Contro il freddo

primavera

Un piccolo gesto di calore. Di pace.

Primavera 1938

Oggi, domenica di Pasqua, presto
un’improvvisa tempesta di neve
si è abbattuta sull’isola.
Tra i cespugli verdeggianti c’era neve. Il mio ragazzo
mi ha portato verso un piccolo albicocco attaccato alla casa
strappandomi ad un verso in cui puntavo il dito contro coloro
che stanno preparando una guerra che
può cancellare
il continente, quest’isola, il mio popolo,
la mia famiglia e me stesso. In silenzio
abbiamo messo un sacco
sopra all’albero tremante di freddo.

°°°

Fruehling 1938

Heute, Ostersonntag frueh
Ging ploetzlicher Schneesturm ueber die Insel.
Zwischen den gruenenden Hecken lag Schnee. Mein [junger Sohn
Holte mich zu einem Aprikosenbäumchen an der [Hausmauer
Von einem Vers weg, in dem ich auf diejenigen mit dem [Finger deutete
Die einen Krieg vorbereiteten, der
Den Kontinent, diese Insel, mein Volk, meine Familie [und mich
Vertilgen mag. Schweigend
Legten wir einen Sack
Ueber den frierenden Baum.

Bertolt Brecht (Augusta, 1898-1956)

*ascoltando Marillion – Easter https://www.youtube.com/watch?v=yZ7QKWBUgYA

Speriamo che…

speriamo-che

Ripropongo l’augurio di due anni fa… e speriamo!

Speriamo che il freddo ci lasci in pace, speriamo di fare il balzo  verso i giorni nuovi senza scivolare sul ghiaccio, speriamo  in cose piccole ma grandi, speriamo di cantare… Ciao, auguri!

Piaceri

Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili.

Bertolt Brecht, Poesie 1933-1956, traduzione di  R. Fertonani, Einaudi, Torino

* ascoltando Vangelis – Le Singe Bleu https://www.youtube.com/watch?v=f2Bp-xkMc20

Dove stai andando?

dovestaiandando

A questa domanda sai sempre come rispondere?
O spesso, come succede a tantissimi, fingi di saperlo con sicurezza, ma dentro di te sai di non avere ancora la risposta?
(Se lo chiedi a me ti rispondo che non lo so – e chissà se lo saprò mai).

Il cambio della ruota

Mi siedo al margine della strada.
Il guidatore cambia la ruota.
Non sono contento di dove vengo.
Non sono contento di dove vado.
Perché guardo il cambio della ruota
con impazienza?

Bertolt Brecht, da Il cambio della ruota, in Poesie e canzoni, a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini, Torino, Einaudi

*ascoltando Dave Matthews Band – Where Are You Going https://www.youtube.com/watch?v=zmpSGDP1A9w

(Ancora la stessa domanda, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/03/16/dove-vai/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/01/15/cosa-sei-cosa-non-sei-da-dove-vieni-dove-vai/)

 

 

Abbraccia un albero!

Marta2006«Ci sono molte buone ragioni per abbracciare gli alberi. Alcuni credono che, attraverso questo gesto, alberi e uomini entrino in comunicazione: si può dubitarne purché non si dimentichi che il senso del sacro è nato proprio al cospetto degli alberi, osservando la loro capacità di andare oltre i limiti angusti della primitiva percezione: le radici in fondo alla terra e le chiome che si perdono nel cielo, la vita che rinasce ogni primavera dopo che è sembrata morire in autunno».  Tratto da  Giuseppe Barbera, Abbracciare gli alberi, 2017, ed. Il Saggiatore

Dell’arrampicarsi sugli alberi

Se a sera dalle vostre acque emergete
– siate voi ignudi e sia la pelle tenera-
salite allora sui vostri grandi alberi
col vento lieve. Anche il cielo sia pallido.
Alberi grandi scegliete, che neri
a sera e lenti le corone cullino
e fra le fronde aspettate la notte
e sulle tempie il lemure e la nottola!
Le piccole foglie aspre nei cespugli
vi graffiano la schiena, che s’inarca
forte, tra il fitto; e vi arrampicate
un po’ ansanti, più in alto, nell’intrico.
Quanto è bello cullarsi sopra l’albero!
Ma non con le ginocchia; dovete essere
all’albero com’è la sua corona.
Da cent’anni ogni sera esso la culla.

Bertolt Brecht, da Poesie e canzoni, Einaudi, Torino 1984.

(alberi anche qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/04/14/lista-delle-cose-9-alzare-lo-sguardo-guardare-gli-alberi/)

* ascoltando Jethro Tull – Songs From The Wood

https://www.youtube.com/watch?v=z_BtPxZEwiQ

Speriamo che…

 speriamo-che

Speriamo che il freddo ci lasci in pace, speriamo di fare il balzo  verso i giorni nuovi senza scivolare sul ghiaccio, speriamo  in cose piccole ma grandi, speriamo di cantare… Ciao, auguri!

Piaceri

Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili.

Bertolt Brecht, Poesie 1933-1956, traduzione di  R. Fertonani, Einaudi, Torino

 

* ascoltando L’anno che verrà – Lucio Dalla

Oggetti

oggettiOggetti: se sono troppi rischiano a volte di soffocarci;  pochi invece sanno tenerci compagnia: sono quelli firmati, sì, ma firmati dalla nostra memoria, dalla nostra vita. Con alcuni, per metterli via (e lasciare spazio ad altro), ci vorrà la spinta fortissima del coraggio.

 

Piegando una camicia

Piegando una camicia una donna
si ferma un attimo, ricorda
il calore di un corpo, le sue mani attente

posate su una manica ricordano
un gesto, una carezza;
si appoggia alla parete della cucina,
cercando parole d’amore,
trova solo un’eco di paura
che invade la casa.

Piega vestiti e paura,
ma non il desiderio e
il silenzio non le risponde.

Ripone di malavoglia
pane, vino, posate,
sistema il letto degli amanti,

mentre la lama del tempo, senza esitazione
recide le ore passate,
ordinari rituali di vita.

Denise Levertov, da Prime poesie e poesie sparse, Londra, 1946, in Oltre la fine e altre poesie, traduzione di Liliana casati, ed. Le Lettere.

 

Le cose

Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.

Jorge Luis Borges, da Le più belle poesie, a cura di F. Tentori Montalto, Crocetti Editore.

 

Fra tutti gli oggetti

Fra tutti gli oggetti i più cari
Sono per me quelli usati.
Storti agli orli e ammaccati, i recipienti di rame,
I coltelli e forchette che hanno di legno i manici,
Lucidi per tante mani: simili forme
Mi paiono tutte le più nobili. Come le lastre di pietra
Intorno a case antiche, da tanti passi lise, levigate,
E fra cui crescono erbe, codesti
Sono oggetti felici.
Penetrati nell’uso di molti,
Spesso mutati, migliorano forma, si fanno
Preziosi perché tante volte apprezzati.
Persino i frammenti delle sculture,
Con quelle loro mani mozze, li amo. Anche quelle,
Vissero per me. Lasciate cadere, ma pure portate;
Travolte sì, ma perché non troppo in alto stavano.
Le costruzioni quasi in rovina
Hanno l’aspetto di progetti
Incompiuti, grandiosi; le loro belle misure
Si possono già indovinare; non hanno bisogno
Ancora della nostra comprensione. E poi
Han già servito, sono persino superate. Tutto
Questo mi fa felice.

Bertolt Brecht, in Poesie e canzoni, a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini.

*Quale musica? (mica facile questa volta! si accettano suggerimenti…) Luciano Ligabue – Ho messo via  (anche nella versione cantata da Elisa https://www.youtube.com/watch?v=1t3jd504BKY); Enrico Ruggeri – Oggetti smarriti https://www.youtube.com/watch?v=eGDT1namu64; e (attualissimo!) Giorgio Gaber – Gli oggetti https://www.youtube.com/watch?v=awId03k14FY