Astolfo, dove sei?!

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Ma è davvero così, come fa intendere anche la poesia qui sotto? Quando si ama si cade in una specie di pazzia (si perde la testa!)?
Per recuperare il senno di Orlando, impazzito per amore, Ludovico Ariosto mandò Astolfo sulla Luna: propongo di istituire la figura professionale degli Astolfi!
Che dici, ti pare una buona idea o… l’idea di una pazza?

Dopo

E ora comincia
la piccola vita
del sopravvissuto nella catastrofe dell’amore:

ciao, piccoli cani,
ciao, vagabondi,
ciao, autobus e passanti.

Sono una bimba al seno
appena nata
nel terribile parto dell’ amore.

Non amo più.

Ora posso esercitare nel mondo
iscrivermi a lui
sono un altro pezzo dell’ingranaggio.

Non sono più pazza.

Cristina Peri Rossi (Montevideo, 1941), da Otra vez eros, 1994

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Después

Y ahora se inicia
la pequeña vida
del sobreviviente de la catástrofe del amor:

Hola, perros pequeños,
hola, vagabundos,
hola, autobuses y transeúntes.

Soy una niña de pecho
acabo de nacer
del terrible parto del amor.

Ya no amo.

Ahora puedo ejercer en el mundo
inscribirme en él
soy una pieza más del engranaje.

Ya no estoy loca.

*ascoltando Astolfo – Negramaro https://www.youtube.com/watch?v=BHBHvpil5CU

 

Andare sulla luna?

luna

E sulla luna? Troveremmo quello che non riusciamo a trovare qui?

Orme sulla luna

Quando ho messo piede sulla luna
tutto mi diceva che c’eri anche tu:
il peso più leggero
l’assenza di gravità
i battiti accelerati
la testa presa da quotidiani giramenti
la scomparsa di ogni sorta di ricordi
la Terra fuori posto
e queste orme sulla luna
tutto è segno di te.

Dunya Mikail, da Le notti irachene, 2013 (nella traduzione di Elena Chiti, cfr. rivista Poesia, n. 309/2015)

 

 

(…) Da l’apostolo santo fu condutto
in un vallon fra due montagne istretto,
ove mirabilmente era ridutto
ciò che si perde o per nostro difetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde qui, là si raguna.
Non pur di regni o di ricchezze parlo,
in che la ruota instabile lavora;
ma di quel ch’in poter di tor, di darlo
non ha Fortuna, intender voglio ancora.
Molta fama è là su, che come tarlo,
il tempo a lungo andar qua giù divora:
là su infiniti prieghi e voti stanno,
che da noi peccatori a Dio si fanno.
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vari disegni che non han mai loco,
i vani desidèri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai. (…)
Poi giunse a quel che par sì averlo a nui
(…)
io dico il senno: e n’era quivi un monte (…)

Ludovico Ariosto, da  Orlando Furioso,  canto XXXIV (da ottava 73).

*ascoltando The Police – Walking On The Moon https://www.youtube.com/watch?v=zPwMdZOlPo8