La vita

La vita,

com’è.

 

Mangiare insieme

So che la mia amica se ne sta andando
anche se è ancora seduta lì
di fronte a me, al ristorante,
e si china sul tavolo a mangiare
il pane nell’olio nel mio piatto, so
che capelli fitti aveva una volta,
e cosa le costa liberarsi
del berretto del suo uomo a metà pranzo,
per guardare negli occhi il giovane cameriere
e sorridere quando ci chiede
se va tutto bene. Lei mangia
come un morto di fame – pollo, involtini di vite,
i fiocchi burrosi di sfoglia –
e ciò che la sta uccidendo
mangia, anch’esso.  La osservo che solleva
un’oliva nera, lustra, e ne stacca
la polpa dal nocciolo, osservo
le lunghe dita, fini, e il volto
gonfio di medicine. Abbassa
lo sguardo sul cibo, fingendo
di non sapere che so. Se ne sta andando.
E continuiamo a mangiare.

Kim Addonizio, da Nuova Poesia Americana, Vol.II, a cura di John Freeman e Damiano Abeni, Black Coffee edizioni, 2020

°ascoltando Adrian Berenguer – Midnight Vals https://www.youtube.com/watch?v=b71azegDGoA

Permanenze

Che cosa vorresti farti tatuare,
per dare almeno a quell’immagine un po’ di permanenza?

Prima poesia per te

Mi piace toccare i tuoi tatuaggi nella più assoluta
oscurità, quando non posso vederli. So per
certo dove stanno, so a memoria la minuta
linea del lampo che pulsa appena sopra
il capezzolo, so trovare, come d’istinto,
le spire azzurre d’acqua sulla tua pelle dove un serpente

s’attorce, affronta un drago. Quando ti tiro a me,

prendendoti fino a quando non resta niente
di noi silenziosi sui lenzuoli, adoro baciare
le figure nella tua pelle. Dureranno finché
non verrai bruciato a cenere; qualsiasi cosa potrà durare
o mutarsi in dolore tra noi, loro saranno in te
ancora. Il pensiero di tale permanenza è spaventoso.
Così li tocco al buio; ma li tocco, ci provo.

Kim Addonizio, da Nuova Poesia Americana, Vol.II, a cura di John Freeman e Damiano Abeni, Black Coffee  edizioni, 2020

♣ ascoltando Negrita – Scritto Sulla Pelle https://www.youtube.com/watch?v=sqwOcGBJpRE

Un’ottima annata?

                                      Acidulo? aromatico? etereo? pungente? …

Degustazione di vini

Mi pare di sentire cuoio screpolato.
Sono quasi sicura del profumo di ciliegia
di uno Shirley Temple offertomi da mio padre
nel 1959, in un bar a Orlando, in Florida,
insieme al cloro
della cuffia a fiori per la doccia di mia madre.
E i baci dell’inverno scorso, come sale su ghiaccio nero,
come una luna fiondata lontano dalla Terra.
Quando Li Po beveva vino, la luna si tuffava
nel fiume e lui la seguiva barcollante.
Probabilmente sentiva il sapore delle risate.
Quando la mia amica Susan beve
piange perché è irlandese
e non ha figli. A me piace assaporare,
ancora una volta, la pioggia cominciata
un pomeriggio che cadeva appena più in là
di dove stavo io, così che piegandomi vi ho immerso
la faccia, io viva in entrambi i mondi contemporaneamente,
sapendo che sarebbe finita, senza che me ne importasse niente.

Kim Addonizio, da Nuova poesia americana, Vol. II, a cura di John Freeman e Damiano Abeni, Edizioni Black Coffee, 2020

♣ ascoltando Bandabardò – Venti bottiglie di vino https://www.youtube.com/watch?v=9zDz5iwktfQ

La memoria

Paul Gauguin, Natura morta con arance, 1881

Paul Gauguin, Natura morta con arance, 1881

Non sono mai riuscita a scrivere un diario personale per più di quindici giorni. Ogni volta, dopo poco mi stancavo e lasciavo che la memoria delle cose vissute trovasse, da sola, il suo posto tra i pensieri (ora però ritrovare quel posto non è sempre facile!). Eppure rileggere un vecchio diario è sempre emozionante. Proprio come il ricordo descritto nella poesia qui sotto:

Se è successo, è successo una volta. Adesso tutto
è memoria – lui tagliava un’arancia: la buccia
intatta, poi il coltello, lo spicchio gelato
sollevato alla mia bocca, la sua bocca, la fine
membrana tra di noi, l’arancia squisita,
lingua, arancia, la mia nudità e la sua,
il modo in cui mi ha spinto contro il frigo –
Ora sento ancora le sue mani, il bacio
che non durò, ma che mandò neuroni gemelli
a balenare folli sulla corteccia. L’amore
è spietato, il modo in cui penetra
e continua ad emettere luce. Accanto alla stufa
mangiammo un’arancia. E c’erano fiori viola
sul tavolo. Era solo questione di ore.

°°°

What happened, happened once. So now it’s best
in memory—an orange he sliced: the skin
unbroken, then the knife, the chilled wedge
lifted to my mouth, his mouth, the thin
membrane between us, the exquisite orange,
tongue, orange, my nakedness and his,
the way he pushed me up against the fridge—
Now I get to feel his hands again, the kiss
that didn’t last, but sent some neural twin
flashing wildly through the cortex. Love’s
merciless, the way it travels in
and keeps emitting light. Beside the stove
we ate an orange. And there were purple flowers
on the table. And we still had hours.

 Kim Addonizio (1954, Stati Uniti), da What Is This Thing Called Love: Poems

*ascoltando Eric Clapton – Old Love https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=O_j9KEjrY4o