A proposito di sogni

Io non conosco la ricetta (quella veramente, ma veramente efficace) per fare sogni belli, e tu? In attesa di suggerimenti condivido una definizione di ‘sogno’ molto poetica:

 

 

Il sogno

Il sogno, questa neve dolce
che bacia il viso, lo erode fino a trovarvi
sotto, sostenuto da fili musicali,
l’altro che si sveglia.

Julio Cortazar, da Le ragioni della collera, Fahrenheit 451, 2018, traduzione di Gianni Toti

 

°ascoltando Tom Petty And The Heartbreakers – Runnin’ Down A Dreamhttps://www.youtube.com/watch?v=Y1D3a5eDJIs

Lista delle cose da fare: 13 – continuare a salire la scala

Ma come si sale una scala?

Uno scalino alla volta

(anche se, come in certi brutti sogni, ti sembra impossibile poterlo fare).

***

(…) Per salire una scala si comincia sollevando la parte del corpo situata in basso a destra, avvolta quasi sempre nel cuoio o nella pelle e che, salvo eccezioni, ci sta giusta sullo scalino. Posta sul primo gradino la suddetta parte, che per farla breve chiameremo piede, si raccoglie la parte equivalente del lato sinistro (chiamata anche questa piede, che non deve confondersi però con il piede sopra citato), e alzandola all’altezza del piede si prosegue sino a collocarla sul secondo gradino, in cui defaticherà il piede mentre nel primo riposerà il piede. (I primi gradini sono sempre i più difficili, finché non viene raggiunta la coordinazione necessaria. La coincidenza del nome tra il piede e il piede rende difficile la spiegazione. Allo stesso modo faccia attenzione a non alzare in contemporanea il piede e il piede.)

Arrivato in questo modo al secondo gradino, è sufficiente ripetere in maniera alternata il movimento fino a trovarsi in fondo alla scala. Si esce da questa facilmente, con un leggero colpo di tallone che la fissa al suo posto, da cui non si muoverà fino al momento della discesa. (…)

Julio Cortázar (Ixelles, 1914-1984),  da Storie di cronopios e di famas

°ascoltando Maurice Ravel, Bolerohttps://www.youtube.com/watch?v=r30D3SW4OVw

In bicicletta (fuori tema n. 9)

bicicletta

Ieri sono stata rimproverata. Ho attraversato sulle strisce pedonali di un mini attraversamento (quattro strisce  bianche  in tutto), dopo aver aspettato diligentemente e un po’ in disparte  che le macchine si fermassero e lasciassero passare me e altre tre persone in attesa. Ma io ero in bicicletta e NON sono scesa per attraversare! E una signora che aspettava dall’altra parte mi ha ripreso, con tanto di dito puntato, dicendo: “Non si attraversa sulla bici!” Ed è verissimo! Bisogna sempre smontare dalla bicicletta, perché altrimenti non  si è pedoni, e potremmo creare confusione e quindi diventiamo un pericolo, anche per noi stessi. Chiedo venia! (E, magari, anche un briciolo di elasticità!… Si scherza eh!). In ogni caso andrei in bicicletta ovunque, anche in banca, potendo. Ma…

Vietato introdurre biciclette

Nelle banche e nei negozi di tutto il mondo a nessuno importa un fico secco che qualcuno entri con un cavolo sotto il braccio o con un tucano o che dalla sua bocca si snodino come un nastro le canzoni che insegnò la mamma, oppure che conduca per mano uno scimpanzé in maglietta a righe. Ma non appena una persona entra con una bicicletta tutti si agitano, e il veicolo è espulso violentemente in strada mentre il suo proprietario deve subire gl’indignati rimproveri degli impiegati.

Per una bicicletta, ente docile e dal comportamento modesto, costituisce una umiliazione e una beffa la presenza dei cartelli che le sbarrano il passo ad ogni bella porta di cristallo della città. È noto che le biciclette hanno cercato con tutti i mezzi di ovviare a questa loro triste condizione sociale. Però in tutti i paesi assolutamente della terra è proibito introdurre biciclette. Alcuni aggiungono «e cani», precisazione che raddoppia nelle biciclette e nei cani il complesso d’inferiorità. Un gatto, una lepre, una tartaruga possono legalmente entrare da Bunge & Born o negli studi degli avvocati di corso San Martín senza suscitare altro che sorpresa, somma delizia fra le telefoniste ansiose o al massimo un ordine al portiere di sbattere fuori i suddetti animali. Può accadere anche questo, ma non è cosa umiliante, innanzi tutto perché rappresenta una probabilità tra molte altre, e poi perché scaturisce come effetto di una causa e non da una fredda macchinazione preordinata, orribilmente impressa su targhe di bronzo o di smalto, tavole dell’inesorabile legge che umilia la semplice spontaneità delle biciclette, creature innocenti.

Ad ogni modo, attenti a quel che fate, direttori! Anche le rose sono ingenue e dolci, ma forse sapete che in una guerra di due rose perirono principi ch’erano un nero fulmine, accecati da petali di sangue. Non vi accada che le biciclette si destino un giorno irte di spine, che le manopole del loro manubrio si rizzino disponendosi per l’attacco, che corazzate di furore assaltino a legioni i cristalli delle compagnie di assicurazione, e che il ferale giorno si chiuda con un tracollo in borsa, con un lutto di ventiquattro ore, e biglietti listati di nero con cui la famiglia commossa ringrazia.

Jiulio Cortázar, da Storie di Cronopios e di Famas, traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini

* ascoltando Queen – Bicycle Race
https://www.youtube.com/watch?v=GugsCdLHm-Q