“La terra siamo noi”

(Quando la smetteremo di darci la zappa sui piedi?)

***

Dicerie sulla terra

È bassa per il contadino
piegato su di lei per macinarla,
alta per l’alpinista a quattro zampe
sul soffitto del mondo.
Sta sotto l’acqua per il marinaio
che naviga l’oceano.
È rotonda per l’astronomo antico
che vide la sua ombra
stampata sulla luna.
Poca per l’impero
che la voleva tutta.
Un buco nero per il minatore
che sfalda nel cunicolo
il suo burro carbone.
Ha un nocciolo di ferro
per chi la studia a scuola.
È ruggine al tramonto
sul mare che scolora.
Giardino per chi la può irrigare,
olio e vino per chi la sa torchiare.
È un facchino e ci sopporta il peso.
È una corsa su ostacoli
per l’ospite spaesato
che scavalca frontiere
sopra il filo spinato.
Ha molte spine ma nessun confine,
chiuderla nei recinti dietro i muri
è impresa vana:
la terra è vento e non si fa arrestare.
Ha l’anima di polvere
e la tosse di cenere,
scatarro di vulcani.
La terra è oggi, ma chissà domani.
Sta dove grida ancora il sangue sparso
dal fratello di Abele,
il primo tempo perso.
È seminata a stelle
dalle notti di agosto
lucide di scintille.
La terra siamo noi
fatti di argilla
e di un soffio venuto da lontano
a riempire e poi scappare via.

Erri De Luca, da Bizzarrie della provvidenza, Einaudi, 2014

°ascoltando Joni Mitchell – Big Yellow Taxi – https://www.youtube.com/watch?v=2595abcvh2M

Probabilmente

L’amore,  probabilmente, è quando cerchi di non fare male,  pur sapendo che puoi fare (e farti) male.
Fare male involontariamente può ancora essere amore.
 Fare male consapevolmente no, non può essere amore.

Esempi di amore

Amo quello che unisce, l’ago, il filo,
ricuciono le labbra di una camicia, di una ferita.
Amo il sentiero di montagna inciso dai passi,
che collega villaggi, baite, rifugi, malghe.
Amo il piccolo schermo illuminato
dove posso vedere il tuo sbadiglio lontano
e la mappa del mondo alle tue spalle.
Amo la congiunzione e, perché congiunge,
la penna sul quaderno che riunisce
la mano che ti scrive agli occhi tuoi che sfiorano le righe.

Erri De Luca, da Raccolto diurno, Crocetti Editore, 2020

°ascoltando Ludovico Einaudi, Nuvole bianchehttps://www.youtube.com/watch?v=PhXEL2FRSag

Stiamoci attenti

wow

Non lasciamola passare senza riconoscerla, ché mica lo sappiamo se (e quando) ritornerà…

È adesso

Arriva all’improvviso,
dura quanto i cerchi nell’acqua dopo il sasso,
interrompe i pensieri, la malinconia,
non si fa prenotare, nessun appuntamento,
la misteriosa briciola della felicità.
Chi la riconosce troppo tardi
le manda un saluto alla memoria
di quando c’era e non la conosceva.
Prova a soffiarci sopra ma non serve,
non parte la scintilla della brace.
Allora ci sto attento,
nervo pronto alla scossa
elettrica, materna, pirotecnica
della felicità, eccola, è adesso.

Erri De Luca, da Il più e il meno, Feltrinelli, 2015

♥ ascoltando God Is An Astronaut – “Luminous Waves” https://www.youtube.com/watch?v=OOKKXcLa9pE

C’è il sole?

 

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Il sole c’è (ed è per tutti)

Politica del sole

Ho visto il sole dentro una pozzanghera,
e ricordo di quando calava
dentro lo scavo della fognatura.
S’infilava nel fondo, nel cunicolo,
a scaldare la schiena al manovale.
L’ho visto carezzare orbite ai ciechi,
lisciare il bianco ai vecchi,
disinfettare l’ombra ai marciapiedi,
illuminare il nero delle vedove,
stare coi prigionieri all’ora d’aria,
sfondare il tetto di nuvole e di pioggia
e fare un tuffo nell’arcobaleno,
sole, compagno anarchico del mondo,
luce del giorno in corso e non dell’avvenire.

Erri De Luca,  da Bizzarrie della provvidenza, Einaudi, 2014

ascoltando  Here Comes The Sun (nella cover eseguita da Richie Havens) https://www.youtube.com/watch?v=I9KSxqCShBY

Come una canzone

Marc Chagall, Sulla città, 1918

Marc Chagall, Sulla città, 1918

Variazione di canzone

Io te vurria vasà – sospira la canzone,
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare
come la gola al canto e come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare.
Io te vurria vasà – insiste la canzone,
ma un po’ meno di questo io ti vorrei mancare,
più del fiato in salita,
più di neve a Natale,
più di benda su ferita,
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare.
Io ti vorrei bastare.

Erri De Luca, da Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo, 2005

*ascoltando Luigi Tenco – Se potessi amore mio
https://www.youtube.com/watch?v=6sYSVcU241c

Sembra scritto per te

scrittoperme copia

Qual è l’ultimo libro dove hai trovato qualcosa che sembrava proprio scritto per te?

Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via. Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico: se non sono anch’io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij, la mia lettura è vana. Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l’acquisto. Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui. (…)

Erri de Luca (Napoli, 1950), da Alzaia (1997)

*ascoltando Vasco Rossi – Una canzone per te https://www.youtube.com/watch?v=krSuttI8U5c

 

 

Lista delle cose da fare: 6 – restare semplici

“Che fine ha fatto la semplicità? Sembriamo tutti messi su un palcoscenico e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo.”  Charles Bukowski

semplicità

Restare semplici al di là di ogni “maschera”, restare semplici  per amare ancora le cose semplici. Semplici come un pezzo di sole che entra dalla finestra, come il caffè che sale brontolando, come una stretta di mano (ma stretta però!), come la parola “ciao” se detta con un po’ di calore. Ciao!

Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.

Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri De Luca, da Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi.

 

(…) Credo che una foglia d’erba non sia meno di un giorno di
lavoro delle stelle,
e ugualmente è perfetta la formica, e un granello di sabbia,
e l’uovo dello scricciolo,
e una raganella è un capolavoro dei più alti,
e il rovo rampicante potrebbe adornare i salotti del cielo,
e la più stretta linea della mia mano se la può ridere di
ogni meccanismo,
e la vacca che rumina a testa bassa supera ogni statua,
e un topo è un miracolo sufficiente a far vacillare miriadi
di miscredenti. (…)

Walt Whitman, parte XXXI da Il canto di me stesso, in Inscriptions (Dediche), in Foglie d’erba, traduzione di Giuseppe Conte.

 

La semplicità

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,
in forza appunto.

Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.

Alda Merini

* Ascoltando: Lynyrd Skynyrd  – Simple Man https://www.youtube.com/watch?v=sHQ_aTjXObs

Libertà in poesia: inventare e reinventare le parole

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La poesia ha il meraviglioso privilegio di poter giocare con il linguaggio, di mischiare idee e parole senza sottostare a troppe regole. Quando un autore riesce a reinventare le parole (o a crearne di nuove) portandole  fuori dal loro contesto e a inserirle con grazia in una nuova dimensione,  la poesia che nasce ha una  forza  particolare e difficilmente viene dimenticata.

Riporto due esempi  di un autore italiano che amo molto: Erri De Luca. Entrambe le poesie sono tratte da L’ospite incallito, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2008 e  hanno l’inconfondibile stile dell’autore:  versi (come anche la sua prosa, del resto) sinceri, diretti, mai banali, concentrati  e densi di emotività.

Proposta di modifica

C’è il verbo snaturare, ci dev’essere pure innaturare,
con cui sostituisco il verbo innamorare
perché succede questo: che risento il corpo,
mi commuove una musica, passa corrente sotto i polpastrelli,
un odore mi pizzica una lacrima, sudo, arrossisco,
in fondo all’osso sacro scodinzola una coda che s’è persa.
Mi sono innaturato: è più leale.
M’innaturo di te quando t’abbraccio.

 

Maniera

Accosto la fronte alla tua, si toccano, dico: «È una frontiera».
Fronte a fronte: frontiera, mio scherzo desolato, ci sorridi.
Col naso ci riprovo, tocco il naso, per una tenerezza da canile:
«E questa è una nasiera», dico per risentire casomai un secondo sorriso, che non c’è.
Poi tu metti la mano sulla mia e io resto indietro di un respiro.
«E questa è una maniera», mi dici.
« Di lasciarsi?», ti chiedo. «Sì, così».

Erri De Luca, da L’ospite incallito, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2008