Dimensioni parallele

Una poesia che esplora l’universo in cui siamo immersi,  l’ipotetico multiverso  e la relazione tra l’invisibile e il visibile.
Tu ci credi agli universi paralleli?

Certi dicono che il mondo
è fatto di
strisce piccolissime,
luci danzanti
così distanti che
universi a non finire
sbocciano & muoiono
negli infiniti
che li separano.
 
Certi dicono che
gli universi paralleli
(dove tutto quanto
è successo un tempo
ancora si
ripete)
vibrano nell’aria.
 
& certi dicono
che l’invisibile
ha molta più forza
del visibile –
& io concordo.
 
Anche se
non vediamo
il cosmo
nascere & morire,
le minuscole striscioline,
i bordi più aguzzi dei frattali,
si curvano lo stesso
su ogni nostra minima mossa,
ci plasmano spingendoci
a esplorare
il multiverso
dove prosperiamo
& moriamo.
 
Lo spazio invisibile
si accompagna alle furie –
vita, morte, inizio
fine – tale & quale al nostro.
 
Oh, rendiamo
l’invisibile visibile
anche solo per provare
la nostra poesia,
la nostra feroce forza vitale
che scintilla
negli occhi
di chi sta imparando
a vedere.
 
Erica Jong, da Il mondo è cominciato con un sì, traduzione di Giovanna Granato, Bompiani, 2019

 

*ascoltando Vangelis and Jon Anderson – So Long Ago, So Clear https://www.youtube.com/watch?v=qjj3Y1tuLO4

Un’equazione fondamentale

vbncs

Desiderare = essere vivi,
questo dice la poesia qui sotto

(ma… che cos’è questo rumore di fondo, questo brusio?)

Desiderio inascoltato

Non puoi metterti un filo per ascoltarlo
né un apparecchio acustico,
quel desiderio inascoltato
che ti riecheggia nella testa,
senza fili,
il cervello una galleria
bisbigliante di desideri inascoltati,
desideri come moscerini
o cicale
o perfino zanzare che succhiano
il sangue sulla spiaggia tropicale
dove passeggi
scacciandole con la foglia di banano
che ti fa da ventaglio,
i piedi nella salmastra schiuma calda
dei Caraibi.

Naufraghi desiderosi, questo siamo.
Desideri inascoltati
che nessuna creatura
mai ascolterà.
Ci abituiamo al loro ronzio
nel sangue
che ci fa dono di un incessante volere.
Cessato il desiderio
siamo finiti.
Senza più desideri…
solo allora
moriamo.

Perciò sia lode
al desiderio – ascoltato
o inascoltato. Il desiderio
ci partorisce,
ostetrico dell’anima,
desiderare
è essere vivi.

Erica Jong, da Il mondo è cominciato con un sì, traduzione di Giovanna Granato, introduzione di Bianca Pitzorno, 2019, Bompiani Editore

*ascoltando Ozzy Osbourne – Desire https://www.youtube.com/watch?v=4hawxgTJDoQ

Definizione non pervenuta

melograna

Definizione di Amore: l’amore è…? L’amore non esiste è il titolo di una canzone (di Fabi, Gazzè, Silvestri), però nella canzone si parla dell’eccezione che confermerebbe la regola (?); L’amore dura tre anni è invece il titolo di un libro (L’amour dure trois ans di Frédéric Beigbeder, 1997), poi però nel libro…; l’amore è dolce, l’amore è aspro… anzi, spesso è dolce e aspro allo stesso tempo (sì, proprio come i chicchi di una melagrana!).
Insomma, tutto e il contrario di tutto: con l’amore credo vada proprio così. Quindi è forse impossibile definirlo, un po’ come la poesia. Voi che dite?

Cos’è l’amore?

Cos’è l’amore?
Amicizia incendiata?
Una partita a scacchi senza torri – una regina
riottosa,
un re raggelato, a studiare le mosse?
Facile da cominciare – come la guerra –
Ma difficile da finire?

Amore regge senza legge,
dicono gli italiani.
Luce del sole sulla nudità?
Sodalizio con un pizzico di pepe?
Una commedia? Una tragedia?
Un melodramma?
Una satira sull’umana follia?

Sogno, bisogno, fiducia, gioco?
Due persone che prendono fuoco?
Collisione di stelle?
Fusione di pianeti a un calore feroce?
L’amore è tutte queste cose.

L’amore conta.
L’amore canta.

Erica Jong, da Il mondo è cominciato con un sì, Bompiani, 2019

*ascoltando John Lennon  – Love https://www.youtube.com/watch?v=HybcK892uBY

Una poesia non mente, sente

dal saggio "Quello che resta da fare ai poeti", inviato da Umberto Saba alla rivista fiorentina "La Voce" nel febbraio 1911

dal saggio “Quello che resta da fare ai poeti”, inviato da Umberto Saba alla rivista fiorentina “La Voce” nel febbraio 1911

Una poesia non può mentire, ma solo sentire. Non è opportuno indagare troppo, chiedere  con insistenza – che caspita volevi dire, poeta? – va bene anche un senso sfumato, non del tutto afferrato. Ma  una cosa è certa: chi ha scritto quelle righe andate a capo troppo spesso (citando Erri De Luca) non si è inventato nulla, perché è impossibile inventarsi una poesia, le parole sarebbero orfane di emozione.  Una poesia nasce perché si sente. Le parole scritte in una poesia  potranno essere giuste o sbagliate per chi legge, ma per il poeta erano senz’altro vere, nel momento in cui le ha scritte.

Lo zen e l’arte della poesia

Abbandono la mente,
lascio che penna, respiro,
il movimento delle immagini dentro
e fuori la bocca
sia calmo, sia ritmico
come il sollievo e il reflusso dell’onda
come uno seduto in posizione del loto
sopra il mondo
muove la penna tanto piano
da appena macchiare il foglio,
fermo il respiro
nella gabbia luminosa del costato
finché il cuore
è solo la vivida lucerna
che il respiro aumenta
e la penna scrive
quel che il cuore detta
e il mondo intero scurisce,
s’oscura,
tranne le dure, le chiare stelle
laggiù.

Erica Jong, da Blood & Honey, a cura di Rosaria Lo Russo,  Bompiani, 2001

* ascoltando https://www.youtube.com/watch?v=Phk_o91gzEU dal film “La tigre e la neve”; https://www.youtube.com/watch?v=dtx5IKB4wTw dal film “Il postino”