I pesi invisibili

C’è una frase che capita di leggere spesso e che viene attribuita ogni volta a un autore diverso. Dice così: “Sii gentile: ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente”. La trovo una frase molto giusta, chiunque ne sia l’autore (e infatti penso che non dovremmo mai permetterci di dire a qualcuno “sei esagerat*!”, o almeno non prima di aver fatto il proverbiale giro nelle sue scarpe).

Ma adesso, che cosa potremmo  offrire come conforto all’autrice di questa poesia, se fosse ancora in vita? Io vorrei  poterle offrire una tazza di calda leggerezza, per  un attimo di riposo da quel suo peso invisibile ma sempre presente.

***

Oggi ho il cuore freddo e azzurro,
gli occhi di foschia
e le mani gelate.

Ah, madre,
come sono stanca,
stanca.
Non ne posso più di questo peso
questo peso cupo
che porto in spalla.

E questi che mi accompagnano
e mi ascoltano
si guardano e si chiedono,
di che peso parla?

Ah madre,
non sai come sono
stanca.

1941

Idea Vilariño (Montevideo, 1920-2009), da Prime poesie, in Di rose che si aprono nell’acqua, Bompiani, 2021, a cura di Laura Pugno