Matite gialle e formiche

Sarà facile o difficile fare una poesia?  Che cosa servirà?

 

Fare una margherita (scrivere)

Allora non è facile fare una poesia?
non basta prendere un pezzo di carta
e una matita? non è come per la terra
fare un filo d’erba, una margherita?

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori   

***

Consiglio agli scrittori

Anche se ti tiene in piedi per tutta la notte,
lava a fondo le pareti e pulisci i pavimenti
dello studio prima di comporre una sillaba.

Pulisci come se il Papa stesse arrivando.
Il candore è nipote dell’ispirazione.

Più pulisci, più brillante
sarà la tua scrittura, e allora non esitare a prendere
per i campi e a sfregare il fondo
dei sassi o spolverare sui rami più alti
della buia foresta i nidi pieni di uova.

Quando ritroverai la strada di casa
e riporrai spugne e spazzole sotto il lavello
vedrai alla luce dell’alba
l’altare immacolato della tua scrivania,
una superficie pulita al centro di un mondo pulito.

Da un vasetto, azzurro splendente, solleva
una matita gialla, la più appuntita del mazzo,
e ricopri pagine di piccole frasi
come lunghe file di fedeli formiche
che ti hanno seguito fin qui dal bosco.
 
Billy Collins (New York, 1941), da  A vela, in solitaria, intorno alla stanza, traduzione di Franco Nasi, Fazi Editore

 

♣ ascoltando  Bert Jansch – The Gardener
https://www.youtube.com/watch?v=8W3Tdgxxp5g

Fate l’amore!

sonetto

 Ha ragione il poeta  qui sotto: l’amore va vissuto.
Scritto, va anche bene sì… ma non troppo! O no?

Sonetto

Abbiamo bisogno di quattordici versi, tredici ora,
e dopo questo appena una dozzina
per varare una barchetta sui mari colpiti dalla tempesta d’amore,
poi ne rimangono ancora solo dieci come file di fagioli.
È facile, se non vuoi fare come gli Elisabettiani
e insistere che si vedono i bonghi giambici
e mettere le rime alla fine dei sei versi,
una per ciascuna stazione della croce.
Ma resta qui mentre svoltiamo
negli ultimi sei dove tutto sarà risolto,
dove i desistere e i mal di cuore troveranno fine,
dove Laura dirà a Petrarca di deporre la penna,
di togliersi quelle strambe braghe medievali,
di soffiare sulla candela, e di venire finalmente a letto.

°°°

Sonnet

All we need is fourteen lines, well, thirteen now,
and after this one just a dozen
to launch a little ship on love’s storm-tossed seas,
then only ten more left like rows of beans.
How easily it goes unless you get Elizabethan
and insist the iambic bongos must be played
and rhymes positioned at the ends of lines,
one for every station of the cross.
But hang on here wile we make the turn
into the final six where all will be resolved,
where longing and heartache will find an end,
where Laura will tell Petrarch to put down his pen,
take off those crazy medieval tights,
blow out the lights, and come at last to bed.

Billy Collins (New York, 1941), traduzione di Franco Nasi

*ascoltando Elmore James – Make A Little Love https://www.youtube.com/watch?v=KsfOpdp4r6Q

Cose dal mondo (2): una poesia (incompresa) in Provenza

provenza1

Cose che  succedono  non solo in Provenza, a dire il vero (e anche quando parliamo da soli…).

Per un’ora intera ho cantato lai
in langue d’oc ad una donna che conosce
solo la langue d’oïl, un dialetto piccardo ben strano
peraltro.
La poesia europea d’amore sbocciava
ad ogni tremito della mia voce,
ma un amico ha dovuto battermi sulla spalla
per dirmi che lei non capiva una parola.
I miei sentimenti si ingarbugliano come aquiloni
fra i rami della sua incomprensione,
e in breve sarò perso in un’antologia
e i poeti non porteranno più cappelli come il mio.
La Provenza non sarà altro
che una macchia rosa su una carta o la risposta a un test.
Eppure la donna mi sorride ancora
fingendo uno sguardo di fraterna indulgenza.

Billy Collins, da A vela, in solitaria intorno alla stanza, Fazi, 2013, traduzione di Franco Nasi

 

*ascoltando, per ricordare la Provenza, Angelo Branduardi – Il signore di Baux
https://www.youtube.com/watch?v=OEST40xQ3EU e per ricordare le cose che non capiamo Things I Don’t Understand dei Coldplay
https://www.youtube.com/watch?v=m8UcEUCtIHs

sale di provenza

 

Troppe spiegazioni

non spiegare una poesia

Qualche giorno fa, mia figlia (che ha sedici anni) ha esclamato sbuffando: “Che noia questa letteratura! Ma perché si ostinano a farci analizzare ogni singola parola di una poesia pretendendo di sapere esattamente cosa voleva dire l’autore?” Le ho dato ragione: anche per me non ha molto senso studiare la poesia solo “dissezionandola”,  dimenticandosi  di farla leggere veramente e liberamente per ricavare il messaggio unico che ad ognuno può arrivare. Perché la poesia non è improvvisazione, ma nemmeno una scienza esatta. Così le ho fatto leggere questa poesia di Billy Collins che trovo molto eloquente riguardo alla questione voler spiegare una poesia. “Forte questo Collins!” ha detto lei.

(Di questo argomento ho parlato anche qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2015/11/27/vaso-rose-poesia-la-si-deve-spiegare/.) 

Chiedo loro di prendere una poesia
e di tenerla in alto controluce
come una diapositiva a colori
o di premere un orecchio sul suo alveare.
 
Dico loro di gettare un topo in una poesia
e osservarlo mentre cerca di uscire,
o di entrare nella stanza della poesia
e cercare a tentoni l’interruttore sul muro.
 
Voglio che facciano sci d’acqua
sulla superficie di una poesia e salutino
con la mano il nome dell’autore sulla spiaggia.
 
Ma la sola cosa che loro vogliono fare
è legarla con una corda a una sedia
e torturarla finché non confessi.
 
La  picchiano con un tubo di gomma
per scoprire che cosa davvero vuol dire.
 
Billy Collins, da Introduzione alla poesia, in A vela, in solitaria, intorno alla stanza, traduzione di  F. Nasi, Medusa, Milano 2006

* ascoltando Jimi Hendrix (The Jimi Hendrix Experience) – Stone Free (un po’ come se a cantare fossero le parole di  una poesia: “Listen to me,/ you can’t hold me down/I don’t want to be tied down/ I gotta be free“).