Il sistema “(dis)fessscion”

 

La nausea

So di fabbriche
che sputano borse con il certificato
so di fabbriche di schiavi:
valgono meno di poche lettere
incise sopra a un bottone.
So che si indaga la contraffazione
ma so che nulla ci importa
di prigionieri dentro a un capannone
«Capirai, una borsa val bene una vita!».

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale editore, 2015

°ascoltando Tangerine Dreams – No Happy Endings – https://www.youtube.com/watch?v=EcfPedfJNDQ

“The show must go on”? (No, non sempre!)

che merda

Mio padre ha amato profondamente il calcio (quello sano), ha vissuto di e per il calcio (quello del  fair play), e sono certa che questi mondiali indegni e vergognosi (Qatar 2022), questi mondiali che hanno calpestato consapevolmente la dignità e la vita di migliaia di lavoratori sfruttati, non li avrebbe mai guardati, boicottando così uno show che qualche volta si dovrebbe anche fermare.

“(…) Ci sono nel calcio dei momenti esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del “goal”. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. In questo momento lo è Savoldi. Il calcio che esprime più goal è il calcio più poetico.

Anche il “dribbling” è di per sé poetico (anche se non “sempre” come l’azione del goal). Infatti il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Ma non succede mai (…).

Pier Paolo Pasolini, da “Il giorno”, 3 gennaio 1971

°ascoltando Francesco De Gregori – La leva calcistica della classe ‘ 68https://www.youtube.com/watch?v=lETVilXSfNY

Basta!

fiorerovinato

Almeno non decentriamo lo sguardo

Guardiamo bene
queste cose,
cose, cose,
scarpe, cose,
cose, giocattoli…
tutto costruito da bambini
che di quel gioco
conoscono soltanto

    l’affamata fatica.

Tratta da Irene Marchi, Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015