Cose che non si dimenticano

memoria selettiva

Ci sono momenti, parole, azioni, anche di un passato molto lontano, impossibili da dimenticare.  Hai mai fatto un tuo elenco? (Ma poi, a che serve un elenco se si tratta  di cose davvero indimenticabili?).

***

Canzone

Quasi andavo a letto
senza ricordarmi
le quattro violette bianche
che ho infilato nell’asola
del tuo maglione verde

né come ti ho baciata allora
e tu hai baciato me
timida come se non fossi
mai stato il tuo amante

Leonard Cohen, da Le spezie della terra, traduzione di Giancarlo de Cataldo e Damiano Abeni

°ascoltando Leonard Cohen – I Can’t Forgethttps://www.youtube.com/watch?v=o-58u8Lyvhw

Quello che vorresti leggere

Di che cosa parla il libro che avresti tanto bisogno di leggere,
ma così tanto bisogno che arriveresti anche a scriverlo tu stessə?

 

L’unica poesia

Questa è l’unica poesia
che io possa leggere
Sono l’unico
che possa scriverla
Non mi sono ammazzato
quando le cose sono volte al peggio
Non mi sono dato
alle droghe o all’insegnamento
Ho cercato di dormire
ma quando non riuscivo a dormire
Ho imparato a scrivere
Ho imparato a scrivere
quel che potrebbe leggere
in notti come questa
uno come me

Leonard Cohen, da Stranger music: poesie e canzoni scelte, traduzione di Alessandro Achilli, Baldini & Castoldi, 1997

♣ ascoltando Leonard Cohen (musica di Philip Glass) – Bοοκ of Longing https://www.youtube.com/watch?v=iAIWwcIkAX0

Sulla strada

ontheroad

Sulla strada, tra poesie e canzoni
(o tra poesiecanzoni o canzonipoesie… come preferisci).

 

Via del Campo
 
Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.

Via del Campo c’è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.

Via del Campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.

Fabrizio De André, dall’album Volume 1°, 1967

___________________________________

Storie della strada

Le storie della strada sono mie
Voci spagnole ridono
Cadillac scendono furtive
Nella notte e nel loro gas velenoso.
Io mi sporgo dal davanzale
Di questo vecchio hotel che ho scelto
Una mano sul mio suicidio
Una mano sulla rosa.

So che hai saputo che è finita
E che la guerra deve certo venire
Le città sono spezzate in due
E gli uomini di mezzo scomparsi
Ma permettete che vi domandi una volta ancora
Figli della polvere,
Tutti questi cacciatori strillanti
Parlano a nome nostro?

E dove andranno tutte queste strade maestre
Ora che siamo liberi
Perché gli eserciti continuano a marciare,
Non dovevano tornare a casa da me?
O signora dalle belle gambe
O straniero al tuo volante
Siete chiusi nelle vostre sofferenze
E i vostri piaceri sono il sigillo

L’età della cupidigia sta partorendo
Ed entrambi i genitori chiedono
All’infermiera di raccontar le loro favole
Da entrambi i lati del vetro
Ora il neonato col suo cordone
È trainato dentro come un aquilone
Un occhio pieno di progetti
Un occhio pieno nella notte.

Vieni con me piccola
E troveremo quella fattoria
Dove cresceremo erba e mele
Dove terremo gli animali al caldo.
E se per caso mi sveglio nella notte
E ti chiedo ch’io sia
Allora conducimi allo scannatoio
Attenderò là assieme all’agnello.

Una mano su una Stella di David
Una mano su una ragazza
In equilibrio su un pozzo dei desideri
Che gli uomini chiamano il mondo.
Siamo così piccoli fra le stelle
Così grandi contro il cielo
Perduto fra la folla della metropolitana
Io cerco di afferrare il tuo sguardo.

°°°

Stories of the Street

The stories of the street are mine,
the Spanish voices laugh.
The Cadillacs go creeping now
through the night and the poison gas,
and I lean from my window sill
in this old hotel I chose,
yes one hand on my suicide,
one hand on the rose.

I know you’ve heard it’s over now
and war must surely come,
the cities they are broken in half
and the middle men are gone.
But let me ask you one more time,
O, children of the dusk,
All these hunters who are shrieking now
oh do they speak for us?

And where do all these highways go,
now that we are free?
Why are the armies marching still
that were coming home to me?
O, lady with your legs so fine
O, stranger at your wheel,
You are locked into your suffering
and your pleasures are the seal.

The age of lust is giving birth,
and both the parents ask
the nurse to tell them fairy tales
on both sides of the glass.
And now the infant with his cord
is hauled in like a kite,
and one eye filled with blueprints,
one eye filled with night.

O come with me my little one,
we will find that farm
and grow us grass and apples there
and keep all the animals warm.
And if by chance I wake at night
and I ask you who I am,
O take me to the slaughterhouse,
I will wait there with the lamb.

With one hand on the hexagram
and one hand on the girl
I balance on a wishing well
that all men call the world.
We are so small between the stars,
so large against the sky,
and lost among the subway crowds
I try to catch your eye.

Leonard Cohen, dall’album Songs of Leonard Cohen, 1967,  testo e traduzione da Leonard Cohen, Canzoni da una stanza – Tutti i testi, a cura di Massimo Cotto, Arcana Editrice, Milano, 1993

*ascoltando  Manu Chao – Me Llaman Calle https://www.youtube.com/watch?v=2j7G4vxoDF8

Lullaby

lullaby

Una canzone-poesia per affrontare la notte che a volte è troppo lunga
(e dormire non è sempre facile).

 

Lullaby

Sleep, baby, sleep
The day’s on the run
The wind in the trees
Is talking in tongues

If your heart is torn
I don’t wonder why
If the night is long
Here’s my lullaby

Well the mouse ate the crumb
Then the cat ate the crust
Now they’ve fallen in love
They’re talking in tongues

If your heart is torn
I don’t wonder why
If the night is long
Here’s my lullaby

Sleep baby sleep
There’s a morning to come
The wind in the trees
they’re talking in tongues

If your heart is torn
I don’t wonder why
If the night is long
Here’s my lullaby

 
Ninna-nanna

Dormi, bambino, dormi
il giorno sta fuggendo
il vento tra gli alberi
parla una lingua sconosciuta

Se il tuo cuore è squarciato
non chiedo perché
se la notte è lunga
eccoti la mia ninna-nanna

Il topo ha mangiato la briciola
e poi il gatto ha mangiato la crosta
ora sono innamorati
e parlano una lingua sconosciuta

Se il tuo cuore è squarciato
non chiedo perché
se la notte è lunga
eccoti la mia ninna-nanna

Dormi, bambino, dormi
il giorno sta arrivando
il vento tra gli alberi
parla una lingua sconosciuta

Se il tuo cuore è squarciato
non chiedo perché
se la notte è lunga
eccoti la mia ninna-nanna

Leonard Cohen, dall’album “Old Ideas”, 2012

*ascoltando (ovviamente) Leonard Cohen – Lullaby
https://www.youtube.com/watch?v=18OUIM-4DMM

Cose dal mondo (4): un Valzer a Vienna

vienna

Una poesia che diventa (anche) una canzone (in  questo caso Leonard Cohen trasporta  -meravigliosamente- in musica una poesia di Federico Garcia Lorca).

(Altri casi di poesie che hanno ispirato canzoni, qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/06/23/note-poesia/)

Piccolo Valzer Viennese (Pequeño Vals Vienés)

A Vienna ci sono dieci ragazze,
una spalla dove piange la morte
e un bosco di colombe disseccate.
C’è un frammento del mattino
nel museo della brina.
C’è un salone con mille vetrate.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer con la bocca chiusa.
Questo valzer, questo valzer, questo valzer,
di sì, di morte e di cognac
che si bagna la coda nel mare.

Io ti amo, io ti amo, io ti amo
con la poltrona e con il libro morto,
nel malinconico corridoio,
nell’oscura soffitta del giglio,
nel nostro letto della luna,
nella danza che sogna la tartaruga.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer dalla spezzata cintura.
A Vienna ci sono quattro specchi,
vi giocano la tua bocca e gli echi.
C’è una morte per pianoforte
che tinge d’azzurro i giovanotti.
Ci sono mendichi sui terrazzi. E
fresche ghirlande di pianto.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer che spira fra le mie braccia.
Perchè io ti amo, ti amo, amore mio,
nella soffitta dove giocano i bambini,
sognando vecchie luci d’Ungheria
nel mormorio di una sera mite,
vedendo agnelli e gigli di neve
nell’oscuro silenzio delle tue tempie.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer del “Ti amo per sempre”.
A Vienna ballerò con te
con un costume che abbia la testa di fiume.
Guarda queste mie rive di giacinti!
Lascerò la mia bocca tra le tue gambe,
la mia anima in foto e fiordalisi,
e nelle onde oscure del tuo passo io voglio,
amore mio, amore mio, lasciare,
violino e sepolcro, i nastri del valzer.

Fedreico Garcia Lorca (1898-1936), da Fuga da New York, nona sezione di Un poeta a New York

*ascoltando Leonard Cohen – Take this Waltz https://www.youtube.com/watch?v=ytdjYjM-cLg (anche nella versione in castigliano: Sílvia Pérez Cruz y Raúl Fernández – Pequeño Vals Vienés
 https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=vx5CW0Vyvi8 )

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Di anni e compleanni

quanti anniSono passati quasi due anni  da quando ho cominciato a scrivere in questo spazio:  vorrei ringraziare chi si è fermato e si ferma qui a leggere anche solo per un momento. Questa specie di compleanno mi ha fatto poi venire in mente che non so mai se devo dire buon compleanno o auguri a chi compie gli anni: mi sembrano entrambi adeguati, certo, ma senza tanto contenuto, un po’ come tutte le parole codificate in frasi fatte che si dicono perché bisogna dirle. Cosa direi quindi a una persona che compie gli anni? Forse direi: “Sono contenta che tu ci sia”. E già che ci sono te lo dico, sì, proprio a te che stai leggendo, qualunque sia il giorno del tuo compleanno.

Che tu ci sia (auguri per ogni giorno)

Che tu ci sia
                è importante
per ogni luna che all’alba tace
e per ogni nuvola che parla al sole

che tu ci sia
                è bello
oltre gli anni che non ti obbediscono
oltre le porte che non riesci ad aprire.

Sostieni lo sguardo del tempo:
che tu ci sia è importante
                                               sempre.
 
©IreneMarchi

 
Per un compleanno di solito si porta un…

Dono

Mi dici che il silenzio
è più vicino alla pace delle poesie,
ma se in dono
ti portassi il silenzio
(perché conosco il silenzio)
diresti
Questo non è silenzio,
è un’altra poesia
e me lo restituiresti.

Leonard Cohen, da 
Il barattolo di spezie della terra, in Stranger Music – Poesie e canzoni scelte, Baldini e Castoldi, 1997, traduzione di Alessandro Achilli

* ascoltando: Paul McCartney – Birthday (The Beatles song) https://www.youtube.com/watch?v=_GBO36wkGsc
Max Gazzè – Buon Compleanno
https://www.youtube.com/watch?v=IctSIsCuNlY

 

“Riding with the wind”

“Dimmi, Agathe, qualche volta non ti vola via il cuore?” Baudelaire, da Moesta Et Errabunda, in Les Fleures du Mal.

“A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo”. Richard Bach, da Il gabbiano Jonathan Livingston.

nel vento

A volte può essere d’aiuto ascoltare il vento (ne parlo qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/02/26/lista-delle-cose-2-ascoltare-il-vento/). Altre volte invece sarebbe bello farsi trasportare dallo stesso  vento e arrivare… dove? In realtà non lo sappiamo nemmeno noi, dove.

 
Occorre volare in questo tempo, dove?
Senz’ali, senz’aereo, volare indubbiamente:
ormai i passi passarono senza rimedio,
non elevarono i piedi del viandante.

Occorre volare a ogni istante come
le aquile, le mosche e i giorni,
occorre vincere gli occhi di Saturno
e stabilire lì nuove campane.

Ormai non bastan più scarpe né strade,
ormai non serve la terra agli erranti,
ormai attraversaron la notte le radici,

e tu apparisti in altra stella
determinatamente transitoria,
trasformata alla fine in un papavero.

Pablo Neruda, da Cien sonetos de amor (1960), sonetto n. XCVII.

 

Un aquilone é una vittima

Un aquilone è una vittima affidabile.
Lo ami perché strattona in modo abbastanza
dolce per farti capire che tu sei il padrone
e abbastanza forte per farti capire che sei lo sciocco;
perché vive
nella dolce aria eterea
come un falco addestrato
e perché puoi sempre tirarlo giù
e addomesticarlo dentro il tuo cassettone.
Un aquilone è un pesce che hai sempre preso
in una piscina in cui i pesci non entrano,
e così giochi con lui a lungo e con attenzione,
sperando che non ceda
o che i venti non muoiano.
Un aquilone è l’ultima poesia che hai scritto,
e così lo affidi al vento,
ma non lasciarlo fuggire
a meno che qualcuno non trovi per te
qualcos’altro da fare.
Un aquilone è un contratto di gloria
stipulato con il sole,
e così ti fai amici il campo,
il fiume e il vento,
e per ciò hai pregato tutta la notte precedente
sotto una luna che vaga senza spago:
per renderti meritevole e poetico e puro.

Leonard Cohen, da Le spezie della terra.
 

* Ascoltando:  Jimi Hendrix Little Wing https://www.youtube.com/watch?v=YyiwhrJkJ8s

Well she’s walking through the clouds
With a circus mind that’s running wild
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That’s all she ever thinks about
Riding with the wind.

When I’m sad, she comes to me
With a thousand smiles, she gives to me free
It’s alright she says it’s alright
Take anything you want from me, anything
Anything.

Fly on little wing,
Yeah yeah, yeah, little wing

Un filo

20160206_084652

Cercavo qualcosa per la foto che avrei messo qui sopra. Qualcosa che potesse far pensare all’amore nel suo essere  allo stesso tempo leggerissimo e inevitabile.

Intanto avevo deciso che non avrei allineato le lettere della parola “amore”: avete mai conosciuto un amore che segua regole codificate e linee diritte? Esiste forse un amore uguale a un altro e di cui si possano misurare le estensioni?  Quindi,  per le lettere in disordine nessun dubbio, ma cosa mettere nella foto oltre alle lettere?  Qualcosa che suggerisse l’idea di  due (cuori? anime? menti? mani? corpi? tutto insieme?… scegliete voi) uniti, legati per sempre o anche solo per un attimo? Legare, legare…. un filo!

Filo invisibile? Di solito visibile solo ai due interessati, a volte visibile a tutti meno che ai due interessati, a volte bisogna proprio inciamparci, insomma c’è una grande varietà di fili. Un filo a volte si spezza e allora si prova a riannodarlo: quel nodo potrà assicurare il legame in modo ancora più forte, oppure continuerà a sciogliersi a ogni strattone, forse anche questo fa parte del gioco. L’importante è che sia un  filo e non una catena, ma in questo caso non sarebbe già più amore.

Un filo, quindi, in questa foto per S. Valentino: ricorrenza che è un’occasione scontatissima ma imperdibile per  pubblicare (con un po’ di anticipo) qualche poesia d’amore (senza troppo timore di risultare mielosa). E allora eccone alcune, di amori felici e meno felici, vicini o lontani, vivi o già finiti… e poi basta parlare d’amore: viviamolo, a qualunque tipo appartenga!

 

Errore

E con l’amore disse lui è
come con la neve: di quando in
quando cade soffice e su tutti
ma non prende piede.

E lei: l’amore è un fuoco
che scalda sul focolare
ti consuma se ti prende
e lo devi spegnere col piede.

Così parlavano lui l’afferrò
lei non rifiutò
e rimase con lui a giacere.

Lui si sciolse lei si consumò
fino alla fine non vollero credere
a un amore che dura fino alla morte.

Ulla Hahn, da rivista “Poesia”, n. 292, aprile 2014, traduzione di Gio Batta Bucciol

 

Ricongiungimento

Se io capissi
quel che vuol dire
– non vederti più –
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l’altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui – zattere sciolte – navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi
fili di lana
o piume – distanti –
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.

Antonia Pozzi, da Guardami: sono nuda

 

Suono di corda spezzata

Ci incontrammo io tu
e i suoni di chitarra.
La chitarra
aveva mille vibrazioni
il tuo viso
aveva mille vibrazioni.

Ci lasciammo
io, tu e i suoni di chitarra.
Il tuo viso finì
con un riso spezzato
la chitarra finì
con una corda spezzata.

Suono di corda spezzata
ovunque ti ritrovo.
Suono di un riso spezzato
ovunque ti porto con me.

Ci troveremo io tu
e i suoni di chitarra.

Giorgio Gaber, da La libertà non è star sopra un albero, 1961, scritta con Sandro Luporini.

 

Tattica e strategia

La mia tattica è
guardarti
imparare come sei
amarti come sei

la mia tattica è
parlarti
e ascoltarti
costruire con le parole
un ponte indistruttibile

la mia tattica è
fermarmi nel tuo ricordo
non so come né so
con quale scusa
ma rimanere in te

la mia tattica è
essere onesto
e sapere che tu sei onesta
e che non ci vendiamo
simulacri
affinché tra noi due
non ci sia un sipario
né abissi

la mia strategia
invece è
più profonda e più
semplice
la mia strategia è
che un giorno qualunque
non so come  né so
con quale scusa
avrai bisogno di me.

Mario Benedetti (Paso de Los Toros1920-2009) da Inventario. Poesie 1948-2000, traduzione di Martha Canfield.

 

Ti cercherò sempre

Ti cercherò sempre
sperando di non trovarti mai
mi hai detto all’ultimo congedo

Non ti cercherò mai
sperando sempre di trovarti
ti ho risposto

Al momento l’arguzia speculare
fu sublime
ma ogni giorno che passa
si rinsalda in me
un unico commento
e il commento dice
due imbecilli

Michele Mari, da Cento poesie d’amore a Ladyhawke, Einaudi, 2007.

 

 

Il vero amore non lascia tracce

Il vero amore non lascia tracce
Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina

Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buio
I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve

Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell’aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli

E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano

Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole

Leonard Cohen, da Morte di un libertino, in Leonard Cohen, Stranger Music – Poesie e canzoni scelte, traduzione di Alessandro Achilli, Baldini & Castoldi.

 

Ho paura di vederti

Ho paura di vederti
bisogno di vederti
speranza di vederti
dispiacere di vederti

Ho voglia di trovarti
preoccupazione di trovarti
certezza di trovarti
miseri dubbi di trovarti

Ho urgenza d’ascoltarti
allegria di ascoltarti
fortuna di ascoltarti
e timore d’ascoltarti

cioè
riassumendo
sono fottuto
e raggiante
forse più la prima cosa
che la seconda
e anche
viceversa.

Mario Benedetti, (Paso de Los Toros1920-2009).

 

Assenza

Dovrò rialzare la vasta vita
che ancora adesso è il tuo specchio:
ogni mattina dovrò ricostruirla.
Da quando ti allontanasti,
quanti luoghi sono diventati vani
e senza senso, uguali
a lumi nel giorno.
Sere che furono nicchia della tua immagine,
musiche in cui sempre mi attendevi,
parole di quel tempo,
io dovrò frantumarle con le mie mani.
In quale profondità nasconderò la mia anima
perché non veda la tua assenza
che come un sole terribile, senza occaso,
brilla definitiva e spietata?
La tua assenza mi circonda
come la corda la gola
il mare chi sprofonda.

Jorge Luis Borges, da Tutte le poesie, traduzione di Domenico Porzio, Mondadori.

* Dovendo scegliere, io ascolterei queste: Percy Sledge – When a Man Loves a Woman;   Ben E. King – Stand by Me; Otis Redding – I’ve Been Loving You too Long; Dire Straits – Romeo and Juliet; Queen – Somebody to love.