Le parole, le carezze

chagall le coq rouge-chagall

Particolare da Mark Chagall, “Le coq rouge”, 1957

 

Ogni avarizia è poco delicata, ma l’avarizia di parole (soprattutto se gentili) è forse la più assordante, nel suo silenzio: il silenzio di quello che vorremmo sentire e di quello che alla fine non viene detto si somma al silenzio che poi rimane e rimbomba nella memoria. Il momento presente ha bisogno anche di parole (e gesti, possibilmente): c’è il pericolo che le parole tenute per un qualche domani, e poi mai dette, continuino a rimbalzare a lungo nella nostra mente sotto forma di rimpianto. Diciamole le parole che sanno essere carezze.

 

Formica

Su non vedi che sono un po’ formica
dimmele allora quelle parole buone
le metterò via tutte bene in cantina
per quest’inverno
quando per niente gelo
lo sai come sono fatta.

Vivian Lamarque, da Poesie 1972 – 2002, Mondadori

 

Pudore

Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.

Antonia Pozzi, da Guardami: sono nuda

*ascoltando Depeche Mode – One Caress https://www.youtube.com/watch?v=fphsbLtrDe8

Tornare indietro

rewind

Fernando Pessoa e  Jim Morrison: è un accostamento  piuttosto inusuale, lo so.
Il fatto è che nella mia mente la poesia non segue le antologie scolastiche  e quindi spesso mi faccio “incantare” solo da un tema comune.
E in questi due brani poetici,  pur con parole e modi completamente differenti, due scrittori hanno espresso il rimpianto per il tempo passato  (e per quello che in quel tempo non è stato fatto).
Hanno espresso uno dei desideri più comuni: tornare indietro nel tempo.

 

Batte la luce in cima (Bate a luz no cimo)

Batte la luce in cima
alla montagna,  vedi…
Senza volere,  rimugino
ma non so che cosa…

Non so cosa ho perduto
o cosa non ho trovato…
Vita che ho vissuto,
quanto male io l’amai!…

Oggi voglio tanto
che non lo posso avere.
Di mattina c’è il pianto
ed alla sera.

Quanto avrei voluto tendere
ad essere felice…
Come il mondo è piccolo,
e il poco che io volli!

Va morendo la luce
in cima alla montagna…
Come un fiume il flusso
la mia anima bagna.

Ma non mi accarezza,
non mi calma nulla…
Povero bambino
perduto nella strada!…

Fernando Pessoa, da Poesie scelte, a cura di Luigi Panarese, Passigli Editore, 1993.

 

Se solo potessi

Se solo
potessi sentire
Il canto
dei passeri
&  sentire l’infanzia
trascinarmi indietro di nuovo

Se solo potessi sentirmi
trascinare indietro
di nuovo
&  sentirmi abbracciato
dalla realtà
di nuovo
Io morirei
Morirei felice

Jim Morrison, da Tempesta elettrica – Poesie e scritti perduti, Mondadori, 2001, traduzione di Tito Schipa jr.