“Senza esclamativi”

 

(Ci sono cose talmente belle da fare male)

***

 

Senza esclamativi

Com’è alto il dolore.
L’amore, com’è bestia.
Vuoto delle parole
che scavano nel vuoto vuoti
monumenti di vuoto. Vuoto
del grano che già raggiunse
(nel sole) l’altezza del cuore.

Giorgio Caproni, da Il muro della terra  (ora anche in  Dopo la lirica – Poeti italiani 1960-2000, Einaudi, 2005)

°ascoltando Sweet Child O’ Mine (versione per Viggo Mortensen, George MacKay, Kirk Ross, Samantha Isler, Nicholas Hamilton, Annalise Basso, Philip Klein) –https://www.youtube.com/watch?v=Zdh2hot8rjU&t=8s

 

Indicazione di massima

i'm not here

Dov’è che (non) ti trovi?

 

   – Smettetela di tormentarvi.
Se volete incontrarmi,
cercatemi dove non mi trovo.

     Non so indicarvi altro luogo.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912-1990), da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982

♣ ascoltando Luna Keller – I don’t know where I’m going https://www.youtube.com/watch?v=3524EoG7fQs

L’ autosabotatore

autosabotaggio

Ci sono mai state occasioni in cui ti sei riconosciutǝ come il (peggior) nemico di te stessǝ?
(Accettare questo, forse è già un bel punto di partenza).

Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
tutti quanti – il mio volto.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912-1990), da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982

♦ ascoltando Neil Young – What Happened Yesterday

La mano dell’uomo

 loschifo

Non era proprio necessario lasciare certi segni.

Versicoli quasi ecologici

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra”.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912/ Roma, 1990), da Res Amissa

*ascoltando Litfiba – Peste (dall’album Litfiba 3 – 1988) https://www.youtube.com/watch?v=xgR2-dBGDtw

(Sullo stesso argomento: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/20/plastica/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2019/02/21/schiuma-di-plastica/;https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/03/13/basterebbe-poco/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/04/02/inconsapevoli/)

Cose dal mondo (7): un faro in lontananza… Genova

genova verticale

(da Litanìa)

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.

Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.

 (…)

Giorgio Caproni, prime sette strofe di Litanìa, da Il passaggio d’Enea, 1956

* ascoltando  Paolo Conte – Genova per noi https://www.youtube.com/watch?v=6xULwPM–KY

(Per altre cose dal mondo, qui:https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/23/cose-dal-mondo-6-un-caffe-a-roma/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/05/23/cose-dal-mondo-5-vecchie-foto-da-firenze/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/05/11/cose-dal-mondo-4-un-valzer-a-vienna/;https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/05/09/cose-dal-mondo-3-tempo-lento-a-venezia/;https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/05/08/cose-dal-mondo-2-una-poesia-incompresa-in-provenza/;https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/05/07/cose-dal-mondo-un-bacio-a-parigi/).

Carta e fiocco non servono

non serve incartare

Regali inaspettati, offerti, sofferti: il più delle volte la carta e il fiocco sono superflui.

Generalizzando

Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi, né che sia.
Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –
la spina della nostalgia.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912-1990), da Res amissa, Garzanti, 1991

 

Offertorio

Come un regalo accetto il tuo silenzio,
con tutto
quel che contiene il suo rigore di roccia.
Con tutte le domande che entrano nel suo cerchio,
il suo graffio, la sua lacrima e il suo ventre
di tamburo che percuoto
e dove solo il colpo risponde.
Come qualcosa che è,
che non può non essere
accetto il tuo silenzio.
Con tutto quel che ha di risposta,
di grido figurato, d’impotenza,
di parole cucite con lunghi fili falsi.

Perché tutto
quel che un uomo vuole sognare entra nel pugno
serrato del silenzio.

In cambio ti offro
tutto il silenzio che il tuo orecchio esige,
che il tuo cuore esige,
ed in punta di piedi
esco da te.
(Io, che sempre ho creduto nelle parole)

Piedad Bonnett (Amalfi, Colombia, 1951), da Fuoco fatuo, ed. Forme Libere, 2012, traduzione di Luca Baù e Alessandra Merlo

 

Certi uomini non ci penserebbero.
Tu invece sì. Tu spesso mi dicevi
che eri stato lì lì per comprarmi dei fiori
ma qualcosa era andato storto poi.

Il negozio era chiuso. O un dubbio avevi,
quel genere di dubbi che si affacciano
alla testa di gente come noi.
Ch’io gradissi i tuoi fiori dubitavi.

Sorridere m’hai fatto, e t’ho abbracciato.
Sorrido ancora adesso. E sappi che
quei fiori, caro, che non mi hai comprato
non sono ancora appassiti per me.

Wendy Cope  (Erith, Regno Unito, 1945), traduzione di Silvio Raffo

 

Saggezza

Quando avrò smesso di spezzarmi l’ali
contro l’insufficienza d’ogni cosa
e imparato che dietro ogni cancello
duro ad aprirsi un compromesso aspetta,
quando saprò guardare fissa in volto
la vita senza scosse, fredda e calma,
lei mi darà la Verità – un gran dono –
e in cambio avrà da me la giovinezza.

Sara Teasdale (1884, Saint Louis, Missouri, 1933), da Gli amorosi incanti, Crocetti, 2010 – traduzione di Silvio Raffo

Ancora sui regali http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/07/03/regali/

*ascoltando Angelo Branduardi – Il dono del cervo https://www.youtube.com/watch?v=KQpYOTMEwYk

Io. Anzi no, io

René Magritte, L'ami de l'ordre

René Magritte, L’ami de l’ordre

Quanti “io” ci sono dentro al nostro “io”?

Io non sono io

                    sono colui
che cammina accanto a me senza che io lo veda,
che, a volte, sto per vedere,
e che, a volte, dimentico.
Colui che tace, sereno, quando parlo,
colui che perdona, dolce, quando odio,
colui che passeggia là dove non sono,
colui che resterà qui quando morirò.

Juan Ramón Jiménez, da Eternità, 1918, traduzione di Claudio Rendina

 

Sotto la mia scrivania
c’è sempre un cane famelico
– che mi nutre con la tristezza.

Sotto il mio letto
c’è sempre un fantasma vivo
– che spaventa chi mi ama.

Sotto la mia pelle
qualcuno mi guarda strano
– pensando che io sia lui.

Sotto la mia scrittura
c’è sangue invece che inchiostro
– e qualcuno che grida in silenzio.

Affonso Romano de Sant’Anna (Belo Horizonte, 1937), da Poesia falada

 

Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
– tutti quanti – il mio volto.

Giorgio Caproni, da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982

*ascoltando Pearl Jam – I Am Mine https://www.youtube.com/watch?v=Nkgv3LoQY2o

Qui, là  o ancora più lontano

quiolà

Qui, là  o ancora più lontano… dove siamo stati e dove andremo veramente? Ma, breve o lungo, che il nostro viaggio sia intenso e libero, in ogni luogo!

Voglio, avrò

Voglio, avrò
se non qui,
in altro luogo che ancora non so.
Niente ho perduto.
Tutto sarò.

Fernando Pessoa – (Quero, terei, da Poesias ineditas).

… e ancora di Fernando Pessoa

Amo tutto ciò che è stato

Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

 

Biglietto lasciato prima di non andar via

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.

Giorgio Caproni, da Tutte le poesie, Garzanti

* ascoltando So Long Ago, So Clear – Vangelis and Jon Anderson

Sassate

pietre

Capita a molti di accorgersi di aver sprecato tempo e pensiero (e anche cuore) in qualcosa che non lo meritava: capita di ricevere sassate. Quante ne hai ricevute tu? Impareremo a scansarle.

(Prendo a prestito le parole di Giorgio Caproni, il poeta  “inaspettato”  dell’esame di Maturità 2017, ma soprattutto un grande poeta).

Sassate

Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.

Giorgio Caproni, da Tutte le poesie, Milano, Garzanti 2013

* Ascoltando Janis Joplin – Down And Out

https://www.youtube.com/watch?v=Z79UwhVPMNs

Qualcosa di bianco

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“È forse perché con la sua indefinitezza, adombra i vuoti e le immensità disumane dell’universo e, in tal modo, ci colpisce alle spalle con il pensiero dell’annullamento, quando contempliamo le bianche profondità della Via Lattea? O è forse perché, nella sua essenza, il bianco non è tanto un colore quanto l’assenza visibile del colore e, al tempo stesso, la fusione di tutti i colori; è forse per questi motivi che c’è una così muta vacuità, piena di significato, in un vasto paesaggio nevoso –  un incolore onnicolore d’ateismo dal quale rifuggiamo?…” Herman Melville, Moby Dick, capitolo 42.

 

“… Il pensiero del nulla si spalanca nella profondità lattea del cielo
Bianco l’inverno bianco, la neve bianca,
bianca la notte
Bianca l’insonnia bianca, la morte bianca
e bianca la paura è bianca
L’universo vacuo e senza colore
Ci sta davanti come un lebbroso
Anche questo è la bianchezza della balena
La bianchezza della balena
Capite ora la caccia feroce? Il male abominevole,
l’assenza di colore”.

Vinicio Capossela, da La bianchezza della balena, in Marinai, Profeti e Balene, 2011, liberamente ispirato al celebre passo di Moby Dick, capitolo 42 (di cui sopra sono riportate alcune righe).

 

Prima luce

Lattiginosa d’alba
nasce sulle colline,
balbettanti parole ancora
infantili, la prima luce.

La terra, con la sua faccia
madida di sudore,
apre assonnati occhi d’acqua
alla notte che sbianca.

(Gli uccelli sono sempre i primi
pensieri del mondo)

Giorgio Caproni, in Tutte le poesie, Garzanti, Milano, 1983.

 

Lieve offerta

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia –

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.

5 dicembre 1934

Antonia Pozzi, da Lieve offerta – Poesie e prose, a cura di Alessandra Cenni e Silvio Raffo, Bietti Edizioni.

*Ascoltando: Cat Stevens – Into White; Vinicio Capossela – La bianchezza della balena.

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