“L’eco di un’assenza”

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“(…) l’eco di un’assenza” è, secondo me, un verso molto bello e suggestivo: l’eco di ogni assenza, ad ognuno di noi, può raccontare qualcosa di diverso.

Poesia quasi metafisica

Dicono io sia un composto d’acqua e di carbonio
ma nessuno mi racconta il prima e il poi
né da dove vengano musica e parola
nessuno mi dice il ritmo e la domanda
che a oltranza si ripete e non consegue
né acqua né carbonio né risposta
appena un sussurro di maree
e le sabbie le onde la cadenza
e il vento dal mare e la breve lagnanza
di chi acqua e carbonio appena lascia
in ogni poesia l’eco di un’assenza.

°°°

Poema quase metafisico

Dizem que sou uma organização de água e de carbono
mas ninguém me diz o antes e o depois
nem de onde vem a música e a palavra
ninguém me diz o ritmo e a pergunta
que sem cessar se repete e não encontra
nem água nem carbono nem resposta
apenas o sussurro das marés
e as areias as ondas a cadência
ou o vento que vem do mar e a breve queixa
de quem água e carbono apenas deixa
em cada poema o eco de uma ausência.

Manuel Alegre (Augeda, Portogallo, 1936), da Nada está escrito, Dom Quixote 2012,
traduzione di Chiara De Luca (fonte: http://poesia.blog.rainews.it/2015/02/la-poesia-portoghese-manuel-alegre/)

*ascoltando  Pink Floyd – Echoes https://www.youtube.com/watch?v=KBca3xf-j3o

 

Sbilanciamenti

quell'altrafoglia

Una foglia che cade può sbilanciare l’universo per un istante?
Chissà se anche i pensieri (belli) sbilanciano un poco l’universo.

Una foglia cadendo
fa il piccolo tonfo
scuote un poco la stella
e una geometria d’universo
si sbilancia negli assi.

Tutto un tratteggio di rette infinite
un pulsare di gradi angolari
nessuna ala distesa fa a meno
e la caduta non è che un’
algebra infinita che va giù
nella cifra, nel rigo.

Mariangela Gualtieri, da Naturale sconosciuto, in Bestia di gioia, Einaudi, 2010

*ascoltando (di nuovo) Autumn Leaves: questa volta la versione di Chet Baker https://www.youtube.com/watch?v=sgn7VfXH2GY

 

… E le piccole pietre? E gli iris blu?

lefamosealcunedomande

Come dice la poetessa, ci sono alcune domande che si potrebbero fare…

Alcune domande che potresti fare

È solida l’anima, come il ferro?
O è tenera e fragile, come
le ali della falena nel becco del gufo?
Chi ce l’ha, e chi no?
Continuo a guardarmi intorno.
Il viso dell’alce è triste
come il volto di Gesù.
Il cigno spalanca le sue bianche ali con lentezza.
D’autunno, l’orso nero smuove le foglie nel buio.
Una domanda porta ad un’altra.
Ha una forma? Come un iceberg?
Come l’occhio di un colibrì?
Ha un polmone, come il serpente e la capasanta?
Perché dovrei averla io, e non il formichiere
che ama i suoi figli?
Perché dovrei averla io, e non il cammello?
Pensandoci bene, e gli aceri?
E gli iris blu?
E le piccole pietre, che siedono sole al chiaro di luna?
E le rose, e i limoni, e le loro foglie lucenti?
E l’erba?

°°°

Some questions you might ask

Is the soul solid, like iron?
Or is it tender and breakable, like
the wings of a moth in the beak of the owl?
Who has it, and who doesn’t?
I keep looking around me.
The face of the moose is as sad
as the face of Jesus.
The swan opens her white wings slowly.
In the fall, the black bear carries leaves into the darkness.
One question leads to another.
Does it have a shape? Like an iceberg?
Like the eye of a hummingbird?
Does it have one lung, like the snake and the scallop?
Why should I have it, and not the anteater
who loves her children?
Why should I have it, and not the camel?
Come to think of it, what about the maple trees?
What about the blue iris?
What about all the little stones, sitting alone in the moonlight?
What about roses, and lemons, and their shining leaves?
What about the grass?

Mary Oliver (Ohio, 1935- 2019), da Blue Iris: Poems and Essays, 2004

*ascoltando Gorillaz feat. Lou Reed – Some Kind of Nature https://www.youtube.com/watch?v=AgOJrcrBryE

A chi chiedere?

Vincent Van Gogh - Ramo di Mandorlo in fiore, 1890 - Van Gogh Museum, Amsterdam

Vincent Van Gogh – Ramo di mandorlo in fiore, 1890 – Van Gogh Museum, Amsterdam

Se hai una o più domande che ti tormentano da troppo tempo, e sai già che nessuno ti darà una risposta:

Chiedi a un mandorlo

Chiedi a un mandorlo a marzo
al rosa titubante del pescheto.
Chiedi a una nuvola dell’alba.
Chiedi a un torrente che irrompe nel greto,
chiedilo a tutti i fichi degli orti
quando i rami contorti e spogli
cominciano a formicolare
di germogli,
chiedi a loro.

Saprai cos’é l’impazienza
che ti attanaglia e ti sgomina
quando tu desideri, corpo.
Saprai la tua innocenza e la tua forza.
Saprai dell’amore più verità
che leggendo tutti i libri scritti
dall’inizio dei tempi.
Non fidarti dei filosofi
né di Platone né di Eraclito.
Non interrogare i profeti
i sapienti, i sacerdoti
su cosa è la tua brama,
non saprebbero dirtelo.

Chiedi a un mandorlo.
Guarda un mandorlo.

Giuseppe Conte (1945),  da Ferite e rifioriture, Mondadori, 2006

*ascoltando Gary Moore – The Prophet https://www.youtube.com/watch?v=5GirSMrzQo4

Fine delle domande

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Non risposta dopo non risposta finalmente, all’improvviso, la smetti di fare sempre le stesse domande. E, finalmente, hai la mente li-be-ra .
L’ultima domanda che ti fai è: come ho fatto a farmi rubare tanto tempo?
Un po’ come fa l’operaio di Prévert in questa poesia.

 

Il tempo perso

Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po’ da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?


Le temps perdu

Devant la porte de l’usine
le travailleur soudain s’arrête
le beau temps l’a tiré par la veste
et comme il se retourne
et regarde le soleil
tout rouge tout rond
souriant dans son ciel de plomb
il cligne de l’oeil
familièrement
Dis donc camarade Soleil
tu ne trouves pas
que c´est plutot con
de donner une journée pareille
à un patron?

Jacques Prévert (testo e traduzione dal web)

*ascoltando B. B. King – The Thrill Is Gone https://www.youtube.com/watch?v=4fk2prKnYnI

Troppe domande

tulipani

Chiedersi quanto durerà un amore non è un po’ in contraddizione con l’amore stesso?

Tulipani

Di tulipani un giardino sognavo
mesi fa. Li piantai, e in attesa vegliavo.
Vidi i germogli, e il verde che piano cedeva ai colori.
Tutto, ma proprio tutto, come nei miei desideri.

Mi domando ogni giorno quanto potran durare.
Li guardo triste, i miei bei tulipani.
Il timore di perderli mi fa desiderare
che appassiscano presto – già domani.

Wendy Cope, da Guarire dall’amore, Crocetti, 2011, traduzione di Silvio Raffo

 

Nella magnifica mattina di domenica
(il viale con i tulipani rossi
e una luce di Hopper sulle facciate),
un ragazzo, appoggiato all’angolo
di una casa con un ciliegio fiorito,
sta aspettando qualcuno
con un mazzo di fiori gialli.
Un nuovo amore che nasce così presto
e di domenica dovrebbe godere
di una luce avanzata e di una lunga vita
e non morire insieme a quei fiori.

Hilario Barrero,  da Libro de familia, 2011 (fonte https://cantosirene.blogspot.it/2014/08/un-nuovo-amore-che-nasce.html )

*ascoltando Fabrizio De André – La canzone dell’amore perduto https://www.youtube.com/watch?v=1NXzQmgIqZ4

Cosa sei, cosa non sei, da dove vieni, dove vai, …?

doveedadovejpg

Tutte domande troppo difficili, almeno per me (la strada dell’ignoranza di sicuro la sto percorrendo).

 

Per arrivare là,
per arrivare dove voi siete,
andar via da dove non siete
dovete fare una strada nella quale non c’è estasi.
 
Per arrivare a ciò che non sapete
dovete fare una strada che è quella dell’ignoranza.

Per possedere ciò che non possedete
dovete fare la strada della privazione.

Per arrivare a quello che non siete
dovete andare per la strada nella quale non siete.

E quello che non sapete è la sola cosa che sapete
e ciò che avete è ciò che non avete
e dove siete è là dove non siete.

Thomas Stearns Eliot (1888-1965), da Quattro quartetti, (East Coker III), traduzione di F. Donini, Garzanti

 

Io vengo dalla spina dorsale
delle farfalle,
e tu
da dove vieni?
 
Franco Arminio, da Cedi la strada agli alberi – Poesie d’amore e di terra, Chiarelettere, 2016

*ascoltando Pink Floyd – Any Colour You Like https://www.youtube.com/watch?v=l266jJZnppI

Rovistiamo, rovistiamo, rovistiamo, rovist…

groviglio

Si è rotto lʼarcolaio

 

Gomitoli di giorni tra le nostre mani:
gesti inutili persi a srotolare
la memoria sfilacciata
mentre  i fili umidi del domani
non si lasciano toccare.
Nel groviglio denso
rovistiamo
e ancora rovistiamo
perché il colore giusto
manca sempre
e intanto ci pizzica la gola
questʼaria di  lanugine
di vita arrotolata.

 ©Irene Marchi, tratta da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

* Ascoltando: Un senso di Vasco (Rossi); Un giorno credi di Edoardo Bennato

Due domande e due risposte

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Spesso le domande restano senza risposte (anche nelle poesie), ma qui invece siamo di fronte a due domande con le relative risposte.
Due risposte bellissime che cantano il ciclo infinito della natura e il ‘potente spettacolo’ della vita.
I versi, dallo stile inconfondibile, sono di Walt Whitman.

 

La voce della pioggia (da Sands at Seventy)

E tu chi sei? chiesi alla pioggia che scendeva dolce,
e che, strano a dirsi, mi rispose, come traduco di seguito:
sono il Poema della Terra, disse la voce della pioggia,
eterna mi sollevo impalpabile su dalla terraferma e dal
mare insondabile,
su verso il cielo, da dove, in forma labile, totalmente
cambiata, eppure la stessa,
discendo a bagnare i terreni aridi, scheletriti, le distese di
polvere del mondo,
e ciò che in essi senza di me sarebbe solo seme, latente,
non nato;
e sempre, di giorno e di notte, restituisco vita alla mia
stessa origine, la faccio pura, la abbellisco;
(perché il canto, emerso dal suo luogo natale, dopo il
compimento, l’errare,
sia che di esso importi o no, debitamente ritorna con
amore.)

 

Ahimè! Ah vita! (da By the Roadside)

Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di
sciocchi,
di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più
sciocco di me, e chi più senza fede?)
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,
della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida
camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato
in tanti nodi,
la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre –
Che cosa c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?

Risposta
Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi
con un tuo verso.

 

Poesie tratte da Foglie d’erba, nella traduzione di Giuseppe Conte,  Mondadori, 1991.

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