Ragionevole?

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Quanto sei ragionevole da 1 a ± 10?

 

Non sono nata per essere ragionevole. Sono nata per amare, per essere felice, per odiare, per immaginare, per inventare, per capire e anche, di tanto in tanto, per essere ragionevole,
ma non devo essere ragionevole. Essere ragionevole vuol dire adattare i propri pensieri a quel che gli è contrario (…). La lagione pretende la felicità. La ragionevolezza tende al possibile. La felicità non può essere catturata dal possibile. La felicità è l’avvento del miracolo. Il miracolo produce la virtù e la grazia, non viceversa.

Patrizia Cavalli, da Varietà, in Con passi giapponesi, Einaudi, 2019

*ascoltando  Danny Cudd – To the Mirage https://www.youtube.com/watch?v=V60EvIqedvw

Ti ascolta

tiauguro

Immagina che il vento ti venga ad ascoltare: sì, proprio ad ascoltare te.
Che cosa gli diresti?
(Che poi  anche quando il vento sembra non esserci, forse ci ascolta lo stesso)

 

Ma per favore con leggerezza
raccontami ogni cosa
anche la tua tristezza

Patrizia Cavalli, da Poesie: 1974-1992, Einaudi, 1992

*ascoltando  Axel Rudi Pell – Emotional Echoes https://www.youtube.com/watch?v=KcXz4_bb1zE

Se li (ri)conosci, li eviti

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Riconoscere in qualcosa o in qualcuno il profilo di un “gattoevolpe”… : fidarsi oppure no (del proprio intuito)? E tu? Li (ri)conosci i tuoi “gattoevolpe”?

Non affidarti alla mia immaginazione,
non ti fidare, io non ti conservo,
non ti metto da parte per l’inverno…
io ti apro e ti mangio in un boccone.

Patrizia Cavalli, da Le mie poesie non cambieranno il mondoPoesie (1974-1992), Einaudi

*ascoltando Edoardo Bennato – Il gatto e la volpe https://www.youtube.com/watch?v=YoBuv7HR-Fw

Muoviamoci!

have a lot of fun in the universe

Se le cose intorno a noi non si muovono, muoviamoci noi intorno a loro.
(Ballando, per esempio)

 

Ah smetti sedia di esser cosi sedia!
E voi, libri, non siate così libri!
Come le metti stanno, le giacche abbandonate.
Troppa materia, troppa identità.
Tutti padroni della propria forma.
Sono. Sono quel che sono. Solitari.
E io li vedo a uno a uno separati
e ferma anch’io faccio da piazzetta
a questi oggetti fermi, soli, raggelati.
Ci vuole molta ariosa tenerezza,
una fretta pietosa che muova e che confonda
queste forme padrone sempre uguali, perché
non è vero che si torna, non si ritorna
al ventre, si parte solamente,
si diventa singolari.

Patrizia Cavalli (Todi, 1947), da L’io singolare proprio mio (Einaudi, 1999)

*ascoltando (per ballare) Surfaris – Wipe out https://www.youtube.com/watch?v=p13yZAjhU0M

Che albero saresti?

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Se tu fossi un albero, che albero saresti?
(Io sono nella foto qui sopra, un autoscatto con molto vento).

Com’era dolce ieri immaginarmi albero!
Mi ero quasi in un punto radicata
e lì crescevo in lentezza sovrana.
Io ricevevo brezza e tramontana,
carezze o scuotimenti, che importava?
Non ero io a me stessa gioia né tormento,
io non potevo togliermi al mio centro,
io senza decisioni o movimento,
se mi muovevo era per il vento.

Patrizia Cavalli, da Sempre aperto teatro, Einaudi, 1999

*ascoltando Tom Waits – Last Leaf https://www.youtube.com/watch?time_continue=17&v=c-uEjO9zfbc

Il filo tirato

filotirato

Bisogna sempre fare attenzione a non impigliarsi da qualche parte.

Il destino figurato

Poco fa me ne stavo rannicchiata
dentro un mezzo sogno coscienzioso
quando mi è apparso il mio destino figurato,
non visibile al presente o nel futuro
ma sicura proprietà del mio passato:
qualcosa che era lì con me al mio inizio
e che mi equipaggiava, come una maglia nuova,
bella compatta, che poi, non si sa quando,
s’è disfatta. Sì, avevo il mio destino
e si è sciupato. Ma a quale duro ferro
mi si è impigliato il filo? Ecco, lo vedo
che se lo tira via mentre io incosciente
senza girarmi mai per liberarlo
per distrazione mia continuo sempre
a muovermi in avanti, avanti non davvero
che ero in un cerchio dove però molto
mi muovevo con la mia maglia ormai
tutta un groviglio. O dio, o dio,
dunque è così, più avanzo e più mi spoglio!
Avrei dovuto far la balia al mio destino,
tenermelo vicino, buono, al caldo,
ma quel feroce gancio che mi ha strappato
il filo, cosa sarà quel gancio
scostumato per cui ora striscio nuda
dietro al tempo? Ah che stupida idea
questo destino! Rinuncio al suo corredo,
non lo voglio, sarò comunque nuda
quando verrà il momento. Ma come
mi presento, come faccio
con questo assurdo malloppetto sfatto!

Patrizia Cavalli, da Datura, Einaudi, Torino, 2013

 

*ascoltando Stealers Wheel – Stuck In The Middle With You  https://www.youtube.com/watch?v=ofs_GyQXJ9k

Nascosti sotto il tempo

nonesisto

Quanto tempo ti è caduto addosso? Eppure tu ci sei ancora,  sotto i frammenti.

Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.

Patrizia Cavalli, da Il cielo, in Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992), Einaudi, Torino, 1992

*ascoltando Pink Floyd – The Great Gig In The Sky https://www.youtube.com/watch?v=iw8wlede_fk

 

Andiamo a dormire

dormiamoScrivi i sogni che vuoi fare e metti il foglio sotto al cuscino. Chissà se funziona.

Cosí schiava. Che roba!
Cosí barbaramente schiava. E dai!
Cosí ridicolmente schiava. Ma insomma!
Che cosa sono io?
Meccanica, legata, ubbidiente,
in schiavitú biologica e credente. Basta,
scivolo nel sonno, qui comincia
il mio libero arbitrio, qui tocca a me
decidere che cosa mi accadrà,
come sarò, quali parole dire
nel sogno che mi assegno.

Patrizia Cavalli, da Datura, Einaudi

*ascoltando Funkadelic – Maggot Brain
https://www.youtube.com/watch?v=elCC5JKmh54

“Il resto è per i pazzi”

"Man and Woman”, scultura mobile d’acciaio realizzata dall’artista georgiana Tamara Kvesitadze. Installata sulla costa di Batumi, in Georgia.

“Man and Woman”, scultura mobile d’acciaio realizzata dall’artista georgiana Tamara Kvesitadze. Installata sulla costa di Batumi, in Georgia.

Inutile parlare, presupporre o ragionare d’amore. La semplicità dei fatti a volte stupisce.

È tutto così semplice, sì, era così semplice,
è tale l’evidenza che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo: mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani. Il resto è per i pazzi.

 
Patrizia Cavalli, da Pigre divinità e pigra sorte (2006)

 

 

Per riposarmi
mi pettino i capelli,
chi ha fatto ha fatto
e chi non ha fatto farà.

Dietro la bottiglia
i baffi della gatta,
le referenze
le darò domani.

Ora mi specchio
e mi metto il cappello,
aspetto visite aspetto
il suono del campanello.

Occhi bruni belli e addormentati…

Ma d’amore
non voglio parlare,
l’amore lo voglio
solamente fare.

Patrizia Cavalli, da  Le mie poesie non cambieranno il mondo, 1974

*ascoltando  Ben E. King – Stand by Me
https://www.youtube.com/watch?v=esKuC6iXhvs

Nessuno se ne accorge

campana]

Un rumore inascoltato

 

 

Una media di quattrocentottanta
miliardi di battiti al minuto.
E non ci metto gli animali
che non so contarli. E lascio stare gli anni,
e lascio stare i giorni e anche le ore.
Quattrocentottanta miliardi
di battiti mi bastano. Messi insieme
fanno un gran rumore, un rumore
infernale e nessuno se ne accorge.

 
Patrizia Cavalli, da Datura

*ascoltando Oasis – Stop Crying Your Heart Out https://www.youtube.com/watch?v=dhZUsNJ-LQU

(ancora sui battiti più o meno impazziti, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/26/elettrocardiogrammi-poetici/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/06/22/dove-il-cuore/)