Dove?

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“(…) Esiste un posto dove non siamo di passaggio? Disorientata, persa, sbalestrata, sballata, sbandata, scombussolata, smarrita, spaesata, spiantata, stranita: in questa parentela di termini mi ritrovo. Ecco la dimora, le parole che mi mettono al mondo”.

Jhumpa Lahiri, da Dove mi trovo, Guanda Editore

Dov’è “casa”? Dov’è (se c’è) un punto fisso?

Paesaggio in movimento

Si deve saper andare via
e tuttavia essere come un albero:
come se le radici rimanessero nel terreno,
come se il paesaggio si muovesse e noi restassimo fermi.
Si deve trattenere il fiato,
finché si calma il vento
e l’aria estranea inizia a girarci intorno,
finché il gioco di luci e ombre,
di verde e di blu,
crea gli antichi disegni
e siamo a casa,
ovunque essa sia,
e possiamo sederci e appoggiarci,
come se fossimo alla tomba
di nostra madre.

Hilde Domin, da Con l’avallo delle nuvole, ed. orig. 1987, traduzione di Ondina Granato, a cura di Paola del Zoppo e Ondina Granato, Del Vecchio Editore, Roma 2011

 

Io aspetto
come il melo
aspetta i fiori –
suoi –
e non li sa
puntuali
ma li fa,
simili
non identici
all’anno passato.
Li fa precisi
e baciati nel legno
da luce e acqua
da desiderio
senza chi.
Sorrido sotto il noce
ai suoi occhi tanti
che mi studino bene
la tessitura dei capelli
e ne facciano versi
di merlo e di vespa
di acuti
aghi di pino
e betulla appena sveglia.
Non so chi sono
ho perso senso
e bussola privata
ma obbedisco
a una legge
di fioritura
a un comando precipitoso
verso luce
spalancata.

Chandra Livia Candiani, da Fatti vivo, Torino, Einaudi, 2017

*ascoltando Passenger – Home https://www.youtube.com/watch?v=ZAYZmIfHEiU

(ancora sul Dove?, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/25/verso-dove/)

Le non-parole

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Anche quello che non viene scritto trova posto tra gli spazi di una poesia? Anche il non detto ha il peso di un verso?

 

Più belle

Sono più belle le poesie della felicità.

Come il fiore è più bello dello stelo
che lo sostiene
più belle sono le poesie della felicità.

Come l’uccello è più bello dell’uovo
come è bello quando viene la  luce
più bella è la felicità.

E più belle sono le poesie
che non scriverò mai.

Hilde Domin, da Qui, in Lettera su un altro continente, Traduzione di Ondina Granato, Del Vecchio Editore

 

 

Da questa matita si diparte una strada di grafite
e sulla strada passeggia una lettera, come un cane,
ed ecco una parola come una città abitata
dove forse arriverò domani.

Nina Cassian, da C’è modo e modo di sparire, Adelphi, 2013, traduzione di Anita Natascia Bernacchia

 

                                                    A José Emilio Pacheco

Apro la finestra
che dà
su nessuna parte
La finestra
che si apre verso dentro
Il vento
solleva
istantanee lievi
torri di polvere turbinante
Sono
più alte di questa casa
Stanno dentro
questo foglio
Cadono e si rialzano
Prima di dire
qualcosa
al piegare il foglio
si disperdono

turbini d’echi
aspirati   inspirati
dal loro proprio girare
Adesso
si aprono in un altro spazio
Dicono
non ciò che dicemmo
un’altra cosa sempre altra
la stessa cosa sempre
Parole del poema
che giammai diciamo
È il poema a dire noi

Octavio Paz (1914-1998) da Ritorno (1969-1975), in Octavio Paz-Vento Cardinale e altre poesie, Mondadori, 1984

*ascoltando Pat Metheny – Letter From Home https://www.youtube.com/watch?v=_5-pBkwyUxc

Verso dove?

andare dove

– Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare…
(Jack Kerouac, On the road)

Andare, andare e andare…  ma dove?

Con l’avallo delle nuvole

Ho nostalgia di una terra
in cui non sono mai stata,
dove tutti gli alberi e i fiori
mi conoscono,
dove non vado mai,
dove però le nuvole
si ricordano bene
di me,
straniera,
che non ha casa in cui piangere.
Vado
verso un’isola senza porto,
butto in mare le chiavi
già alla partenza.
Non arrivo da nessuna parte.
La mia tela è come una ragnatela al vento,
ma non si strappa.
E oltre l’orizzonte,
dove i grandi uccelli
asciugano le ali al sole
alla fine del volo,
c’è una terra
dove mi si deve accettare
senza passaporto,
con l’avallo delle nuvole.

Hilde Domin, da Con l’avallo delle nuvole. Poesie scelte, Del Vecchio Editore

*ascoltando Iggy Pop, The Passenger https://www.youtube.com/watch?v=S0nlygb1Qfw

I giorni veri

io non lo so

Dove abita la verità dei giorni che chiamiamo nostri?

Sull’altro lato della luna
vanno
avvolti in abiti d’oro
i tuoi giorni veri
abitano
come te sempre
nella luce
scacciati da qui
cacciati via
lì passeggiano
sai che sono tuoi.

Tu invece accogli
giorno dopo giorno
i loro sostituti:
più stranieri
di ogni Paese straniero.
Sai
che i tuoi
mutano nella luce
si avvicinano a te
giorno dopo giorno
ma sull’altro lato della luna.

Hilde Domin, da  Lettera su un altro continente, traduzione di Ondina Granato, Del Vecchio editore, 2015

*ascoltando Pink Floyd – Brain Damage/Eclipse https://www.youtube.com/watch?v=XUuEeoXOsQM; The Police – Walking On The Moon https://www.youtube.com/watch?v=zPwMdZOlPo8

Sulle nuvole. Anzi no, per terra

“Sognare non costa nulla, è svegliarsi che costa caro.” Ivan Tresoldi, poeta di strada

cadere

Vivere sopra le nuvole oppure sotto, in prossimità del reale? Chissà cosa conviene: si cade spesso, in ogni caso, e quasi mai sull’erba.

Alternativa

Vivevo su una nuvola
su un piatto volante
e non leggevo giornali.
I miei piedi delicati
non percorrevano più le strade
che non sapevano percorrere.
Consolandosi l’un l’altro
come due colombe
rimpicciolivano ogni giorno di più.
Certo ero inutile.
Il piatto di nuvole si spezzò
caddi nel mondo
un mondo di carta smerigliata.
I palmi delle mani mi fanno male
i piedi si odiano l’un l’altro.
Piango.
Sono inutile.

Hilde Domin, da  Lettera su un altro continente, Del Vecchio editore, traduzione di Ondina Granato

* ascoltando Paul Weller – Above The Clouds https://www.youtube.com/watch?v=zgoNgfcmUTY