Dovremmo

 scoiattolo

Natura non è solo acqua, aria, terra. Natura è la nostra pelle con tutti i suoi segni, è il nostro sguardo che riflette la luce, il nostro respiro che si affanna o rallenta mentre camminiamo attraverso i giorni. Noi siamo fatti di natura.(Dovremmo avere cura di noi stessi).

“Natura” è ciò che noi vediamo:
la collina, il meriggio, lo scoiattolo,
l’eclisse, il calabrone,
Natura è Paradiso,
Natura è ciò che udiamo:
il fringuello ed il mare
il tuono, il grillo,
Natura è melodia,
Natura è ciò che conosciamo,
ma non sappiamo esprimere:
così impotente la nostra saggezza
contro la sua semplicità.

Emily Dickinson, da Emily Dickinson – Tutte le poesie, traduzione di Marisa Bulgheroni

Un poco ci riguarda
il movimento della luna.
Il nostro corpo è d’acqua,
di nuvole fra poco.

Franco Arminio, da Cedi la strada agli alberi – Poesie d’amore e di terra, Chiarelettere, 2016

*ascoltando Songs from the Wood – Jethro Tull https://www.youtube.com/watch?v=ZAkSIwaUaNc

Proposito

hope

Forse quello che dobbiamo sempre riproporci di fare è, semplicemente, sperare.  Ogni giorno.

 
La  speranza è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola – di me.

Emily Dickinson (traduzione di Barbara Lanati)

 

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
 
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954)

*ascoltando: di Ben HarperWith my own two hands https://www.youtube.com/watch?v=aEnfy9qfdaU e Better Way https://www.youtube.com/watch?v=XOZj1Xyx354; Cat Stevens – Peace Train https://www.youtube.com/watch?v=eaNtV_iU61U

P.S. Ciao, buon anno!

Prezzi altissimi

quantoancoradapagarepuntodidomnada

Siamo come una vetrina sempre “in allestimento”:
il prezzo delle nostre azioni non è mai indicato.

 

Presi un Sorso di Vita –
Vi dirò quanto l’ho pagato –
Esattamente un’esistenza –
Il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, Granello per Granello –
Bilanciarono Fibra con Fibra,
Poi mi porsero il valore del mio Essere –
Un singolo Grammo di Cielo!

Emily Dickinson, da The Complete Poems – Tutte le poesie, traduzione e note di Giuseppe Ierolli

* ascoltando Bruce Springsteen –
The Price You Pay https://www.youtube.com/watch?v=tJM1g5Pfy5c

Direzione obbligatoria

avanti

Come si fa a tornare indietro nel tempo? Ah… dici che non è possibile?
Allora non resta che andare avanti.

Non c’è ritorno.
Però ci sono alcuni movimenti
che si assomigliano al ritorno
come il fulmine alla luce.
È come se fossero
forme fisiche del ricordo,
un volto che torna a formarsi tra le mani,
un paesaggio sprofondato che si reinstalla nella retina,
cercare di misurare ancora la distanza che ci separa dalla terra,
tornare a verificare che gli uccelli continuano a vigilarci.
Non c’è ritorno.
Ciò nonostante,
tutto è una aspettativa all’incontrario
che cresce all’indietro.

Roberto Juarroz, da Poesía Vertical, traduzione di Alessandro Prusso

 

È una curiosa creatura il passato
E a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

Emily Dickinson, poesia n.1203 da Tutte le poesie, traduzione di Marisa Bulgheroni, Mondadori

* ascoltando Litfiba – Prendi in mano i tuoi anni https://www.youtube.com/watch?v=htMO1ShgwLk

Aspettando l’alba

albanullaalbazerojpgalbatrequartialbauno1(Lio Piccolo, laguna di Cavallino -Treporti / Venezia;

foto di lapoesianonsimangia)

Perché “domani è un altro giorno!” è sempre una bella verità. E vedere sorgere il sole, nel suo lento silenzio, aiuta a ricordarselo.

Quando la notte è quasi terminata
e l’alba è tanto vicina
che possiamo toccare gli spazi –
è ora di lisciarsi i capelli
e preparare le fossette nelle guance –
e stupirsi di esser stati in pena
per quella vecchia, svanita mezzanotte
che ci atterrì soltanto per un’ora.
 
Emily Dickinson, n.347, da Emily Dickinson  – Poesie, traduzione di Alessandro Quattrone

 

Alcuni dicono buonanotte – a notte –
Io dico buonanotte di giorno –
Arrivederci – mi dice chi se ne va –
Buonanotte, ancora rispondo –
Perché la separazione, quella è notte,
E la presenza, semplicemente alba –
Lei, la luce purpurea lassù
Chiamata mattino.

Emily Dickinson, da Tutte le poesie
II (551-1150), a cura di Giuseppe Ierolli

*ascoltando  Le Orme – Aspettando l’alba

https://www.youtube.com/watch?v=tWC2_bxBOPY

“Round Midnight”

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Che cosa avrà quest’ora, che rende così inquieti? Forse perché è l’attimo in cui un giorno passa e un altro sta per iniziare: il tempo che percorre il confine tra ciò che è stato e ciò che potrà essere, o forse…  conviene (provare a) dormire!

Comincia a esserci la mezzanotte

Comincia a esserci la mezzanotte, e a esserci quiete,
dappertutto nelle case sovrapposte,
i piani vari dell’accumulazione della vita…

Il pianoforte tace al terzo piano…
Non sento più i passi al secondo piano…
Al pianterreno la radio è silenziosa…

Tutto s’appresta a dormire…

Resto da solo con l’universo intero.
Non voglio nemmeno andare alla finestra:
se mi affacciassi, quante stelle!
Che grandi silenzi più alti ci sono lassù!
Che cielo anticittadino!…

Piuttosto, recluso
in un desiderio di non essere recluso,
ascolto con ansia i rumori della strada…
Un’automobile – troppo rapida! –
I passi doppi in chiacchierata mi sollevano…
II suono di un portone che si chiude bruscamente mi fa male…

Tutto s’appresta a dormire…

Solo io veglio, in un ascolto sonnolento,…
aspettando
qualcosa prima di dormire…
Qualcosa…

9 agosto 1934

Fernando Pessoa, da Poesie di Alvaro de Campos, edizione Adelphi  1993, a cura di  Maria  José de Lancastre, traduzione di Antonio Tabucchi. 

 

Buongiorno – Mezzanotte –
Sto tornando a Casa –
Il Giorno – si è stancato di Me –
Come potrei Io – di Lui?

La luce del sole era un dolce luogo –
Mi piaceva starci –
Ma il Mattino – non mi voleva – ormai –
Così – Buonanotte – Giorno!

Posso guardare – dai –
Quando è Rosso ad Oriente?
Le Colline – hanno un aspetto – allora –
Che fa traboccare – il Cuore –

Tu – non sei così bella – Mezzanotte –
Io scelsi – il Giorno –
Ma – per favore prendi una Ragazzina –
Che Lui ha cacciato via!

Emily Dickinson, da The Complete Poems -Tutte le poesie, traduzione e note di Giuseppe Ierolli

*ascoltando (abbassa il volume: è mezzanotte!) Gary Moore – Midnight Blues https://www.youtube.com/watch?v=rFk7bR05hBg e, inevitabilmente,   Round Midnight (nella versione cantata da Ella Fitzgerald https://www.youtube.com/watch?v=DEaDj6TXiQQ); poi, superata la mezzanotte, J.J. Cale – After Midnigth https://www.youtube.com/watch?v=j7b16bVdLaI! (… e buona notte!)

“Finché l’ottava corre”

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Morire alla mia musica!
Ribolli! Ribolli!
Tienimi finché l’Ottava corre!
Presto! Irrompi dalle Finestre!
Ritardando!
La Fiala è rimasta, e il Sole!

Emily Dickinson, traduzione di  Giuseppe Ierolli

Lasciate che la poesia ribolla in me! Che ribolla sempre, senza interruzione! Chiede Emily Dickinson. Voglio vivere finché le ottave della mia ispirazione continuano a correre veloci, fino a quando la musica corre nella mia mente e irrompe fuori da quelle finestre che mi tengono avvinta. Voglio vivere fino a quando  arriverà il momento del “ritardando”, quando risuoneranno lente le ultime note e resterà soltanto la fiala, il fragile contenitore che teneva dentro di sé le note che sono ormai sparse per il mondo. Questo chiede la poetessa: chiede di morire suonando la propria musica, che per lei era la sua poesia. Come non essere d’accordo con lei?

* ascoltando  John Miles – Music
https://www.youtube.com/watch?v=3Nz7gtCArOw

Non serve andare lontano

cieloSe mi fermo (ti fermi) e respiro (respiri) a fondo, allora mi ricordo (ti ricordi):  il cielo è qui, il cielo è ora.

Per salire al cielo

Per salire al cielo occorrono
due ali
un violino
e tante cose infinite,
ancora non nominate,
certificati di occhio lungo e lento,
iscrizioni sulle unghie del mandorlo,
titoli dell’erba nel mattino.

Pablo Neruda, tratto da Stravagario.

 

Il cielo è così tutto della mente
che fosse la mente dissolta –
la sua sede – nessun architetto
saprebbe dimostrare un’altra volta –

È vasto – come la capacità nostra –
bello – come la nostra idea –
per chi ne abbia un adeguato desiderio
non è lontano, è qua –

Emily Dickinson, da Centoquattro poesie, a cura di Silvia Bre, Einaudi.

* ascoltando Pink Floyd – The Great Gig in the Sky
https://www.youtube.com/watch?v=iw8wlede_fk

Emily Dickinson: vivere di (libera) poesia

(Articolo originale già apparso qui https://caffebook.it/2016/09/29/emily-dickinson-vivere-di-libera-poesia/)

Emily_Dickinson ritratto elaborato

Io sono nessuno! Tu chi sei?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Potrebbero spargere la voce!

Che grande peso essere Qualcuno!
Così volgare – come una rana,
che gracida il tuo nome – tutto giugno
ad un pantano in estasi di lei!

Questa è una poesia scritta attorno al 1860,  ma se ci dicessero che è stata scritta ieri  potremmo crederci tranquillamente (non conoscendola). Perché il suo linguaggio è assolutamente moderno e la riflessione a cui dà vita è senza tempo, anzi, a ben vedere è perfetta per i nostri giorni in cui tutti sembriamo così assetati di celebrità (anche se le nostre “rane” più che gracidare twittano, condividono, postano…). È una poesia sull’obbligo del dover essere per forza qualcuno, e tutto sommato proprio per questo definiti  e limitati; in effetti essere un nessuno ha in sé una maggiore libertà: se non si è nessuno  si è liberi dal peso di rimanere sempre quel qualcuno… forse. In ogni caso quelle domande dirette a chi legge sono decisamente coinvolgenti e non scivolano via dai pensieri con immediata facilità.

L’autrice di questa poesia è Emily Dickinson (10 dicembre 1830-15 maggio 1886), che viene considerata una delle più grandi voci poetiche di ogni tempo e che dall’età di 31 anni scelse di vivere in un isolamento quasi assoluto (in una stanza della sua casa di Amherst, nel Massachussetts, dove nacque), se si escludono i rapporti familiari e la corrispondenza epistolare con alcuni amici, col fratello e con ipotetici e misteriosi innamorati. Le ragioni di questo ritiro solitario non si conoscono con esattezza: alcuni studiosi hanno ipotizzato che la scelta sia stata provocata dal dispiacere di un amore contrastato, ma più probabilmente la Dickinson decise di isolarsi da una società a cui sentiva di non appartenere e dove al massimo preferiva essere un nessuno, appunto.

Con un atto quasi rivoluzionario scelse quindi di evitare del tutto la normale vita sociale, rinunciando anche a una eventuale notorietà, per dedicarsi con la massima libertà a quello che avvertiva come una missione, un dono: «(…) il dono di “sentire” la Natura, la certezza di essere depositaria di un messaggio universale ed eterno da esprimere attraverso la poesia (…)» (cfr. Silvio Raffo, Io sono Nessuno – Vita e poesia di Emily Dickinson).

È questa la mia Lettera al Mondo –
che non scrisse mai a me:
sono semplici cose, che Natura
mi disse – con toccante Maestà.

Il Suo Messaggio affido
a mani che non vedo –
Dolci Concittadini – per Suo amore –
si giudichi di me teneramente
 
Della straordinaria dote che ci ha lasciato, questa sua “lettera al mondo“, che conta 1775 poesie (o 1789, secondo una seconda edizione critica) e un migliaio di lettere, solo sette brani poetici furono pubblicati mentre lei era in vita, e senza il suo consenso. La poetessa quindi «preferì affidare il suo messaggio alle mani invisibili dei lettori del futuro, ossia affrontare i rischi di una ininterrotta, solitaria sperimentazione poetica, di una fama differita e dubbia, alle mutazioni, certe, che la sua parola pubblicata avrebbe subito, come le dimostrarono le poche poesie stampate in vita, anonime, corrette proprio nelle anomalie in cui lei si riconosceva: una lineetta sostituita da una virgola (…)» (cfr. l’introduzione di Marisa Bulgheroni al volume Tutte le poesie – Mondadori).

Nel 1862, anno che segna l’inizio della sua volontaria reclusione, cominciò anche la corrispondenza epistolare (che poi durerà tutta la vita) con il critico letterario Thomas W. Higginson: la Dickinson, benché ormai abbastanza sicura della sua poesia, aveva comunque bisogno del giudizio di qualcuno competente, per cui inviò al critico dell’ “Atlantic Monthly” alcune sue liriche  chiedendogli di dirle se secondo lui fossero “vive”. Higginson in realtà giudicò le poesie un po’ antiquate a causa delle rime a cui lei dichiarava di non poter fare a meno, e forse anche questo giudizio non del tutto positivo la persuase a rinunciare a qualsiasi idea di pubblicazione.

Sarebbe quindi rimasta inedita e sconosciuta se la sorella Lavinia non avesse scoperto dopo la morte di Emily un cofanetto contenente tutti i suoi testi poetici. Ne nacque una prima scelta di duecento poesie, ordinate e titolate a seconda degli argomenti e divise in quattro sezioni: Life, Love, Nature, Time and Eternity. Il successo da parte della critica non fu immediato, mentre il pubblico capì subito la forza di quei versi che sembravano semplici all’apparenza, ma che avevano una profondità e una intensità non comuni. Seguirono numerose ristampe, ma solo nel secolo successivo il mito di Emily Dickinson cominciò a diffondersi ovunque (in Italia la prima vera raccolta, Poesie, fu pubblicata nel 1956 e poi nel 1959, da Mondadori, in due volumi la cui traduzione si deve a Guido Errante;  in seguito anche qui da noi la sua fama andò aumentando sempre di più).

Attraverso i versi che indagano soprattutto l’amore, la natura, la fugacità della vita con la certezza della morte e della fragilità delle cose presenti (questi ultimi temi vissuti attraverso una religiosità profonda ma problematica), la poetessa cattura il lettore in un mondo fatto sia delle piccolissime cose della vita quotidiana, sia degli eventi esistenziali dell’animo umano. Concretezza (che si manifesta anche con l’uso di un lessico molto vario, che spazia dalla terminologia scientifica e botanica a quella giuridica, dalla culinaria ai riferimenti biblici) e astrazione si intrecciano quindi in modo continuo, dando così alla semplicità apparente delle frasi poetiche una profondità talmente complessa ed evocativa da risultare talvolta quasi ermetica.

La brevità dei componimenti e la loro concisione espressiva, la particolarità della punteggiatura (quasi assente e con il caratteristico trattino al posto delle virgole come a voler spezzare il respiro dei versi), l’uso delle maiuscole per sottolineare alcune parole che lei sentiva di dover enfatizzare, l’utilizzo di rime  anche imperfette (oltre all’uso di rime esatte),  di assonanze e consonanze che non erano mai entrate nell’uso generale prima di allora, rendono ancor più interessante  la sua poesia che brilla per libertà, originalità di espressione e un’incredibile immaginazione.

Emily Dickinson non rinunciò mai a essere sé stessa, andò contro le convenzioni, i formalismi, e tutto ciò che soffocava la forza del libero pensiero: visse sempre di libera poesia. Ecco perché, anche se in vita si nascose  alla società e alla fama (rifugiandosi nella solitudine del suo  nessuno), la sua preziosissima lettera al mondo rimarrà per sempre viva e presente nel tempo, oltre ogni catalogazione, schema o definizione.

*Fonti:

Emily Dickinson – Tutte le poesie, a cura di Marisa Bulgheroni, Mondadori, 1997
Emily Dickinson – Il tramonto in una tazza, a cura di Bruna Dell’Agnese, Baldini Castoldi Editore, 2005
Alessandra Cenni – Cercando Emily Dickinson, Archinto Edizioni, 1998
Silvio Raffo – Io sono Nessuno – Vita e poesia di Emily Dickinson, Le Lettere Edizioni, 2011

 

Ghiaccio

Ha occhi di ghiaccio
e di ghiaccio le mani
ha un cuore freddo
freddo gelato
la neve è un bambino
che non si è mai svegliato.

(Vivian Lamarque, da Poesie di ghiaccio)

  ghiaccio

Il ghiaccio, dice il vocabolario,  non è altro che acqua nello stato di aggregazione solido, con struttura cristallina. Insomma è acqua, niente paura, solo acqua. Prima o poi si scioglierà. Prima o poi.

Gelo

Brinato è il campo, dove tra le spighe
frusciò la mia veste leggera.
Ora dove tu sei
ravvia l’inverno
chiome di ghiaccio alle fontane:
il vento,
per le bianche cattedrali
delle foreste – ànima rotte querele
d’organo, dentro i rami.
Ora sepolti arpeggi
corron sul fondo
dei laghi: contro mute
gelide sponde muoiono,
infrangendosi.

Antonia Pozzi, da Parole, Garzanti.

 

Fammi un disegno del sole  ̶
ché io possa appenderlo in camera  ̶

e far finta che mi scaldo
quando altri lo chiamano “giorno”!

Disegnami un pettirosso  ̶  sul ramo  ̶
così che di sentirlo  ̶  sognerò,
e quando la canzone del frutteto è finita  ̶
di fingere  ̶  smetterò  ̶

Dimmi se è  ̶  caldo a mezzogiorno  ̶
sono i ranuncoli  ̶  a “sfiorare” ̶
o le farfalle  ̶  a “fiorire”?
Poi  ̶  salta  ̶  il gelo  ̶  sopra il prato  ̶
e salta il rosso ̶  sopra l’albero  ̶
giochiamo che questi  ̶  non debbano mai venire!

Emily Dickinson, da Tutte le poesie, Mondadori, traduzione di Marisa Bulgheroni.

 

* In musica: Tom Waits – Cold Cold Ground; Angelo Branduardi – Lamento di un uomo di neve.