Che cosa vedi?

gattone gastone

Che cosa ci vedi nella foto qui sopra?

a – Una pantera nella foresta della Malesia

b – Un gatto nero su un acero

c – Nulla di speciale

Risposta:

è Gattone-Gastone, che gira in giardino da quando mio padre non c’è più e dorme sempre sulla panchina dove lui si sedeva a leggere il giornale. Gattone-Gastone è una delle mie briciole di quasi-magia (o di quasi-pazzia, ok…). Quali sono, invece, le tue briciole di magia?

In altre parole

Gli egiziani adoravano i gatti
spesso ci si facevano seppellire insieme
invece che con le donne
e mai coi cani

ma ora
qui da noi
scarseggiano
i sapienti
di tal fatta

benché ottimi gatti
ozino ancora
in grande stile
nei vicoli
dell’universo.

circa
la nostra discussione di stasera
a proposito di
non so più che,
non importa
quanto infelici
ci ha fatti
sentire

ricorda piuttosto
che da qualche parte
c’è un
gatto
che trova
il suo spazio
con grazia
deliziosa

in altre parole
la magia persiste
fuori di noi
per quanto
ci sforziamo
di spezzarla.

°°°

In other words

The Egyptians loved the cat
were often entombed with it
instead of with the women
and never with the dog

but now
here
good people with
good eyes
are very few

yet fine cats
with great style
lounge about
the alleys of
the universe.

about our argument tonight
whatever it was
about
and
no matter
how unhappy
it made us
feel

remember that
there is a
cat
somewhere
adjusting to the
space of itself
with a delightful
grace

in other words
magic persists
without us
no matter what
we may try to do
to spoil it.

Charles Bukowski, da
La canzone dei folli – Poesie II, 2000, (Bone Palace Ballet: New Poems, 1997)

*ascoltando Queen – A Kind of Magic https://www.youtube.com/watch?v=0p_1QSUsbsM

Davanti (e dietro) a uno schermo

computerComputer, telefoni (prima grandi,  poi piccoli,  poi di nuovo grandi…), insomma schermi, tanti,  tantissimi schermi (a volte anche invisibili). Hanno vinto loro?

Adesso ci sono computer e ancora più computer
e presto tutti ne avranno uno,
i bambini di tre anni avranno i computer
e tutti sapranno tutto
di tutti gli altri
molto prima di incontrarli
e così non vorranno più incontrarli.
Nessuno vorrà incontrare più nessun
altro mai più
e saranno tutti
dei reclusi
come me adesso

 

Now it’s computers and more computers
and soon everybody will have one,
3-year-olds will have computers
and everybody will know everything
about everybody else
long before they meet them.
nobody will want to meet anybody
else ever again
and everybody will be
a recluse
like I am now

Charles Bukowski, da The Continual Condition: Poems

*ascoltando Julian Lennon – Disconnected  https://www.youtube.com/watch?v=VJeP9B3QDEc

“Da qualche parte c’è luce”

cielo 2

“… da qualche parte c’è luce…”, e quindi bisogna cercarla.

Il cuore che ride

La tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c’è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l’hai.
tu sei meraviglioso
gli dei aspettano di compiacersi in te.

The Laughing Heart

Your life is your life
don’t let it be clubbed into dank submission.
be on the watch.
there are ways out.
there is a light somewhere.
it may not be much light but
it beats the darkness.
be on the watch.
the gods will offer you chances.
know them.
take them.
you can’t beat death but
you can beat death in life, sometimes.
and the more often you learn to do it,
the more light there will be.
your life is your life.
know it while you have it.
you are marvelous
the gods wait to delight in you.

Charles Bukowski, da Betting on the muse (traduzione italiana da Le ragazze che seguivamo, Guanda)

*ascoltando “Parole note” – https://www.youtube.com/watch?time_continue=28&v=yGWZXKAA73E e Aerosmith – Dream On https://www.youtube.com/watch?v=54BCLYNkFKg

Il fuoco

FUOCO

Anche il cielo a volte sembra prendere fuoco (forse nemmeno le nuvole trovano pace).

Fuori posto

Brucia all’inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all’inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscono
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all’inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all’inferno.

L’inferno di
me stesso.

Charles Bukowski, da Cena a sbafo, Guanda Editore, 2009


*
ascoltando Fuoco sulla collina – Ivan Graziani https://www.youtube.com/watch?v=58qyptnAClg; Deep Purple – Into the Fire https://www.youtube.com/watch?v=QcH_HCRQczM

Che scrivi a fare?

 caffèlibri

Oggi riporto due poesie (molto belle, secondo me) che riguardano la scrittura e i motivi che spingono a scrivere.

Già: i motivi che spingono a scrivere qualcosa che non sia un diario personale e che quindi sottintendono anche la speranza di essere letti. La speranza di riuscire a comunicare qualcosa.

Io, per esempio (che solamente “provo” a scrivere), perché scrivo? Confesso che me lo domando spesso (perdonatemi questa parentesi autobiografica), soprattutto quando non sto scrivendo (forse è questo il problema!) – Ma che caspita ti è saltato in mente? Perché dovresti scrivere qualcosa anche tu, pincopallino sconosciuto e pure tendente all’asociale, in un mondo dove già scrivono tutti? Ma soprattutto, perché qualcuno dovrebbe  leggere quello che scrivi? Chi ti credi di essere? Quest’ultima domanda me la faccio io per prima, appunto, ma sono certa che se lo chiedono in tanti quando scoprono che il tizio o la tizia della porta accanto ha scritto un libro, o “scrive cose” in uno spazio virtuale che viene definito blog… (e in fondo penso sia umano domandarselo).

Personalmente non ho ancora trovato una risposta (del resto le risposte sono  tesori  rarissimi e sempre ben nascosti). So solo che non scrivo perché mi credo qualcosa o qualcuno: semplicemente rispondo a un bisogno che è nato all’improvviso e che ora mi tiene compagnia. Quindi, nella fattispecie, forse dovrei solo dire: “Scusate se… scrivo!”.

 

Se ho scritto è per pensiero

(a M. M.)

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell’ombra della sera
per la sera che di colpo crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta a una ringhiera
per l’attesa marina – senza grido – infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare più sola nell’enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi, mia la luce deserta
– da brughiera –
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso e la parola bosco
trema più fragile del bosco, senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

Antonella Anedda, da  Notti di pace occidentale, Donzelli, Roma, 1999

 

E così vorresti fare lo scrittore

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun
altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’auto-
compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.

quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.

non c’è altro modo.

e non c’è mai stato.

Charles Bukowski, da E così vorresti fare lo scrittore, traduzione di S. Viciani, Guanda, 2007

* Cosa ascoltare? Forse due canzoni ispirate a due libri famosissimi:  White Rabbit (riferimenti ad Alice nel Paese delle Meraviglie – Carroll) dei Jefferson Airplane e  Ramble On dei Led Zeppelin (riferimenti a Il signore degli anelli– Tolkien).

 

Peace and Love?

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Peace and Love?

Che sia tra popoli o tra  due persone soltanto, che sia insomma  nel mondo ‘globale’ o nel nostro piccolissimo ambito,  ‘Pace’  non è certo la grande protagonista.

Due poeti statunitensi, Amy Lawrence Lowell (Boston 1874, 1925) e Charles Bukowski, (Andernach, 1820 – San Pedro, 1994) parlano, seppure in modi diversissimi,  di questa  mancanza, di questa sfuggente armonia tra le persone.

Cuore in gabbia

frenesia al mercato.
le città bruciano.
il mondo trema e chiede
democrazia.
la democrazia non funziona.
il cristianesimo non funziona.
neanche l’ateismo.
niente funziona se non la pistola
e l’uomo là in
cima.
i secoli cambiano e
l’Uomo rimane lo
stesso.
l’amore cinge e dissolve:
l’odio è la sola
realtà
nei continenti e nelle
stanze con due
persone.
niente funziona se non la pistola
e l’uomo là in
cima.
tutto il resto è
privo di significato.
frenesia al mercato.
le città bruciano
per essere ricostruite per
bruciare di nuovo.
la democrazia non funziona.
il cristianesimo non funziona.
neanche l’ateismo.
niente funziona se non la pistola
e l’uomo là in
cima.

Charles Bukowski, da Ehi, Kafka!, Ugo Guanda Editore, Parma, trad. di Simona Viciani

 

Altri

La voce della gente meschina
Picchia sulla mia fermezza
Come gocce d’acqua che lentamente consumano le
pietre in polvere.
E mentre rido
Il mio ardore si sbriciola al loro tocco irritante.

Amy Lowell  da Poesie, Einaudi, Torino, 1990, a cura di Barbara Lanati