i suoi tentativi).
All’inizio Jack non è per nulla soddisfatto dei suoi tentativi, ma a poco a poco le cose cambiano: la poesia comincia a diventare per lui familiare, e soprattutto, grazie ad essa, Jack trova il modo di esprimere il dolore per la morte di  Sky, il suo amato cane giallo.
Nella seconda parte,
Odio quel gatto, Jack ha  un anno in più e una gattina nera che chiama Schizzetta de’ Micis (ma c’è anche un grasso gattaccio nero, che Jack odia, appunto): la sua insegnante continua a proporre alla classe nuove poesie e lui ancora le scrive lettere in versi che diventano sempre più evolute. Sì, perché Jack sta crescendo non solo come personaggio ma anche come poeta (e come lettore in grado di comprendere e apprezzare la poesia). Il libro, quindi, è un godibilissimo percorso verso la poesia e verso quello che, tramite la poesia, è possibile esprimere.

Riporto qui uno dei primi tentativi poetici di Jack: in  questo caso si è ispirato alla famosa poesia della carriola rossa di William Carlos Williams, poeta statunitense secondo il quale si può far poesia attorno a qualsiasi cosa, anche parlando di una carriola rossa, appunto:

La carriola rossa

tanto dipende
da
una carriola
rossa
lucida di acqua
piovana
accanto alle galline
bianche.

William Carlos Williams (Stati Uniti, 1883 – 1963)

Poesia di  Jack – 27 settembre

Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.

Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le galline bianche
allora ogni frase
può essere poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi

qui invece un tentativo poetico tratto dalla seconda parte del romanzo:

3 OTTOBRE

E va bene, va bene,
imparerò a scrivere
ALLITTERAZIONE
e
ONOMATOPEA
(giusto?)
e mi eserciterò a usarle
tutte le volte
che mi serviranno
ad ARRICCHIRE
qualche cosa.

Pronti?

Ehm.

Ehm.

Non ci riesco mica.
Mi si è inceppato il cervello.

Prima bisogna avere
qualcosa da dire.
Mica si può
allitterare
e
onomatopeare
così, a casaccio,
no?

e  infine, queste due (sempre dalla seconda parte):

9 maggio

GIORNATA DEL POETA

È stata una gran delizia
trovare le foto
di tanti poeti
e metterle in fila
sulla bacheca di classe
con tutti quei poeti
che ci guardavano
e accanto a loro
qualche loro poesia
tante di quelle parole
e immagini nelle nostre teste
e anche se avrei preferito
che molti di loro
fossero ancora vivi
e che Dwayne non avesse scritto
MORTO
accanto a quelli morti
le loro parole sono ancora
qui
in attesa
che
qualcuno
le legga
quelle parole
effabili e ineffabili
che vibrano
come fusa
nelle
nostre
teste.

21 DICEMBRE

La ringrazio per avermi detto
che quei paroloni
me li posso pure SCORDARE
e che l’importante non è
sapere le parole
che descrivono quel che si scrive −
sono i pensieri che abbiamo in testa
a essere importanti
e che sentire dentro il ritmo
è ancora più
meraviglioso
che avvertire il ritmo.

E
la ringrazio pure per aver detto
che sono un genio
(anche se lo so
che esagera un po’).

“… mezzo gaudio”?

Non è così un po’ per tutti, la vita?

***

Da ieri da sempre
 
Da ieri da sempre da quando
rappresento una parte nella vita
(vaga incomprensibile parte
come quei personaggi minori
che nei lunghi romanzi non si sa
mai bene come vadano a finire)
da sempre da allora
io vo inseguendo qualcuno o qualcosa
che non vuole saperne di me

Daria Menicanti, da Il concerto del grillo, Mimesis, 2013

°ascoltando God Is An Astronaut – Forever Losthttps://www.youtube.com/watch?v=27NKNgV9_k8&t=7s

Il sistema “(dis)fessscion”

 

La nausea

So di fabbriche
che sputano borse con il certificato
so di fabbriche di schiavi:
valgono meno di poche lettere
incise sopra a un bottone.
So che si indaga la contraffazione
ma so che nulla ci importa
di prigionieri dentro a un capannone
«Capirai, una borsa val bene una vita!».

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale editore, 2015

°ascoltando Tangerine Dreams – No Happy Endings – https://www.youtube.com/watch?v=EcfPedfJNDQ

Un luogo così

 

Un luogo così: disarmato, franabile, ma vuoto e sereno. Dice che è in ognuno di noi, quindi non dobbiamo cercare lontano, andiamo…

***

 

Non inghiotto piú carboni ardenti
come fossero sorsi d’acqua pura,
ho imparato ad andarmene
prima di bruciare viva,
io qui sto in una comunità di alberi
che mi precede nel silenzio,
e so di un luogo dentro ognuno di noi
piú piccolo della capocchia di uno spillo
disarmato e solo, franabile
ma dove quando hai perso tutti,
come in una nevicata, posata la neve,
non c’è nient’altro che la sorpresa,
il nuovo mondo vuoto e sereno
le mani inoperose la schiena leggera,
e benedetta sia la scoperchiatura che fa la gioia.

Chandra Candiani da Primavera, in Pane del bosco. 2020-2023, Einaudi, 2023

°ascoltando Edvard Grieg, Il mattino, da Peer Gynt – Suite per orchestra, Nr. 1 (Op.46)
https://www.youtube.com/watch?v=IQxMXixxhzI

Tutto in (dis)ordine

blog di poesia - disordinata-mentejpg

(In ordine o no?)

 

In disordine
 
che mai vorrà dire
essere in ordine?
lo diceva la mia bisnonna:
una retina sui capelli prima di dormire
(sai, la piega…)
trucco unghie e colori in sintonia con l’incarnato?
dunque è questo essere in ordine?
poi gli armadi l’auto la dispensa
(e attacchi di panico sotto controllo)?
E se essere in ordine fosse solo poter dire
so chi sono? in questo caso
mi arrendo, signore e signori,
e mi dichiaro in disordine
 
©irene.marchi.2024

°ascoltando Lili Haydn Performing Maggot Brain (Funkadelic) – Live 2011 – https://www.youtube.com/watch?v=APP6-4i_pR4

Non fa una piega

(Davvero non fa una piega il pensiero espresso in questa poesia)

Oh meteorologia!

Il fascino discreto degli amori non corrisposti
come un colpo di fulmine in assenza di metà fulmine
non potrà mai smettere d’amare chi non ama.
Oh meteorologia! Cielo sempre uguale
mai a confronto il prima e il dopo
sull’unilaterale amore splende sempre uguale
al neon il sole, non accadrà tramonto di un astro
mai sorto, mai lasciata mai essendo stata
avvistata.

Vivian Lamarque, da Il nome degli amanti, in L’amore da vecchia, Mondadori, 2022

°ascoltando René Aubry– Soleilshttps://www.youtube.com/watch?v=0Fs8U9FLzeU

Forse

blog di poesia area bambini

Potendo, che cosa diresti alla bambina o al bambino che sei stat*? Io, forse (e sottolineo forse), le direi così:

 

brava bimba, bimba bella

se io non fossi così stanca
verrei a prenderti  correndo
lì dove ora ti trovi
e ti darei la mano urlando
dai, che fai? è ora
di svegliarsi, di uscire è l’ora
brava bimba, bimba bella
se io non fossi così stanca
ti rivelerei  il finale, ti risparmierei
l’evitabile l’inutile e l’incerto
e invece
ho troppi anni addosso
e ho smesso di correre da tempo
ormai  ti sei persa
brava bimba, bimba bella
io ti lascio

©irene.marchi.2024

°ascoltando (a ripetizione) Janis Joplin – Little Girl Blue
https://www.youtube.com/watch?v=rX8hOw31wCQ