Giorno e notte

fila di pioppi autunno stradajpg

Tu che cosa vorresti chiedere?

Preghiera

Per i miei giorni chiedo,
Signore dei naufragi,
non acqua per la sete, bensì la sete,
non sogni
bensì la voglia di sognare.
Per le notti,
tutta l’oscurità necessaria
per affogare la mia oscurità.

 
***

Oracíon

Para mis días pido,
Señor de los naufragios,
no agua para la sed, sino la sed,
no sueños
sino ganas de soñar.
Para las noches,
toda la oscuridad que sea necesaria
para ahogar mi propia oscuridad.

Piedad Bonnett (Colombia, 1951), da Tretas del débil (Stratagemmi del debole),Valparaíso Ediciones, Spagna 2013, traduzione di Alessio Brandolini

ascoltando John Renbourn – The Black Balloon  https://www.youtube.com/watch?v=tpzGkpH9ZZU

Un filo per ogni ferita

adieu

Anche se può sembrare impossibile, prima o poi ogni ferita si cicatrizza.

 

Le cicatrici

Non c’è cicatrice, per quanto brutale paia,
che non racchiuda bellezza.
Una precisa storia si narra in essa,
un qualche dolore. Ma anche la sua fine.
Le cicatrici, allora, sono le cuciture
della memoria,
una finitura imperfetta che sana
danneggiandoci. La forma
che il tempo trova
di non dimenticare mai le ferite.

°°°

Las cicatrices

No hay cicatriz, por brutal que parezca,
que no encierre belleza.
Una historia puntual se cuenta en ella,
algún dolor. Pero también su fin.
Las cicatrices, pues, son las costuras
de la memoria,
un remate imperfecto que nos sana
dañándonos. La forma
que el tiempo encuentra
de que nunca olvidemos las heridas.

Piedad Bonnett (Colombia, 1951),  da Explicaciones no pedidas, Visor, 2011

 

*ascoltando Leonard Cohen – Come Healing https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=AA9VExCEV_k

Quel ronzio…

il ronzio

Quel ronzio molesto, quei pensieri tiranni, quella musica che-non-vuoi-sentire-ma-guarda-caso-oggi-se-la-contendono-tutte-le-radio.

Musica di sottofondo

Ci sono pene che finiscono
col farci vergognare:

insipida, disonorata, monocorde
come il ronzio
del calabrone contro il vetro o come
una vecchia zia che si insedia in casa
e tesse e tesse borbottando,
così

questa pena che mai se ne andò
e che macchia di fuliggine le mattine.

Nel cinema, nella doccia, nel mercato,
nel mezzo della sera o della notte
la pena dice identiche parole

senza angosce,
senza sfumature,
sorda,
monotematica,
invincibile.

A volte, tuttavia, il feroce
scorpione nascosto si sveglia,

salta
sopra il mio cuore.
Il suo morso
torna a farlo sanguinare.
Dal dolore deduco che non sono morta.

Piedad Bonnett, da Fuoco Fatuo, ed. Forme Libere, 2012, traduzione di Luca Baù e Alessandra Merlo

*ascoltando Avishai Cohen – Remembering
https://www.youtube.com/watch?v=o6vptqMYk3g

(Su altri ronzii:  https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/11/03/un-po-di-polvere/)

Carta e fiocco non servono

non serve incartare

Regali inaspettati, offerti, sofferti: il più delle volte la carta e il fiocco sono superflui.

Generalizzando

Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi, né che sia.
Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –
la spina della nostalgia.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912-1990), da Res amissa, Garzanti, 1991

 

Offertorio

Come un regalo accetto il tuo silenzio,
con tutto
quel che contiene il suo rigore di roccia.
Con tutte le domande che entrano nel suo cerchio,
il suo graffio, la sua lacrima e il suo ventre
di tamburo che percuoto
e dove solo il colpo risponde.
Come qualcosa che è,
che non può non essere
accetto il tuo silenzio.
Con tutto quel che ha di risposta,
di grido figurato, d’impotenza,
di parole cucite con lunghi fili falsi.

Perché tutto
quel che un uomo vuole sognare entra nel pugno
serrato del silenzio.

In cambio ti offro
tutto il silenzio che il tuo orecchio esige,
che il tuo cuore esige,
ed in punta di piedi
esco da te.
(Io, che sempre ho creduto nelle parole)

Piedad Bonnett (Amalfi, Colombia, 1951), da Fuoco fatuo, ed. Forme Libere, 2012, traduzione di Luca Baù e Alessandra Merlo

 

Certi uomini non ci penserebbero.
Tu invece sì. Tu spesso mi dicevi
che eri stato lì lì per comprarmi dei fiori
ma qualcosa era andato storto poi.

Il negozio era chiuso. O un dubbio avevi,
quel genere di dubbi che si affacciano
alla testa di gente come noi.
Ch’io gradissi i tuoi fiori dubitavi.

Sorridere m’hai fatto, e t’ho abbracciato.
Sorrido ancora adesso. E sappi che
quei fiori, caro, che non mi hai comprato
non sono ancora appassiti per me.

Wendy Cope  (Erith, Regno Unito, 1945), traduzione di Silvio Raffo

 

Saggezza

Quando avrò smesso di spezzarmi l’ali
contro l’insufficienza d’ogni cosa
e imparato che dietro ogni cancello
duro ad aprirsi un compromesso aspetta,
quando saprò guardare fissa in volto
la vita senza scosse, fredda e calma,
lei mi darà la Verità – un gran dono –
e in cambio avrà da me la giovinezza.

Sara Teasdale (1884, Saint Louis, Missouri, 1933), da Gli amorosi incanti, Crocetti, 2010 – traduzione di Silvio Raffo

Ancora sui regali http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/07/03/regali/

*ascoltando Angelo Branduardi – Il dono del cervo https://www.youtube.com/watch?v=KQpYOTMEwYk