Ingredienti e procedimento

           (e un pizzico di sale)            

 

Ricetta

Prendete un poeta non seccato,
un fiore e una nuvola di sogno,
tre gocce di tristezza, un tono ambrato,
una vena che sanguina terrore.
Quando l’impasto già bolle e ribolle,
versate luce di un corpo di donna,
condite con un pizzico di morte:
un amor di poeta questo impone.

José Saramago, da In quest’angolo di tempo, in Le poesie, Feltrinelli, 2018, traduzione di Fernanda Toriello

°ascoltando John Renbourn – Scarborough Fair – https://www.youtube.com/watch?v=S46nREvG-1g

Incubi

Da un po’ di tempo sogno spesso di scoprire che presto morirò: questo incubo generalmente  indica che chi sogna è un po’ stanchino (per dirla con Forrest Gump), si  sta arrendendo alle difficoltà  o ha bisogno di una pausa per “ricentrarsi”; quindi  direi che anche (o soprattutto!) gli incubi vanno ascoltati.

P.S. Anche tu hai un incubo ricorrente che sta cercando di dirti qualcosa?

***

Incubo

 

C’è un terrore di mani verso l’alba,
un cigolio di porta, un sospetto,
un grido perforante come spada,
un occhio esorbitato che mi spia.
C’è un fragore di fine e distruzione,
un malato che strappa una ricetta,
un bambino che piange soffocato,
un giuramento che nessuno accetta,
un angolo che salta di imboscata,
un riso fosco, un braccio che respinge,
un avanzo di cibo masticato,
una donna malmenata che va a letto.
Nove gironi infernali ha avuto il sogno,
dodici dure prove da affrontare,
ma spunta il giorno, e il giorno ricompongo:
doveva essere, amore, doveva essere.

José Saramago, da In quest’angolo del tempo, in Le poesie, traduzione di Fernarda Toriello, Feltrinelli, 2017

°ascoltando Dream Theater – Untethered Angelhttps://www.youtube.com/watch?v=gylxuO6dKOw

Quotidiana fantascienza

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Qual è il tuo pianeta d’origine?

 

Fantascienza  I

Forse si fa convesso il nostro mondo
nello stampo positivo di un’altra sfera.

Forse nell’interspazio che sta in mezzo
si scambiano segrete migrazioni.

Forse l’allodola, quando s’invola,
va in cerca d’altri nidi, o d’altro sole.

Forse la cerva bianca del mio sogno
dal concavo del gregge si è perduta.

Forse dall’eco di un lontano canto
è  nata la poesia che facciamo.

Forse soltanto amore è ciò che abbiamo,
forse nostra corona, nostro manto.

José Saramago, da Fino al midollo, in José Saramago – Le poesie, traduzione di  Fernanda Toriello, Feltrinelli, 2017

Quanti anni hai?

quanti anni hai

Quanti anni hai? senti di avere?

 

Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma,
ma con l’intento di continuare a crescere.
Ho gli anni in cui si cominciano ad accarezzare i sogni con le dita
e le illusioni diventano speranza.
Ho gli anni in cui l’amore, a volte, è una folle vampata,
ansiosa di consumarsi nel fuoco di una passione attesa.
E altre volte, è un angolo di pace, come un tramonto sulla spiaggia.
Quanti anni ho, io? Non ho bisogno di segnarli con un numero,
perché i miei desideri avverati,
le lacrime versate lungo il cammino al vedere le mie illusioni infrante valgono molto più di questo.
Che importa se compio venti, quaranta o sessant’anni!
Quel che importa è l’età che sento.
Ho gli anni che mi servono per vivere libero e senza paure.
Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni.
Quanti anni ho, io? A chi importa!
Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento.

José Saramago, da  Poesie, Einaudi, Torino, 2007, traduzione di Fernanda Toriello

 

*ascoltando Vasco Rossi – Quanti anni hai https://www.youtube.com/watch?v=i3SXl_uRLts

 

Dove vai?

dove stai andando

Dove stai andando questa volta? E dove vado io?

(Ma stiamo viaggiando o stiamo scappando?)

Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l’anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l’assenza di avere un fine,
e l’ansia di conseguirlo!
Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.

Fernando Pessoa, in Poesias, da Fernando Pessoa – Poesie scelte, traduzione di Luigi Panarese, Passigli Editore.

 

«Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito».

José Saramago, da Viaggio in Portogallo

altre poesie sul viaggio qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/02/17/viaggio-cercando-che-cosa/
* ascoltando Leonard Cohen – Traveling Light e J.J. Cale – Travelin’ Light 

Lista delle cose da fare: 8 – … e poi anche ridere!

“La vita senza allegria è una lampada senza olio”. Walter Scott, Il pirata

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Sì: ridere e difendere un po’ di allegria, sempre e comunque.  Trovare lo spazio per una risata, tra amici, con il gatto, da soli… trovare lo spazio per ascoltare quella musica che riesce ogni volta a strapparci un sorriso, per fare almeno una cosa che ci fa stare bene. Incredibilmente bene, al di là di tutto. “Alegría! Come un lampo di vita…” (cit.).

Vengano infine

Vengano infine le alte allegrie,
le ardenti aurore, le notti calme,
venga la pace agognata, le armonie,
e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime.
Che vengano, amor mio, perché questi giorni
son di stanchezza mortale,
di rabbia e agonia
e nulla.

José Saramago, da Probabilmente allegria, in José Saramago – Poesie, Einaudi, 2002.

 

Difesa dell’allegria

Difendere l’allegria come una trincea
difenderla dallo scandalo e dalla routine
dalla miseria e dai miserabili
dalle assenze transitorie
e da quelle definitive

difendere l’allegria come un principio
difenderla dallo sbalordimento e dagli incubi
dai neutrali e dai neutroni
dalle dolci infamie
e dalle gravi diagnosi

difendere l’allegria come una bandiera
difenderla dal fulmine e dalla malinconia
dagli ingenui e dalle canaglie
dalla retorica e dagli arresti cardiaci
dalle endemie e dalle accademie

difendere l’allegria come un destino
difenderla dal fuoco e dai pompieri
dai suicidi e dagli omicidi
dalle vacanze e dalla fatica
dall’obbligo di essere allegri

difendere l’allegria come una certezza
difenderla dall’ossido e dal sudiciume
dalla famosa patina del tempo
dalla rugiada e dall’opportunismo
dai prosseneti della risata

difendere l’allegria come un diritto
difenderla da Dio e dall’inverno
dalle maiuscole e dalla morte
dai cognomi e dalle pene
dal caso
e anche dall’allegria.

Mario Benedetti (Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, Paso de los Toros, 1920 – Montevideo, 2009), testo dal web, traduzione di Raffaella Marzano.

*testo originale:

Defender la alegría

Defender la alegría como una trinchera
defenderla del escándalo y la rutina
de la miseria y los miserables
de las ausencias transitorias
y las definitivas

defender la alegría como un principio
defenderla del pasmo y las pesadillas
de los neutrales y de los neutrones
de las dulces infamias
y los graves diagnósticos

defender la alegría como una bandera
defenderla del rayo y la melancolía
de los ingenuos y de los canallas
de la retórica y los paros cardiacos
de las endemias y las academias

defender la alegría como un destino
defenderla del fuego y de los bomberos
de los suicidas y los homicidas
de las vacaciones y del agobio
de la obligación de estar alegres

defender la alegría como una certeza
defenderla del óxido y la roña
de la famosa pátina del tiempo
del relente y del oportunismo
de los proxenetas de la risa

defender la alegría como un derecho
defenderla de dios y del invierno
de las mayúsculas y de la muerte
de los apellidos y las lástimas
del azar
y también de la alegría.

 

Allegria

Faceva freddo. Il vento
mi tagliava le dita.
Ero senza fiato. Non ero
stato mai più contento.

Giorgio Caproni, da L’opera in versi, Mondadori, 1998.

 

* ascoltando: Francesca Gagnon (Cirque du Soleil) – Alegría; Dire Straits – Walk of Life; Giorgio Gaber – L’illogica allegria; R.E.M. – Shiny Happy People.

Silenzio

silenzio
“Si dice che ogni persona è un’isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio,ciascuna con il silenzio che è”.
José Saramago, da La caverna

°°°

“(…) Siamo due silenzi, così uniti
che nessuno può sentire
che quel silenzio che è intorno
è doppio, perché due voci,
tacendo, l’hanno forgiato
per capirsi ancora meglio”.
Pedro Salinas, da  Il Corpo Favoloso

Che cos’è il silenzio? È solo assenza di suono o ci può essere silenzio anche nella confusione più totale? Forse sta a noi trovare un po’ di silenzio (per poterci capire), come un angolo riparato nel bel mezzo di una grandinata estiva. Silenzio come rifugio. O come diverso modo di comunicare. E poi c’è quel silenzio triste: quando non troviamo più la voglia di parlare… che non arrivi mai quel silenzio!

 

Il silenzio

Ascolta, figlio, il silenzio.
È un silenzio ondulato,
un silenzio,
dove scivolano valli ed echi
e che inclina le fronti
al suolo.

Federico Garcia Lorca, da Poema del Cante Jondo, 1921, traduzione di Carlo Bo.

°°°

Silenzio:
graffia la pietra
la voce delle cicale

Matsuo Bashō, da Il fiore della poesia giapponese da Bashō all’Ottocento, traduzione di Elena Dal Pra, Mondadori.

°°°

Parla per me, silenzio

Oggi non era un giorno di parole,
con mire di poesie e di discorsi,
né c’era strada che fosse la nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch’io non posso.

°°°

Com’è fondo il silenzio

Com’è fondo il silenzio tra le stelle.
Non un suon di parola si propaga,
né cinguettio di favolosi uccelli.
Ma là, tra quelle stelle, dove siamo
un astro rinnovato, là si sente
quell’intimo rumor che apre le rose.

poesie di  José Saramago,  da Le poesie possibili, in Poesie, Einaudi, traduzione di Fernanda Toriello.

*ascoltando: Simon & Garfunkel – The Sound of Silence; Depeche Mode – Enjoy the Silence.

Amore e guerra

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In amore e in guerra…, si dice, accostando due situazioni che in teoria non dovrebbero avere nulla in comune. Eppure…

 

Confusione

Amarsi
in un tempo
in cui gli uomini con armi
sempre più perfette si uccidono
a vicenda e affamano l’un l’altro
E sapere
che non si può far molto
e cercare
di non diventare insensibili
Eppure
amarsi

Amarsi
e affamare l’un l’altro
Amarsi e sapere
che non si può far molto
Amarsi
e cercare di non diventare insensibili
Amarsi
e col tempo
uccidersi a vicenda
Eppure amarsi
con armi sempre più perfette

Erich Fried,  da Liebesgedichte, 1979, Berlino (nella traduzione di Gio Batta Bucciol).

 

Manovre militari

Sei campo di battaglia, o solo mappa?
Sei conflitto mondiale, o sei guerriglia?
La cortina di fumo che ti ammanta
reca la pace o rinnovate insidie?

Rinchiuso in questo posto di comando,
faccio avanzare a caso le mie truppe
e troppo in fretta invado, in fretta mollo:
capitano impotente, anzi soldato.

Lottando con fantasmi e desideri,
non sento le pallottole fischiare,
e pianto le bandiere dei miei baci
piuttosto che scavar crateri a morsi.

José Saramago, da Le poesie impossibili, in Poesie, Einaudi, traduzione di Fernanda Toriello

 

L’amore è una guerra

L’amore è una guerra – vuoi convincermi –
con qualche tregua, qualche armistizio,
e io devo essere un cattivo soldato
se vengo a te allo scoperto, senza difese,
a te che sai combattere bene, e colpisci
duro ogni volta (ne porto i lividi
per giorni). Così elaboro tattiche,
complicate strategie: ma a che servono?
Come ti vedo, alzo le braccia, sventolo
un bianco sorriso; e non ti piace, lo so.
Ma forse è questa la mia inconsapevole
rappresaglia: eludere i tuoi piani,
sventare gli attacchi, rendere inutili
le armi, toglierti – insomma – ogni gloria.

Ariodante Marianni, da Stato d’allerta. Poesie 1948-1962.

*ascoltando Scorpions – Love Is War https://www.youtube.com/watch?v=NlNs6FRmQeg

Parole e silenzi

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Che cosa sono e che cosa fanno le parole?  Si parla solo con le parole?
(Due poesie di José Saramago*)

«Le parole sono nuove… »

Le parole sono nuove: nascono quando
in aria le lanciamo in cristalli
di delicate e dure risonanze.

Siam simili agli dei, quando inventiamo
nel deserto del mondo questi segni
come ponti che abbracciano distanze.

 

Nel silenzio degli occhi

In che lingua si dice, in che nazione,
in quale umanità s’è mai imparato
il verbo che può dar ordine al caos
che in questo turbinio s’è formato?
Che sussurro di vento, che dorato
canto d’uccello su in alto posato
può dire, a voce, quello che, tacendo,
nel silenzio degli occhi confessiamo?

 

*José Saramago (premiato col Nobel per la letteratura nel 1998) è autore di moltissime opere che spaziano dai romanzi ai racconti, dalle cronache ai diari e ai drammi, fino alla poesia; quello poetico però, è forse l’ambito in cui Saramago è meno conosciuto. In realtà il suo vero esordio sulla scena letteraria portoghese è avvenuto proprio con la poesia: nel 1966 esce la prima delle sue raccolte Os poemas possiveis (Le poesie possibili). Del 1970 invece è la seconda e ultima raccolta Provavelmente Alegria (Probabilmente allegria).

(Le poesie  qui riportate sono tratte dal volume che comprende entrambe le raccolte: José Saramago – Poesie, Einaudi, 2002, con testo in lingua originale e introduzione e traduzione a cura di Fernanda Toriello; in particolare appartengono a  Le poesie possibili, la prima raccolta fitta di interrogativi con cui l’autore dà vita  a un’operazione di scavo della parola e a una ricerca dell’essenziale).

°Ascoltando Yodelice – Talk To Me https://www.youtube.com/watch?v=CN96ATxu-KM