Uno scatto

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Uno scatto verso il verde (speranza).  Stop ai lamenti!

Cos’è che ho detto? Che cos’è che ho detto?
Oh cara vita santa, mi vergogno.
Viva di verde voglia senza oggetto,
risorga verde e vivo il mio bel sogno.

Patrizia Valduga, da Quartine. Seconda centuria, Einaudi, 2001

*ascoltando David Gilmour – Coming back to life https://www.youtube.com/watch?v=PCSFz_YycYA

Resisti

filo

Se hai voglia di osservare puoi scoprire dei tesori inaspettati  nei luoghi più impensati.
Anche per questo, resisti.

 

Non cadere

Sii grato al mattino
che scioglie il buio
nero di ogni notte
sii grato
alle nuvole
di novembre
che piangono
luce
sul filo del tuo sperare.

E resisti.

Non cadere, non ancora:
stringi  quel filo
bagnato di luce.

Irene Marchi, da L’uso delle parole e delle nuvole, Cicorivolta Edizioni, 2020

*ascoltando Edvard Grieg, Il mattino da Peer Gynt – Suite per orchestra, Nr. 1 (Op.46)
https://www.youtube.com/watch?v=IQxMXixxhzI

(Ancora sul non arrendersi: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/08/27/la-cura/)

Illuminiamoci più spesso

caffè

Anche se c’è sempre la guerra (fuori e dentro di noi), vale la pena provarci:

Illuminiamoci più spesso

Illuminiamoci più spesso,
bevendo un caffè
parlando di te e di me
parlando anche col gatto.
Illuminiamoci lo stesso
anche se fa troppo freddo
anche se cʼè sempre la guerra.
Illuminiamoci per dispetto
alla faccia del dolore
facendo il verso al buio.
 
Forza, illuminiamoci vivendo.
 
Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018 (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

* ascoltando Listen to the Music – Playing For Change – Song Around The World https://www.youtube.com/watch?v=t4sK8d48Exs

Nonostante tutto

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Per chi sta vivendo una notte troppo lunga.
Nonostante tutto, tu sei, io sono, …

 

Verbo essere (comunque)

Nonostante tutto
io sono
tu sei
noi siamo
oltre lʼinvisibile notte
che ci è caduta addosso
oltre la voglia
stanca
di non essere più
oltre il silenzio che ci soffia contro.
Io sono tu sei noi siamo.
Parole che respirano
̶  e possono urlare  ̶
punti fissi ma liberi
di ogni invisibile notte
che ci attraverserà.

Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018 (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

*ascoltando Linkin Park – One More Light  https://www.youtube.com/watch?v=Tm8LGxTLtQk

Ma no, dai…

domani è2 

Ma no,  no… “domani è un altro giorno” non è solo un ricordo cinematografico, è la verità. Perciò domani arriverà. E poi ancora domani, e ancora…

Se morissi stanotte

Se morissi stanotte
se potessi morire
se io morissi
se questo coito feroce interminabile
lottato e senza clemenza
abbraccio senza pietà
bacio senza tregua
raggiungesse il suo apice
e si allentasse
se proprio ora
se ora
socchiudendo gli occhi io morissi
sentissi che è passata
che ormai l’ansia è finita
e la luce non fosse più un fascio di spade
e l’aria non fosse più un fascio di spade
e il dolore degli altri e l’amore e vivere
e tutto non fosse più un fascio di spade
e la facesse finita con me
per me
per sempre
e che non dolesse più
e che non dolesse più.

Idea Vilariño (Montevideo, 1920 – 2009), da Nocturnos / Notturni, 1955, traduzione  di M. Canfield

*ascoltando Fleetwood Mac – Don’t Stop (Thinking About Tomorrow) https://www.youtube.com/watch?v=TytGVo1O3_w

(Meglio fare così: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/31/proposito/).

Proposito

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Forse quello che dobbiamo sempre riproporci di fare è, semplicemente, sperare.  Ogni giorno.

 
La  speranza è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola – di me.

Emily Dickinson (traduzione di Barbara Lanati)

 

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
 
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954)

*ascoltando: di Ben HarperWith my own two hands https://www.youtube.com/watch?v=aEnfy9qfdaU e Better Way https://www.youtube.com/watch?v=XOZj1Xyx354; Cat Stevens – Peace Train https://www.youtube.com/watch?v=eaNtV_iU61U

P.S. Ciao, buon anno!

Speriamo

Christmas Peace

In questo momento (8 dicembre 2017) in tutto il mondo ci sono conflitti in atto in almeno 67 stati, che coinvolgono 776 gruppi di milizie e guerriglieri. Non so se sono io sbagliata, ma più passano gli anni, più mi risulta difficile pensare al Natale senza tristezza: troppe persone che mancano, troppi ricordi forti, e sempre troppo mondo in guerra, appunto. Ma quello che ancora rimane è una piccola speranza un po’ bambina. La speranza nella parte migliore dell’Uomo. Speriamo.

Quante volte ancora?

Quante volte raccontate
le strade gelate,
la sera vuota
di un soldato?
Con la testa china
noi
accanto a lui
sordi
alle risposte della storia
o troppo forte
la voce
degli uomini di guerra.

 
Giochi di strategia

Le nostre finestre
non hanno tende
ma bandiere
che sigillano pensieri e gesti
in quei colori.
Siamo uomini,
ci basterebbe una bandiera
unʼunica bandiera che non si trova più.
Pazienza,
continueremo a giocare a Risiko.

©irenemarchi2014 (da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015)

*ascoltando Litfiba- L’impossibile https://www.youtube.com/watch?v=d7m_p94hzkQ “Lettera ai potenti della Terra/padroni delle banche e della guerra (…)”

Fuori tema n. 3: una storia di speranza

Foto (elaborata) da archivio fotografico di www.parada.it

Foto (elaborata) da archivio fotografico di www.parada.it

Un fuori tema che ha come protagnista la speranza. Perché la speranza  è fondamentale per vivere.

Come nasce una speranza: il clown Miloud e i bambini di Bucarest

Miloud Oukili, di origini franco-algerine, ha vent’anni quando nel 1992 arriva a Bucarest (la Romania è uscita solo tre anni prima dal regime di Ceauşescu).

È un clown itinerante e con la valigia dei trucchi è pronto a portare la sua arte per le strade della capitale rumena. E proprio in queste strade incontra quello che sarà il suo destino.

Il destino per lui ha il volto dei bambini e dei ragazzi che sono soli e allo sbando: scappati dagli orfanotrofi o da deleterie situazioni familiari, vivono nelle fogne e tra le tubature dell’acqua calda della città, arrabattandosi tra furti, violenze, elemosina,  prostituzione e sniffando la colla per stordirsi.

Sono parecchie centinaia (e ancora oggi ce ne sono circa 1500). Miloud non parla la lingua di questi ragazzi, ma sono loro ad avvicinarlo, attirati dai suoi trucchi da clown. Quello che lui propone con umiltà e generosità è uno scambio: se gli insegneranno il rumeno, lui insegnerà loro i trucchi della sua arte.

In questo modo Miloud si fa accettare (pur non essendo né un operatore sociale né un educatore) e riesce a creare con questi ragazzi una sorta di famiglia. Realizza dal nulla uno spettacolo e una scuola di arti circensi (nel 1994 Miloud e i ragazzi partecipano al festival di arte medioevale di Sighisoara, raggiungendo con l’esibizione un reale successo) e soprattutto riesce a far nascere in loro l’idea di un sogno: sfuggire a quella disperante realtà.

Quattro anni dopo il suo arrivo a Bucarest, Miloud fonda Fondation Parada con cui aiuta questi ragazzi di strada a crescere e a superare il senso di emarginazione, occupandosi della loro istruzione e svolgendo il recupero sociale mediante l’insegnamento delle tecniche di espressione artistica e circense (per dare poi vita a spettacoli rappresentati in tutta Europa).

Da questa esperienza, nel 2008 è nato anche un film: il lungometraggio di Marco Pontecorvo intitolato Pa-ra-da, esistente anche in dvd.

Sono davvero tanti i bambini salvati grazie a questo generoso impegno di Miloud (molti si sono reinseriti nelle famiglie d’origine, altri si sono creati un futuro attraverso l’istruzione e un nuovo lavoro, altri ancora sono diventati educatori e artisti e hanno contribuito a far conoscere e a combattere il problema, ora aggravato dalla diffusione delle droghe pesanti) e ancora, ogni giorno, la sua fondazione opera in Romania per il recupero sociale di moltissimi minori. Purtroppo questa situazione non è stata risolta del tutto: nel sottosuolo di Bucarest e di altre città della Romania si nasconde tuttora un inferno per tantissime persone.

 – In Italia è nata nel 2006 la Parada Italia Onlus che sostiene le attività di recupero e istruzione dei minori a Bucarest e organizza sul territorio nazionale gli spettacoli circensi dove i ragazzi di Miloud si esibiscono.

(articolo già apparso nel 2015 qui https://caffebook.it/2015/07/14/come-nasce-una-speranza-il-clown-miloud-e-i-bambini-di-bucarest/).

Almeno un puntino

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Ti auguro di trovare almeno un puntino di luce e di poesia in ogni cosa. E soprattutto un puntino di speranza, perché se ci guardiamo attorno, vicino e lontano, ci accorgiamo che è l’unica cosa che serve.

Ode alla speranza

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.

Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954), traduzione dal web.

* dato che tra poco è Natale, ascolterei Pearl Jam – Let me sleep (It’s Christmas Time) https://www.youtube.com/watch?v=CzjgMXseMvg e due superclassici: John Lennon – Happy Xmas (War Is Over) https://www.youtube.com/watch?v=z8Vfp48laS8  e Charles Brown – Please Come Home For Christmas https://www.youtube.com/watch?v=vxpgWkqlUvk  (con anche il magico fruscio del vinile!).

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Riàlzati!

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Riàlzati, afferra la tua tristezza e giocaci a palla, fanne una torta, dipingici un quadro, cantala in faccia al buio.  Riàlzati, che fai a terra? Che ci faccio io? Rialziamoci!

(Le due poesie che seguono sono di  Shibata Toyo,  una signora giapponese che ha iniziato a scrivere poesie a novantadue anni per vincere la sua depressione. Sono poesie semplici, che narrano la vita senza travestimenti letterari: parlano di speranza che può arrivare da semplici attimi quotidiani. Una poesia ottima per rialzarsi.)

 

A me stessa

Senza sosta
gocciolano
le lacrime che cadono dal rubinetto.
 
Per quanto si soffra
o si sia tristi
non bisogna
continuare ad angustiarsi.
 
Con decisione
apro il rubinetto
e di getto faccio scorrere
le lacrime.
 
Avanti! In una tazza nuova
berrò il mio caffè!

 

Il cielo

Quando sono triste guardo il cielo:
nuvole che hanno l’aspetto di una famiglia,
nuvole simili alla cartina del Giappone.
Ci sono anche nuvole che si divertono ad inseguirsi.
Ma dove andranno tutte quante?
Al tramonto, le nuvole tinte di rosso,
di notte, le stelle del firmamento.
Anche tu devi trovare il tempo
di alzare lo sguardo al cielo!

 

Shibata Toyo, da  Se sei triste guarda il cielo, Mondadori, 2012.

* Si potrebbe ascoltare: Max Gazzé – Splendere ogni giorno il sole