In cerca di trasparenza

 

Trasparenza: una parola bellissima (ma poco “vissuta”?).

 

Vi invito alla trasparenza
vi invito all’istante di verità
Che vale una vita come la nostra
vi chiedo
Osservate l’infinito delle costellazioni
osservate il lungo cammino
della nostra specie intelligente
immergetevi nel dedalo senza uscita
dell’uomo
ma meditate infine
fermate la macchina infernale
dell’accumulazione
infrangete il tempo
del progresso senza memoria
ricordatevi della vostra infallibile ferita
accettate questo piccolo lotto di smarrimento
Così
voliamo in soccorso del futuro

***

Je vous invite à la transparence
je vous invite à l’instant de vérité
Que vaut une vie comme la nôtre
je vous le demande
Observez l’infini des constellations
observez le long cheminement
de notre espèce intelligente
plongez dans le dédale sans issue
de l’homme
mais méditez enfin
arrêtez la machine infernale
de l’accumulation
brisez le temps
du progrès sans mémoire
souvenez-vous de votre infaillible blessure
acceptez ce petit lot de désarroi
Tels
volons au secours du futur

Abdellatif Laâbi (1942, Fés) – da Poesia della migrazione,  A ricomporre il colore dei suoi occhi. Poesie e altri testi scelti, 1966-2014, traduzione di Chiara De Luca

°ascoltando Radiohead – Karma Police https://www.youtube.com/watch?v=1uYWYWPc9HU&t=7s

Possibilmente…

… fuori dal centro commerciale:

La poesia salverà il mondo

Un giorno
schiere di analfabeti malvagi
finalmente
declameranno versi
e i boia, pentiti
ricuciranno le teste mozzate.

Risorgeranno gli essiccati
dal vento violento
dei mulini della quotidianità.

Lungo il tempo
(dove affogano i delicati)
la poesia
sboccia in piccoli fiori
stitici
e innocui.

Tuttavia insiste.

Possibilmente
un giorno più scuro del solito
la poesia salverà anche me

me
che guardo
le lunghe colonne d’infelici
impegnati a salire le scale
senza scalini
del centro commerciale.

Massimiliano Damaggio, da Poesia come pietra, Ensemble Edizioni, 2012

 

Compagna Poesia (provaci tu)

Messaggio (rivoluzionario??) fotografato dalla vetrina di un negozio

Messaggio (rivoluzionario??) fotografato dalla vetrina di un negozio

È rivoluzionaria la poesia?
Secondo me sì (se è poesia onesta): a volte lo è per la società, ma sempre lo è per l’individuo.

***

Alla Poesia

Riconoscente ti saluto poesia
perché oggi che ti ritrovo
(nella vita e nei libri)
non sei più solo per l’incanto
grande ornamento della malinconia.

Oggi puoi anche migliorarmi
aiutarmi a servire
questa lunga e dura lotta del popolo.

Ora sei al tuo posto:
non sei più la splendida alternativa
che mi allontanava dal mio vero posto.

E continui ad essere bella
compagna poesia
tra le belle armi reali che brillano sotto il sole
tra le mie mani o sulla mia schiena.

Continui a brillare
insieme al mio cuore che non ti ha mai tradita
nelle città e sulle montagne del mio paese
del mio paese che si rialza
dall’infanzia e dall’oblio
per mettere fine alla sua vecchia pre-istoria
di dolore e sangue.

Roque Dalton (San Salvador- El Salvador, 1935-1975), da Il cielo per cappello, traduzione di Emanuela Jossa e Irene Campagna, Multimedia Edizioni, 2011

ascoltando Modena City Ramblers – Mia dolce rivoluzionaria https://www.youtube.com/watch?v=XfypPKGZVUo

Distanziamenti

Aprile 2020 (emergenza Covid 19): senzatetto a Las Vegas - "distanziamento"

Aprile 2020 (emergenza Covid 19): senzatetto a Las Vegas – “distanziamento” (foto da tg24.sky.it)

[Viaggiando in una comoda auto]

Viaggiando in una comoda auto
in una strada bagnata di pioggia,
vedemmo un uomo tutto stracciato sul far della notte,
che ci faceva cenno di prenderlo con noi, con un profondo inchino.
Avevamo un tetto, avevamo un posto e gli passammo davanti
e udimmo me che dicevo con voce stizzosa: no
non possiamo prendere su nessuno.
Eravamo proseguiti un bel pezzo, forse una giornata di cammino
quando d’improvviso mi spaventai della mia voce
del mio contegno e di tutto
questo mondo.

Bertold Brecht, da Poesie 1933-1938

*ascoltando   John Frusciante –  Central  https://www.youtube.com/watch?v=SvKbKTwb7xw

“È come ci comportiamo”

Io, tu, lui, lei, noi, voi, loro…

 

La Biologia d’Amore

La Biologia d’Amore
dice il mio nuovo amico
Humberto Maturana
non è un Problema di Virtù
no, non è una Questione Morale.
È come ci comportiamo
per far sorgere la vita,
e come ci comportiamo
per tenere la vita vicina
vicina al cuore.
Come ci comportiamo
per conservare
e servire
la Biologia d’Amore.

Questa è la nostra vera intelligenza
e se la nutriamo
ci apriamo
come fiori
diventiamo noi stessi
Homo sapiens amans.
Riguadagniamo il nostro terreno
la terra del nostro essere.
Altrimenti
ci chiudiamo
avvizziamo
ci ammaliamo
chiudiamo fuori gli altri
“ci inviluppiamo”.
Homo sapiens aggressans.
È proprio
semplice.
Ogni deviazione
da questo fondamentalismo
fondamento d’amore
della Biologia d’Amore
è una eresia
semplice eresia
attraverso cui
diventiamo
la gabbia
di noi stessi.

Leon De Kock (Sudafrica, 1956), in Poesia: mensile internazionale di cultura poetica, Vol. 26, n. 279, 2013, pp. 64-71,  a cura di Franco Arato;

nella poesia viene citato Humberto Romesín Maturana, che è un biologo, sociologo e filosofo cileno, nato nel 1928. Egli sostiene (senza dare un imperativo etico) che, vivendo nell’amore e nella vicinanza dell’Altro, siamo esseri etici e non rischiamo di venire intrappolati nella cultura della dominazione e della sottomissione o nella cultura dell’indifferenza (Dávila X. Y., Maturana H. R., 2008. Habitar Humano, en seis ensayos de Biología).

* ascoltando Niccolò Fabi – Io Sono L’Altro https://www.youtube.com/watch?time_continue=127&v=cLRe-RmVfic&feature=emb_title

Che ansia!

Particolare della copertina dell'album In the Court of the Crimson King, King Crimson, 1969

Particolare della copertina dell’album In the Court of the Crimson King, King Crimson, 1969

Il traffico, le convenzioni sociali, gli happy hour, i saldi di fine-inizio-mezza stagione…

che ANSIA!

Stanze del crepuscolo

El más truhán se lleva la mano al corazón,
y el bruto más espeso se carga de razón.

Antonio Machado

 

Crepuscolo. Una donna impellicciata
ne chiama un’altra sull’altro marciapiedi
come da un’altra riva, che cammina
lenta con un bambino per mano costeggiando
le luminarie di quartiere, il traffico, l’opaco
fiume di un martedì. E «No,» risponde
«no grazie, ho appena fatto la merenda di Natale
all’asilo, sono piena come un uovo
di Pasqua», e si allontana ridendo
da sola alla battuta involontaria. Il bambino
la segue con aria candida e paciosa
forse sperando nei cartoni
animati o invece solo
torpidamente digerendo il pandoro.

Per strada, da un giornale abbandonato
urla la faccia del politico di turno,
dichiara:«Sono fiero
di me che rappresento
il bene del Paese. La mia è stata
comunque una grande avventura,
la nostra gente lo sa,
malgrado la stangata che mi sono
beccato. E gli altri,
Raus». «Sembra il Duce»,
ha detto un giorno mia madre
non di lui ma di un suo simile
certo persino peggiore
o più potente e più bieco.

Dicono che in tedesco la parola Angst
copra lo spettro livido che corre
dall’ansia alla paura, con ogni sfumatura
intermedia: cieco timore, angoscia,
presentimento cupo di sventura,
cristalli rotti, roghi e il resto poi,
che consegue. Economia
semantica, riassumere
in cinque lettere tutto il venir meno
della luce. Tutto lo sprofondare
fra di noi.

Fabio Pusterla (Mendrisio, Svizzera, 1957), da Cenere o terra, Marcos y Marcos ed.

*ascoltando CCCP – Stati di agitazione https://www.youtube.com/watch?v=7SU6CIjbBUQ