Consiglio un libro (n.8): “Alla linea”, di Joseph Ponthus

 

Consiglio un libro: Alla linea, di Joseph Ponthus (2019)

Alla linea è un romanzo-poesia (autobiografico) che racconta, in versi liberi, nudi e concitati, la realtà e i sogni di un operaio interinale, che lavora prima nella conservazione del pesce e in seguito in un mattatoio, in Bretagna.

È un libro che colpisce,  più di un pugno allo stomaco: fa male; ma regala anche dolcezza ed emozione quando l’autore scrive della sua vita parallela, sorretta dall’amore e dalla letteratura.  Un libro di pura, potentissima poesia.

1.

Entrando in fabbrica
Naturalmente immaginavo
L’odore
Il freddo
Il trasporto di carichi pesanti
Il disagio
Le condizioni di lavoro
La catena
La schiavitù moderna
 
Non ci andavo per fare un reportage
men che meno per preparare la rivoluzione
No
La fabbrica è per i soldi
Un lavoro per campare
Come si dicembre Perché mia moglie è stufa di vedermi buttato sul divano in
attesa di un lavoro nel mio settore
E quindi sarà
L’agroalimentare
L’agro
Come dicono
(. . .)
 

29.

(. . .)
Hai finito
Arrivederci
Piccolo interinale
Non ti abbiamo cazziato troppo
Non hai preso giorni di malattia
O peggio per un infortunio
La produzione non si è fermata
 
Arrivederci
Fabbrica
 
Arrivederci
Soldi
 
I soldi da andare a guadagnare raschiare spalare con le braccia la schiena i reni i denti stretti gli occhi gonfi e rossi le mani ormai callose e ruvide la testa che deve mantenere la volontà fanculo.
Arrivederci
 
Quasi non vedo l’ora già di
Tornare in fabbrica
Come se
Non fossi ancora arrivato
Al limite estremo dello sfinimento
Al limite del lavoro
Al limite del mio lavoro
Sulla fabbrica e me stesso
 
“Hai finito
arrivederci”
Così ha detto il capo
Uno dei capi in realtà
 
Non sono i capi che mancano
È il lavoro che manca
Sono i soldi che mancano
 
Finché ci saranno lavori da interinale
Non sarà possibile mettere ilpunto finale
Dovrò tornarci
Alla linea
 

30.
 
Mia adorata moglie
 
Quando leggerai queste parole
Sarò senza dubbio a letto
Crollato
Sognando chissà quale avventura
 
Tornerai a casa
E troverai la casa come
So metterla in ordine io
 
Il computer con la tastiera oggi un po’ devastata dalle zampe
del cucciolo che mi hai regalato a Natale e che siamo andati a
prendere al canile
 
Mi sento come D’Artagnan
Non ricordo se è all’inizio di Vent’anni dopo o di Bragelonne
In attesa di una nuova missione
Che rimugina
E morde il freno nei corridoi del Louvre
Come me qui nella nostra casa di Lorient
Niente lavoro
Che aspetto un posto
E mi arrabbio
Come un cane
 
E piango
Per questi giorni di merda
Senza lavoro
Senza fabbrica
 
Oggi
Ho visto sul sito dell’ufficio di collocamento
 
Un annuncio per un educatore su una barca
Ho risposto naturalmente
 
Ho vantato la mia esperienza con i gamberetti e il pesce
 
Anche se non serve a niente
 
Spero di lavorare
Su questa barca o in fabbrica
Di portare un po’ di soldi
 
Aspetto il lavoro
Aspetto la partenza o l’arrivo della barca
 
Ti aspetto
 

Joseph Ponthus (Reims, 1978-2021), da Alla linea, Bompiani, 2022, traduzione di Ileana Zagaglia

Voi siete…?

schiacciati
Io, voi (e la domanda trabocchetto)

Ancora una volta
ci siamo cascati
̶  sì, detestiamo la logica di mercato
ma la vita è poco logica
e troppo di mercato.
«Voi siete… ? »
hanno chiesto in Banca
e abbiamo risposto con nome e cognome,
invece chiedevano la nostra professione.
Ancora non ci rassegniamo,
no, non rassegniamoci ancora.
E chiediamo:
una Persona,
senza un lavoro,
davvero non esiste?

Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018 (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

*ascoltando The Clash – Career Opportunities
https://www.youtube.com/watch?time_continue=34&v=jZOrkPIZ1JU