Non solo anime

BFW9WE The Kiss, marble, 1888-89, detail

Auguste Rodin, particolare de “Il bacio”

Non solo anime che amano, ma anime che rendono vivi dei corpi (che amano),  in tre frammenti poetici di Octavio Paz (poeta e saggista messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990).

 

Il mio giorno
                       nella tua notte
scoppia
              Il tuo grido
salta a pezzi
                     La notte
sparge
           il tuo corpo
Risacca
              i tuoi corpi
s’annodano
Ancora il tuo corpo

______________

I miei occhi ti scoprono
nuda
          e ti coprono
d’una calda pioggia
di sguardi

______________                                           

Ieri notte
                 nel tuo letto
eravamo in tre:
tu          io            la luna

Octavio Paz (Città del Messico 1914-1998), da Verso l’inizio, in Octavio Paz, Vento Cardinale e altre poesie, Mondadori, 1984, traduzione di Franco Mogni

*ascoltando Gary Moore – Need Your Love So Bad https://www.youtube.com/watch?v=hVN9ckrREWY

(Ancora su anima e non solo anima: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/02/16/anche-il-corpo/ https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/01/06/anima-corpo/)

Anima e corpo

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Quando la poesia nasce da un sentimento profondamente passionale e da un’intensità sia spirituale che fisica.

Bianca ape…

Bianca ape, ebbra di miele, ronzi nella mia anima
E ti avvolgi in spirali lentissime di fumo.

Io sono il disperato, la parola senz’ eco,
quegli che ha perso tutto, dopo aver tutto avuto.

Sei la fune in cui cigola la mia ultima brama.
Nel mio deserto vivi come l’ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi gli occhi profondi dove aleggia la notte,
E denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Possiedi occhi profondi dove vola la notte,
fresche braccia di fiori ed un grembo di rosa.

I tuoi seni assomigliano alle conchiglie bianche.
E sul tuo ventre dorme una farfalla d’ombra.

Ah silenziosa!

Con me è la solitudine da cui tu sei lontana.
Piove. Il vento del mare caccia erranti gabbiani.

L’acqua cammina scalza per le strade bagnate.
Le foglie di quell’albero gemono come infermi.

Bianca ape assente, ancora ronzi nella mia anima.
Risusciti nel tempo, sottile e silenziosa.

Ah silenziosa!

Pablo Neruda, da Venti poesie d’amore e una canzone disperata, traduzione di Roberto Paoli, 1924.

 

Nel gran caldo

Nel gran caldo ti penso
te nuda
il tuo collo i tuoi polsi
il tuo candido piede è una piuma d’uccello posata sul letto
le parole che tu dici a me.

Nel gran caldo ti penso
non so più di che cosa di più mi ricordo
e che cosa di più sotto gli occhi mi scorre
il tuo collo i tuoi polsi il tuo piede
le parole che tu dici a me che sei mia?

Nel gran caldo rovente ti penso
nel gran caldo rovente una stanza d’albergo ti penso
di me solo mi spoglio
di quel solo che un poco somiglia alla morte.

10 luglio 1959

Nâzim Hikmet, da Poesie sparse,  in Poesie d’amore e di lotta, Mondadori.

 

14°

Mi strugge l’anima perdutamente
il desiderio d’una donna viva,
spirito e carne, da poterla stringere
senza ritegno e scuoterla, avvinghiato
il mio corpo al suo corpo sussultante,
ma poi, in altri giorni più sereni,
starle d’accanto dolcemente, senza
più un pensiero carnale, a contemplare
il suo viso soave di fanciulla,
ingenuo, come avvolto in un dolore
e ascoltare la sua voce leggera
parlarmi lentamente, come in sogno…

24 ottobre 1925

Cesare Pavese, da Prima di “Lavorare stanca” 1923-1930, in Le poesie, Einaudi.

*ascoltando Tango Gotan Project Milonga De Amor https://www.youtube.com/watch?v=77fmgTI5Cn4