Quello che abbiamo

 …

 

Abbiamo nel cuore un solitario
amore, nostra vita infinita,
e negli occhi il cielo per nostro vario
cammino. Le spiagge i cieli, la riva
su cui sassi e rovi e il solitario
equisèto, e colli erbosi grassi
rioni, città dispiegate come
belle bandiere, e nude prigioni.
Questa è la nostra vita. Questi nostri
volti vagabondi come musi
di cani ci somigliano. Il vento
il sole le corolle rosse e blu,
i sogni mai sognati i nostri sogni.
Questa è la nostra vita e nulla più.

Beppe Salvia (Potenza, 1954), da Cuore, Interno Poesia, 2021

°ascoltando Pink Floyd – Eyes to Pearls –   https://www.youtube.com/watch?v=D89An7oLYr0

È (quasi) primavera

 

È quasi primavera, io dipingo
già fuori sul terrazzo, tra odori
di mari lontani e queste vicine
piante di odori. La salvia la menta
il basilico e i sedani dipingo
su tele bianche con pochi colori.
Il verde perché son verdi le piante,
e bianco il bianco nulla della tela,
e il rosso dei tramonti su la vela
del cielo che apre un teatro vero
a questi miei pensieri. Io dipingo
la sera quando i tormenti più vivi
accendono il cielo e bruciano il cuore,
e all’alba quando già nulla è la vita.

Beppe Salvia (Potenza, 1954-1985), da Cuore (cieli celesti), 1988

ascoltando  Donovan – Hurdy Gurdy Man, perché a primavera, più che mai, viene voglia di sentir cantare d’amore (è una cosa da matti cantare d’amore in un mondo così? forse sì, ma è comunque necessario) https://www.youtube.com/watch?v=CHxfOZH8cew

Stelle e fango

Sono molto d’accordo con questa definizione data alla (indefinibile) poesia.
Tu che ne pensi?

La poesia non ha bisogno
della prima pagina dei quotidiani,
né di battiti di mani: non è il sogno
della cronaca. Preferisce radure,
vecchi campanili e marine.
La poesia è una baraccopoli
nella quale cadono le stelle
e nessuno ci fa caso.

Dante Maffia (Roseto Capo Spulico, 1946), da Al macero dell’invisibile, Passigli, 2006

 

A torto o a ragione

gatti che hanno litigato

Come ti senti quando hai ragione? E quando hai torto?

 

Aver ragione

Quando a furia di prove e di argomenti
e obiezioni e domande sei riuscito
a farti dare ragione
e l’altro, quello che ha torto,
lo vedi zitto lì davanti,
sgonfio, come morto,
questa scena di uno abbandonato
dalle parole
ti fa talmente patire
che pur di farlo ancora un po’ parlare,
pur di non essere più
lì da solo
vorresti dire che non importa,
che la cosa non è
poi tanto chiara.

Proprio allora
ti accorgi che il discorso
ha lasciato anche te.

Umberto Fiori (Sarzana, 1949), da Chiarimenti, 1995

ascoltando David Gilmour – You know I’m right https://www.youtube.com/watch?v=XVvgoI1YvJM

Anno (nuovo), per favore…

farfalla che vola

Illustrazione di Alessandra Olanow

“Consenti il volo alle cose perdute” mi piace molto come richiesta. Sì, perché spesso ciò che è perduto resta comunque a fare male finché non si trova il coraggio di lasciarlo andare veramente.
In ogni caso, Anno Nuovo, per favore, sii buono…

Anno, portami lontano
dalle cose ripetute
fa che non sia vano
il restare solo
e consenti il volo
alle cose perdute.

1° Gennaio 1935

Carlo Levi (Torino, 1902- 1975), da Carlo LeviPoesie inedite. 1934-1946, Carlo Mancosu editore

Ricorda che…

np

Illustrazione di Martina Heiduczek https://www.instagram.com/martina_illustrates/

Se sfogliamo i vecchi album di foto, però (attenzione)  quelli con le foto dei momenti da dimenticare, quelli delle foto senza la giusta luce (beh, talvolta era proprio buio), forse si attenua un po’ la paura delle fotografie future… (siamo sopravvissuti, dopotutto, nonostante quei brutti album!).

Sono stata una ragazza nel roseto
una ninfa. Quasi fantasma che stava
scomparendo
sono stata una ragazza di sedici anni
distesa. Ho attraversato il deserto
rapidamente, quasi volando,
una statua di pietra del Budda
dormiente, un Budda di cenere
sono stata. Una donna appesa.
Sono stata un uomo duro e forzuto.
Una eccentrica con un pesce in bocca
e poi il bambino dell’imperatore
del giardino orientale. Un albero
forse. Un topo. Un elefante
una lepre. Sono stata campo
di battaglia e una preghiera. Un papavero.
Un intero pianeta. Forse una stella
un lago. Acqua sono stata,
questo lo so. Sono stata acqua
e vento. Una pioggia su qualcosa
che ero stata tempo addietro.
Un giuramento. Un’attesa.
La corsa della gazzella. E proiettile
sono stata, freccia perfetta scagliata,
catacomba. Un credo – un lamento.
Un bastimento fra onde altissime.
Forse anche il mare.
E dunque – di cosa dovrei avere paura
adesso.

Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951), da Le giovani parole, Einaudi, 2015

Un Tango

volantinoalvoloolè

 “Il tango è un pensiero triste che si balla” disse Enrique Santos Discépolo (grande autore di testi di tango oltre che  poeta, attore, autore teatrale, librettista e regista).

Anche una poesia (secondo me, e, ripeto, secondo me) è un po’ così: deve avere qualcosa di improvvisato, una buona dose di eleganza e tanta  passione.

Altrimenti non fa ballare.

Tango

Poi sulla pista ardente
lontanamente emerse
la donna spagnola,
era un’ombra intangibile in un soffio
di musiche viola il suo sorriso.

Percepiva l’accento
della notte col senso melodioso
del suo passo e quel ciclo
di libertà infinita era l’evento
triste della sua vita senza scampo.

Mario Luzi, da Avvento notturno, 1938

*ascoltando Tango Gotan Project – Milonga De Amor https://www.youtube.com/watch?v=77fmgTI5Cn4

Acqua e sapone

bathroom
Due poesie con acqua e sapone (e una buona dose di malinconia).

La saponetta

Tu pensavi che cosa mi regalerà
finalmente è venuto Natale
eccomi qui alla porta, e tutto
è Natale scrupolosamente
l’esatto sogno dei bambini
col gelo col grigio col vento
che fa turbinare quei cosi
di ghiaccio e di neve e le famiglie
che si chiudono come valve
tram fermi automobili poche
eccomi qui da te col regalo
io che te lo avevo promesso
ciao ciao ho avuto la forza
di arrivare fin qui se non altro.
Ma dico: quando l’avrai consumato
e resterà un fogliettino
un fagiolo un cece un nulla
e ti scivolerà fra le dita
precipitando giù nel lavandino
dico, amore, per un istante almeno
ti ricorderai di me?

Dino Buzzati, da Il capitano Pic e altre poesie, 1965

 

Dicono

Dicono che un buon bagno
cancella tutto.
Io è da anni che mi bagno
mi strofino
mi arrosso
e non ho potuto strapparmi
le tue mani.

°°°

Dicen

Dicen que un buen baño
lo borra todo.
Yo tengo años de bañarme
frotartme
enrojecerme
y no he podido arrancarme
tus manos.

Lucía Rivadeneyra (Morelia, Michoacán, 1957), da
Antología general de la poesía mexicana: Poesía del México actual-Seleccíon y notas de Juan Domingo Argüelles

 

*ascoltando Buckethead – Padmasana https://www.youtube.com/watch?v=5Nj1D2y-PY8