L’altra casa

Dov’è la tua (tua) casa?

Adesso io ho una nuova casa, bella
anche adesso che non v’ho messo mano
ancora. Tutta grigia e malandata,
con tutte le finestre rotte, i vetri
infranti, il legno fradicio. Ma bella
per il sole che prende ed il terrazzo
ch’è ancora tutto ingombro di ferraglia,
e perché da qui si può vedere quasi
tutta la città. E la sera al tramonto
sembra una battaglia lontana la città.
Io amo la mia casa perché è bella
e silenziosa e forte. Sembra d’aver
qui nella casa un’altra casa, d’ombra,
e nella vita un’altra vita, eterna.

Beppe Salvia (Potenza, 1954-1985), da Sillabe, in Cuore, Interno Poesia, 2021

°ascoltando Yann Tiersen – Penn ar Lannhttps://www.youtube.com/watch?v=gR4KZjXhoV0

Loro dormono

(Io li invidio, i gatti. Anche tu?)

 

È tranquillo qui. I gatti
poltriscono, ognuno
nel suo posto prediletto.

Il geranio si inclina da questo lato
per vedere se sto scrivendo di lui:
testa tutta petali, gambi
bruni, e quei ventagli verdi.
Come vedi,
sto scrivendo di te.

Accendo la radio. Sbagliato.
Non deve esserci nessun suono
in questa stanza, tranne
quello di una voce che legge una poesia.
I gatti chiedono
Il topo di campagna, di Theodore Roethke.

La casa si accomoda sul fianco
per un sonnellino.
So che siete con me, piante
e gatti — ma anche così ho paura,
seduta al centro della possibilità
perfetta.

Jane Kenyon (Stati Uniti, 1947-1995), da The boat of quiet hours, 1986

°ascoltando Gino Paoli – La gatta https://www.youtube.com/watch?v=r0MjJ9s3mIY

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Quanti piani hai?

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Illustrazione tratta da “Venezia”, David Pintor, Kalandraka Edizioni, 2017

Ti ho già chiesto (qui  e  qui) come dovrebbe essere la tua casa ideale. Ora ti chiedo invece che tipo di casa saresti tu: grande o piccola? una casa al mare, in campagna o un appartamento di un grattacielo? con tanti oggetti o minimalista? bianca o colorata? …

Home

Dammi una casa
che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciar traccia,
senza mai preoccuparmi dell’idraulico,
del colore delle tende,
della cacofonia dei libri vicino al letto.

Una casa leggera da indossare,
in cui le stanze non siano intasate
delle conversazioni di ieri,
dove l’ego non si gonfia
a riempire gli interstizi.

Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.

***
Home

Give me a home
that isn’t mine,
where I can sleep in and out of the rooms
without a trace,
never worrying about the plumbing,
the colour of the curtains,
the cacophony of books by the bedside.

A home that I can wear lightly,
where the rooms aren’t clogged
with yesterday’s conversations,
where the self doesen’t bloat
to fill in the crevices.

A home, like this body,
so alien when I try to belong,
so hospitable
when I decide I’m just visiting.

Arundhati Subramaniam, da A una poesia non ancora nata, traduzione di Andrea Sirotti, Interno Poesia

  ♣ascoltando Dente – Casa mia https://www.youtube.com/watch?v=wmX2PxAjlwY&t=108s

La strada del vento

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Illustrazione di Marta Carraro da C’era una volta il silenzio e altre favole per innamorati, di Davide Boosta Dileo, Mondadori

(Buon viaggio a tutti i granelli di polline e a tutte le foglie.)

C’era una volta un granello di polline.
Un giorno, una foglia vicino a lui gli chiese perché passasse tutto il tempo a sorridere.
“Perché aspetto il vento.”
“E che cosa vuoi dal vento?”
“Aspetto che venga a prendermi e mi faccia viaggiare.”
“Io no, io ho paura che mi faccia perdere l’orientamento.”
“Non devi” disse il granello. “Il vento è solo una strada. E alla fine di ogni strada c’è sempre un posto in cui posarsi. Quella sarà la mia casa. Aspetto il vento per partire e tornare a casa.”
Proprio in quel momento una lieve brezza si alzò e il minuscolo granello si levò in volo senza smettere di sorridere.

Davide Boosta Dileo, da C’era una volta il silenzio e altre favole per innamorati, Mondadori, 2018

♣ ascoltando Vashti Bunyan – Come Wind Come Rain https://www.youtube.com/watch?v=Po8OTXXDwi0

Diventa un “sognarchitetto”

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“Se la mia vita, o la tua o di altri, fosse tradotta in architetture chissà che costruzioni mirabili, mancanza di logica, spreco di materiali, equilibri per miracolo, terreni sbagliati”.

Saul Steinberg (Romania, 1914-1999), da Lettere ad Aldo Buzzi – 1945-1999

 

Disegna la tua casa ideale (sognare non costa nulla, perciò sbizzarrisciti).
Poi pensa a tre luoghi del mondo in cui vorresti costruirla.
Indici un immaginario concorso pubblico e  aspetta di vedere quale luogo si aggiudicherà la presenza  della tua casa (ripeto, sognare non costa nulla).

Ho costruito la casa ideale

Ho preferito la mia casa in pietre asciutte
perché i gattini ci nascano, nella mia casa;
perché i sorci ci stiano bene, nella mia casa,
perché i piccioni vi si intrufolino, perché l’ora inoperosa
vi borbotti a fuoco lento
quando i gran soli vi ammiccano nei cantucci
perché i bambini vi giochino con nessuno
ovverossia col vento caldo i castagni

È per questo che non c’è tetto sulla mia casa
né tu né io nella mia casa
né schiavi né padroni né ragioni
né statue né palpebre né la paura
né lacrime né armi né la religione
né alberi, né spesse mura né nulla che per ischerzo
È per questo che la mia casa è così ben costruita

Andrè Frènaud (Montceau-les-Mines, 1907-1993, ), da Quaderno di traduzioni a cura di Sergio Solmi, Einaudi, 1977

 

♦ ascoltando Everybody’s Coming To My House (David Byrne) – from “American Utopia: Detroit” https://www.youtube.com/watch?v=Ga97sIZlr1c

(per altre divagazioni architettoniche, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2021/04/16/interior-designer/)

Mancano le rose

 

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Suite

È tutto di nuovo un dejà vu e ne sai sempre di meno.

Il giorno è andato come è andato,
poi s’è fatta sera. Questa sera di fine luglio,
che le cose sono come le lucciole sul mio terrazzo.
A intermittenza si riaccendono,
quasi a indicarmi una strada,
a dirmi: va’.
Poi di nuovo oscure. E ingombranti.
Àncore buttate giù dal passato che racchiudono.
La mia casa, questa, è fatta così.
Flessibile e statica. Protetta come una prigione.
O senza porte: non c’è bisogno di chiavi
e ci fa il tempo che fa fuori.
Ci sei stata tu, appena ieri.
E il letto è ancora sfatto, va bene.
E in una tazzina c’è ancora il tuo caffè.
Anche questo va bene.
Ma mi mancano le rose, sul terrazzo,
e vederti chinare su di esse, con attenzione,
per non pungerti le dita. E dopo offrirmene una,
perché vi affondi il naso tra i petali
e poi chiamarti, contro quello che avverrà, moglie,
finché posso, finché ho fiato, e mani buone
per scompigliarti i capelli e labbra tenere
per depositarvi un bacio dolce
come la rosa che mi hai regalato.

Luther Blissett, eteronimo di Emilio Piccolo (Acerra, 1951-2012), Beatrice – My Heart Is Full Of Troubles, Dedalus, 1999

*ascoltando Pat Metheny – Letter From Home https://www.youtube.com/watch?v=_5-pBkwyUxc

Dove?

vvvvoool

“(…) Esiste un posto dove non siamo di passaggio? Disorientata, persa, sbalestrata, sballata, sbandata, scombussolata, smarrita, spaesata, spiantata, stranita: in questa parentela di termini mi ritrovo. Ecco la dimora, le parole che mi mettono al mondo”.

Jhumpa Lahiri, da Dove mi trovo, Guanda Editore

Dov’è “casa”? Dov’è (se c’è) un punto fisso?

Paesaggio in movimento

Si deve saper andare via
e tuttavia essere come un albero:
come se le radici rimanessero nel terreno,
come se il paesaggio si muovesse e noi restassimo fermi.
Si deve trattenere il fiato,
finché si calma il vento
e l’aria estranea inizia a girarci intorno,
finché il gioco di luci e ombre,
di verde e di blu,
crea gli antichi disegni
e siamo a casa,
ovunque essa sia,
e possiamo sederci e appoggiarci,
come se fossimo alla tomba
di nostra madre.

Hilde Domin, da Con l’avallo delle nuvole, ed. orig. 1987, traduzione di Ondina Granato, a cura di Paola del Zoppo e Ondina Granato, Del Vecchio Editore, Roma 2011

 

Io aspetto
come il melo
aspetta i fiori –
suoi –
e non li sa
puntuali
ma li fa,
simili
non identici
all’anno passato.
Li fa precisi
e baciati nel legno
da luce e acqua
da desiderio
senza chi.
Sorrido sotto il noce
ai suoi occhi tanti
che mi studino bene
la tessitura dei capelli
e ne facciano versi
di merlo e di vespa
di acuti
aghi di pino
e betulla appena sveglia.
Non so chi sono
ho perso senso
e bussola privata
ma obbedisco
a una legge
di fioritura
a un comando precipitoso
verso luce
spalancata.

Chandra Livia Candiani, da Fatti vivo, Torino, Einaudi, 2017

*ascoltando Passenger – Home https://www.youtube.com/watch?v=ZAYZmIfHEiU

(ancora sul Dove?, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/25/verso-dove/)

La tua casa

home

Dove Tu sei – quella – è Casa –
(Where Thou art – that – is Home -) Emily Dickinson

Sai dov’è la tua casa? O stai ancora cercando il tuo pezzo di universo da chiamare casa?

 

La mia casa e il mio cuore

Se un giorno tornerò alla vita
la mia casa non avrà chiavi:
sempre aperta, come il mare,
il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,
la pioggia azzurra, la sera,
il pane rosso dell’aurora;
la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga
il passo sulla soglia,
né la rondine il volo,
né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore
mai chiusi: che passino
gli uccelli, gli amici,
e il sole e l’aria.

Fernando Macarro Castillo (Marcos Ana) da Ditemi com’è un albero, Crocetti, 2009, traduzione Chiara De Luca

***

Casa mia

Sorpresa
dopo tanto
d’un amore

Credevo di averlo sparpagliato
per il mondo.

Giuseppe Ungaretti,  da L’allegria (1914/1919)

***

Attesa

Esci dalla statale a sinistra e
scendi giù dal colle. Arrivato
in fondo, gira ancora a sinistra.
Continua sempre a sinistra. La strada
arriva a un bivio. Ancora a sinistra.
C’è un torrente, sulla sinistra.
Prosegui. Poco prima
della fine della strada incroci
un’altra strada. Prendi quella
e nessun’altra. Altrimenti
ti rovinerai la vita
per sempre. C’è una casa di tronchi
con il tetto di tavole, a sinistra.
Non è quella che cerchi. È quella
appresso, subito dopo
una salita. La casa
dove gli alberi sono carichi
di frutta. Dove flox, forsizia e calendula
crescono rigogliose. È quella
la casa dove, in piedi sulla soglia,
c’è una donna
con il sole nei capelli. Quella
che è rimasta in attesa
fino ad ora.
La donna che ti ama.
L’unica che può dirti:
“Come mai ci hai messo tanto?”

 Raimond Carver, da Orientarsi con le stelle – Tutte le poesie, Minimum Fax, traduzione di Riccardo Duranti e Francesco Durante.

***

 

(…) Dopo tanto giardino
guardi serio questa casa prigione
con che occhi me ne domandi la ragione.

– Ma è vita questa? Ieri
ho sognato una foresta era
bella come il mio giardino
basta, non lo voglio questo destino.

Vivian Lamarque,  da Giovinezza senza giardino, in Poesie per un gatto, Mondadori

♥ ascoltando Crosby Stills Nash and Young – Our House https://www.youtube.com/watch?v=tKYjUn-SBcg