Ti riconosci?

Ti riconosci quando guardi una vecchia fotografia che ti ritrae?
E ti ricordi  come ti sentivi in quel periodo?

***

 

L’uomo che rideva

La prima impressione. Una stampa perfetta:
carta Kodak originale, colori vivaci,
esatti l’angolo visuale e la luminosità.
Non c’è dubbio, riconosco me stesso
nella persona raffigurata. Nondimeno
la tenebra che stabilmente alberga negli occhi
è venuta color marrone, il turbine della bocca
è rimasto circoscritto in due labbra rosse, quei
capelli ben pettinati in nessun modo
riflettono il disordine nella mia testa
e questo volto in permanenza sorridente
– come posso dire? – mentisce spudoratamente,
cari amici miei.

Sotirios Pastakas,  (Larissa, 1954), da L’apprendimento del respiro, traduzione di Crescenzio Sangiglio

°ascoltando  Jim Capaldi – Old Photographs https://www.youtube.com/watch?v=ArnPSjYu1kQ

Pensiamoci (non domani, adesso)!

foto 1

Fotografia di Saverio Colella, dal libro fotografico “Sia maledetto chi (butta immondizia nei prati)”, Brandizzo, 2021, realizzato dall’associazione MEMO – DOCUMENTI VISIVI – https://www.memodoc.org/

SIA MALEDETTO CHI – MEMO WEB 2021 (memodoc.org)

cover

poesia

Ormai siamo immersi nella plastica… pensiamoci!

***

Sono davvero contenta e grata che le parole di questa mia poesia siano state accostate alle immagini del libro fotografico che appare nelle foto qui sopra. Il progetto è stato realizzato da MEMO – DOCUMENTI VISIVI (di Brandizzo, TO): un’associazione culturale senza fini di lucro che si propone il reperimento, la gestione e l’elaborazione di materiale visivo finalizzato alla realizzazione di progetti sul territorio che ne raccontino la storia, il tessuto sociale, l’ambiente seguendone i mutamenti. L’obiettivo di MEMO – DOCUMENTI VISIVI – è sensibilizzare su determinati temi (in questo caso l’inquinamento ambientale) cercando di realizzarlo attraverso laboratori didattici, installazioni visive, pubblicazioni, eventi aperti a tutti i cittadini (https://www.memodoc.org/).

***

Il veleno, allʼimprovviso

Non pensiamo mai a nulla
e seminiamo rifiuti: che cʼè di male?
Fioriranno veleni
che lʼaria imbrogliata ci regalerà.
Ancora non penseremo a nulla
solo ci domanderemo
ma avremo ai piedi
scarpe di carbonio traspiranti–
da dove sia arrivato
questo strano mare di veleno.

Irene Marchi,  da Fiori, mine e alcune domande, 2015, Sillabe di sale Editore

Car* fotograf*…

fotografia

Se tu volessi far catturare in una foto il tuo essere più autentico,
che cosa chiederesti al/alla fotograf*?

Richiesta

Desidero una fotografia
come questa – vede? – come questa
in cui per sempre me la rida
come un vestito d’eterna festa.
Siccome ho la fronte buia
versi luce sulla mia testa.
Lasci questa ruga che mi presta
una certa aria di saggezza.
Non metta fondali di foresta
né di fantasia arbitraria.
No… in questo spazio che ancora resta
ponga una sedia solitaria.

Cecília Meireles (Rio de Janeiro 1901-1964)

♥ ascoltando Paul Simon – Kodachrome https://www.youtube.com/watch?v=qrRRhoS3KFk

Le foto nei portafogli

fotografia

Si tengono ancora  le foto delle persone a cui vogliamo bene nei portafogli? Me lo chiedo perché con i nostri telefoni, pieni di archivi fotografici e di megafantastincredibili applicazioni, quelle due o tre foto spiegazzate (o una fotocopia, se temiamo di perderle) tenute in una tasca del portafogli potrebbero (?) sembrare una cosa un po’ obsoleta. Beh, anche se sembra obsoleto non importa: penso che quella foto nel portafoglio abbia un effetto rassicurante come poche altre cose. Voi che dite?

Quando apro il portafogli
per mostrare i documenti
pagare in contanti
o controllare l’orario di un treno
osservo il tuo viso.

Il polline del fiore
è più vecchio delle montagne
Aravis è giovane
se misurata sul loro tempo.

Gli ovuli del fiore
daranno ancora semi
quando Aravis ormai invecchiata
non sarà più che una collina.

Il fiore nel portafogli
del cuore, la forza
di ciò che vive dentro di noi
sopravvivendo alla montagna.

E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto.

John Berger (Londra, 1926 – 2017), da E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto, traduzione di Maria Nadotti, Il Saggiatore, 2020

Punti di vista

papavero3salutSei tu che fotografi lui o è lui che fotografa te?

Senza filtri

Mentre fotografavo
ho sentito la voce dei papaveri
–  c’era intorno il silenzio
e il respiro calmo del frumento –

ridevano di me:
che ingenua, sussurravano
scherzando col vento,
non ha ancora capito che la vita
va toccata
e non guardata soltanto.

©Irene Marchi 2019

*ascoltando Eric Clapton – Blues in ‘A’ https://www.youtube.com/watch?v=TxO_Fi3V73o