A che cosa servono gli ombrelli?

ombrelli a colori

A che cosa servono gli ombrelli?
Se piovono guai, ha sempre senso aprire un ombrello sperando di ripararsi? Tanto quei guai rimbalzeranno un metro avanti a noi e se non ci sono piovuti in testa ci metteremo un piede dentro. Poi in ogni caso saremo altre persone. Persone che hanno attraversato quei guai. Persone cresciute (si spera). Così la pioggia: lasciamo che ci lavi la faccia che è spesso maschera di un’altra faccia. Chissà che aspetto avremo dopo, col sole. Forse allora conviene continuare a dimenticare gli ombrelli? E tu, dove hai dimenticato l’ultimo ombrello?

Ombrelli perduti

Gli amori perduti evocano
gli ombrelli dimenticati,
ma dove? Sarebbe struggente
ricordarsene sotto queste
piogge incessanti.

Valentino Zeichen, da Aforismi d’autunno, Fazi Editore, 2010

 

Non so perché la gente dice che i cavalli sono gentili
E i colombi sono belli
E nessuno invece alleva avvoltoi.
Non so perché un bocciolo di trifoglio
È considerato più umile di un tulipano rosso.
Dobbiamo lavare i nostri occhi
Dobbiamo vedere diversamente le cose
Dobbiamo lavare le parole
Le parole possono essere vento
Le parole possono essere pioggia
Dovremmo chiudere gli ombrelli
Dovremmo camminare sotto la pioggia
Dovremmo portare la nostra mente e i nostri ricordi
Sotto la pioggia, con tutta la gente della città
Dovremmo sentire la pioggia.
Sotto la pioggia si possono trovare amici
Si può cercare l’amore
Sotto la pioggia si dovrebbe dormire con una donna
E fare giochi d’amore.
Sotto la pioggia le cose possono essere scritte
le parole possono essere dette
il loto può essere piantato.
La vita è continua saturazione
La vita è nuotare nell’acqua di questo momento.
Leviamo i nostri abiti
L’acqua è a un solo passo
Assaporiamo la luminosità.

Sohrab Sepehri (1928 Kashan, Iran – 1980) testo tratto da https://cartesensibili.wordpress.com/2011/02/04/sohrab-sepehri-tre-poesie/

* sto ascoltando Max Gazzé – Se piove https://www.youtube.com/watch?v=PvUDPDTrgwQ (Questo è il testo della canzone) “Se stai scivolando/allora scivola per bene/con impegno cadi giù/e non ti aggrappare a niente/tocca terra/se qualcuno ti ha ferito tu parla con lui/sbattigli il cuore in faccia/non evitarlo perché hai bisogno di un’altra ferita/ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello/aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio/(…)”

Le scatole…

youaresovain

L’altra metà

Nella moltitudine di contenitori
che popolano il mondo invidiamo
quelle mezze scatole avvitabili
che per un incontro fortuito
hanno riconosciuto nel coperchio
l’altra metà mancante.
Evento mitico ricorrente nei sogni
che non ha mai luogo in vita
né per oggetti gli umani,
risultando sempre vane le ricerche
intraprese, senza contare le spese.

Valentino Zeichen, da  Le poesie più belle, Fazi Editore

*ascoltando Fabi Silvestri Gazzè – L’amore non esiste https://www.youtube.com/watch?v=-umMDLbqtWs

Obiettivi incerti

obiettivi

A caso…

 

Come frecce scoccate
da un ludico arciere
che non ha sempre
per mira un bersaglio, bensì
la bellezza d’una traiettoria,
sorvoliamo lo spazio degli anni.
Nella permanenza in volo
ci viene meno l’orientamento,
siamo oggetto di lanci sbagliati
e privi di verosimile obiettivo.
Dove, dove cadremo?
così senza onore.

Valentino Zeichen (Fiume 1938 – Roma 2016), da  Le poesie più belle, Fazi Editore, 2017

*ascoltando Rory Gallagher – What In The World https://www.youtube.com/watch?v=O9f11SXFFXE

Cassetto che non si chiude o spia della riserva?

cassetto

Potrebbe sembrare uno di quei test psicologici a crocette:
barrare l’opzione che (in questo momento) sembra corretta

Vive

Quell’amore
quello
che presi con la punta delle dita
che lasciai che dimenticai
che trascinai sul pavimento
quell’amore
adesso
in poche righe che
escono dal cassetto
è qui
continua ad essere
continua a parlarmi
fa male
sanguina
ancora.

Idea Vilariño (1920, Montevideo, Uruguay – 2009)

 
Semiotica

Come la spia rossa che
si accende sul cruscotto
e segnala al conducente
che la benzina è alla fine,
così, anche il sentimento
che nutrivo per te
è ormai in riserva.

Valentino Zeichen (Fiume 1938 – Roma 2016), da Metafisica tascabile (1997)

*ascoltando Elmore James – The Sky Is Crying https://www.youtube.com/watch?v=kFn538A_yBA

 

riserva

Schiuma (di plastica)

«Non coltivate eccessive illusioni che la decadenza dell’Occidente trovi la sua controtendenza in un originale capovolgimento, che i piedi gommati prendano il posto dovuto alla testa e inventino nuovi passi danzanti». Valentino Zeichen da Apocalisse per acqua, in Gibilterra, 1991

Isola di Roatan - Honduras, Mar dei Caraibi - foto di Caroline Power

Isola di Roatan – Honduras, Mar dei Caraibi – foto di Caroline Power

Già… le future generazioni che cosa diranno (e vedranno)?

Mandato

Per la comune sopravvivenza,
dite addio ai luoghi esotici,
e fate solenne promessa
di non rivederli mai più
affinché le scie dei jet
non sfregino ancora il cielo,
intossicando gli angeli
che volano a quelle quote.
Poiché vi hanno sottoposto
al lavaggio del cervello
maledirete
l’impostura del bianco
e l’indotta fobia dello sporco.
Stramaledirete il bagnoschiuma,
lo shampoo e lo scialacquare
detersivi nel mare
che arrossisce per pudore.

E in calce vi malediranno
le future generazioni.

Valentino Zeichen (Fiume 1938- Roma 2016), in Ecologiche, da Poesie 1963-2014

(http://www.letteratura.rai.it/articoli/valentino-zeichen-apocalisse-per-acqua/21114/default.aspx)
*ascoltando Ben Harper – Excuse Me Mr https://www.youtube.com/watch?v=zZEGhcekgHw

Modi per dire addio

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Tantissime, si sa,  le poesie d’amore  scritte  in ogni epoca. Tra queste, può capitare di leggere anche qualche poesia di addio (ma anche un addio fa parte dell’amore?… sì, no, forse…). E penso che sia quasi impossibile rimanere indifferenti leggendo dei versi sulla fine di un amore.
Qui sotto un esempio molto originale.

 

Little Nemo

Tu sarai anche una stella,
ma nella vanità del mondo
non sono da meno d’uno specchio;
se valida quella teoria che vuole
l’universo in espansione
ci allontaniamo l’uno dall’altra
come galassia, lasciando tracce
di sangue sullo spettrografo.
In un’ipotesi contrapposta
l’infinito sarebbe stazionario
e manterremo le oscure distanze,
a mio malincuore.
Per avvicinarci dovrebbe prevalere
la teoria dell’universo che si contrae,
ma equivarrebbe al finimondo
perciò, addio, stellina bionda.

Valentino Zeichen, da Museo interiore, 1987

*ascoltando Tom Waits-If I Have To Go
https://www.youtube.com/watch?v=0jyVZNrWkow

(altri modi per dire addio, qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/03/una-parola-se-dovesse-servire/).

Oggetti di uso quotidiano

il sapone

Non te lo immagini il sapone o lo spazzolino da denti tra gli spazi di una poesia, eppure…

La saponetta

Tu pensavi che cosa mi regalerà
finalmente è venuto Natale
eccomi qui alla porta, e tutto
è Natale scrupolosamente
l’esatto sogno dei bambini
col gelo col grigio col vento
che fa turbinare quei cosi
di ghiaccio e di neve e le famiglie
che si chiudono come valve
tram fermi automobili poche
eccomi qui da te col regalo
io che te lo avevo promesso
ciao ciao ho avuto la forza
di arrivare fin qui se non altro.
Ma dico: quando l’avrai consumato
e resterà un fogliettino
un fagiolo un cece un nulla
e ti scivolerà fra le dita
precipitando giù nel lavandino
dico, amore, per un istante almeno
ti ricorderai di me?

Dino Buzzati, da Il capitano Pic e altre poesie, 1965

 

Spazzolini da denti

Contrapposti come sfidanti
in un dramma di astratte marionette,
i nostri spazzolini da denti
si sfiorano solleticandosi;
le setole della stessa tinta
fanno indistinti il mio dal tuo…
Ne impugnerei uno a caso,
ma ben altro imperativo che
non la prevenzione igienica
mi interdice dal farlo.
Intendo prolungare l’attesa
a un’ulteriore scadenza.
Strofinandomi i denti
mi tornano alla memoria
i tuoi baci iniziali
che sapevano di dentifricio.
Altrove bacia la tua bocca pura
addentando altre labbra.

Valentino Zeichen, in  Metafisica tascabile, 1997

*ascoltando Giorgio Gaber- Io e le cose https://www.youtube.com/watch?v=trg8sx5J_HE

Ancora sugli oggetti, qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/05/02/oggetti/

I di Indifferenza

I

Non è mai facile riconoscere l’indifferenza vera dalla falsa indifferenza: solo l’indifferente in questione conosce la verità. (Eh? Chi? Che cosa? Di chi stai parlando? Ti sbagli! …)

Il nome rimosso

Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell’impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla
che ancora mi abbaglia.

Dell’infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un’indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto oltre la finestra.

Al poligono d’addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntato all’altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: “fuoco!”

Valentino Zeichen, da Le poesie più belle, Fazi, 2017

* ascoltando Bob Geldof – The Great Song of Indifference
https://www.youtube.com/watch?time_continue=7&v=EQuVvbJ6aPw

A che servono gli ombrelli?

ombrelli a colori

A che servono gli ombrelli?
Se piovono guai ha sempre senso aprire un ‘ombrello’ sperando di ripararsi? Tanto quei guai rimbalzeranno un metro avanti a noi e se non ci sono piovuti in testa ci metteremo un piede dentro. Poi in ogni caso saremo altre persone. Persone che hanno attraversato quei guai. Persone cresciute (si spera). Così la pioggia: lasciamo che ci lavi la faccia che è spesso maschera di un’altra faccia. Chissà che aspetto avremo dopo, col sole. Forse allora conviene continuare a dimenticare gli ombrelli? E tu, dove hai dimenticato l’ultimo ombrello?

Ombrelli perduti

Gli amori perduti evocano
gli ombrelli dimenticati,
ma dove? Sarebbe struggente
ricordarsene sotto queste
piogge incessanti.

Valentino Zeichen, da Aforismi d’autunno, Fazi Editore, 2010

 

Non so perché la gente dice che i cavalli sono gentili
E i colombi sono belli
E nessuno invece alleva avvoltoi.
Non so perché un bocciolo di trifoglio
È considerato più umile di un tulipano rosso.
Dobbiamo lavare i nostri occhi
Dobbiamo vedere diversamente le cose
Dobbiamo lavare le parole
Le parole possono essere vento
Le parole possono essere pioggia
Dovremmo chiudere gli ombrelli
Dovremmo camminare sotto la pioggia
Dovremmo portare la nostra mente e i nostri ricordi
Sotto la pioggia, con tutta la gente della città
Dovremmo sentire la pioggia.
Sotto la pioggia si possono trovare amici
Si può cercare l’amore
Sotto la pioggia si dovrebbe dormire con una donna
E fare giochi d’amore.
Sotto la pioggia le cose possono essere scritte
le parole possono essere dette
il loto può essere piantato.
La vita è continua saturazione
La vita è nuotare nell’acqua di questo momento.
Leviamo i nostri abiti
L’acqua è a un solo passo
Assaporiamo la luminosità.

Sohrab Sepehri (1928  Kashan, Iran – 1980) testo tratto da https://cartesensibili.wordpress.com/2011/02/04/sohrab-sepehri-tre-poesie/

* sto ascoltando Max Gazzé – Se piove. Questo il testo della canzone, che secondo me è molto bella (testo e musica):Se stai scivolando/allora scivola per bene/con impegno cadi giù/e non ti aggrappare a niente/tocca terra/se qualcuno ti ha ferito tu parla con lui/sbattigli il cuore in faccia/non evitarlo perché hai bisogno di un’altra ferita/ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello/aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio/se ami una donna/cercane un’altra da non amare/ti sentirai meno fragile/e più capace di amarle allo stesso identico modo/se ti sfugge il motivo/e la ragione delle cose/molto probabilmente/c’è un motivo e c’è una ragione ma non fanno per te/ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello/aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio/se ascolti una canzone/sai bene quando è vera/e quando certe volte/è solo un pretesto per fare vibrare l’aria/ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello/aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio”.

Del prima, del dopo, di oggi, di domani…

addiotempo copia

Forse conviene davvero vivere il “qui e ora”… e poi ancora il qui e ora, e ora… ora… ora…

C’era qualcosa di buono

C’era qualcosa di buono
prima,
altrove.
Peccato
che sia così difficile
ricordarsi
di qualcosa di buono.
Sapere
com’era davvero.
Come davvero era.

Era, credo,
qualcosa di affatto abituale,
di meraviglioso.
Io l’ho,
credo, visto
e odorato
o afferrato.

Ma se fosse grande
o piccolo
nuovo o vecchio,
chiaro o scuro,
non lo so più.

Soltanto che era meglio,
molto meglio
di ciò che c’è adesso,
questo lo so tuttora.

Hans Magnus Enzensberger, da Chiosco, Einaudi, 2013.

 

Aspettativa

Di ieri in ieri
di domani in domani
i secondi curvano lungo
la circonferenza dell’attesa
circuendo più volte il nulla.
Il mio capo non trova posizione
in nessuna geografia
e si volge alterno
al passato e al futuro facendo capolino;
il suo cruccio è non sapere
da quale parte, semmai, verrai.

Valentino Zeichen, da Poesie 1963-2003, Mondadori.

 

Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.

Wislawa Szymborska, da Attimo, in La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi.

 

* Cosa ascoltare? Pink Floyd – Time; Vasco Rossi – Vivere.