“Sapiens”?

 

Fotografia di reginald-van-de-velde

Fotografia di Reginald Van De Velde

Come darle torto?

Apostrofe all’uomo

(pensando che il mondo sia pronto per un’altra guerra) 

Deprecabile  stirpe, annientati, scompari. 
Produci  più in fretta, avanza, usurpa, canta inni, 
costruisci più macchine  da guerra; continua a blaterare, 
per monumenti, denaro, sfilate; ancora una volta 
trasforma la sbigottita ammoniaca  e la cellulosa perplessa 
in esplosivi; e in putridume gradito alle mosche 
corpi giovani pieni di speranza; esorta, prega, 
sdègnati, scrupolosa, accetta tutto tranne la sconfitta; 
fatti fotografare; consultati, raffina le tue formule; 
metti in vendita batteri nocivi alla pelle, 
metti pure la morte sul mercato; 
produci, avanza, usurpa, espanditi, annièntati e muori, 
‘homo’ cosiddetto ‘sapiens’.

Edna St.Vincent Millay, (Rockland – Maine, 1892 -1950), da Edna St.Vincent Millay – Poesie, traduzione di Silvio Raffo, Crocetti Editore

Stiamo bruciando

nasa_incendi_mappa

Mappa pubblicata dalla NASA (agosto 2021): i punti rossi indicano i luoghi (rilevati con lo strumento satellitare Modis) dove sono in corso incendi

“Il miracolo avverrà”? Speriamo.

E davvero “non meritiamo più niente”?
Questo purtroppo è quasi certo, perché dopo aver (tra le altre cose) dato fuoco alla Terra, stiamo organizzando voli tu-ri-sti-ci (!) nello spazio…

L’aria
è piena di semi volanti
la natura
spasima nei suoi supremi orgasmi
sparge semi di vita
anche sulle terre morte
il miracolo avverrà
anche se non meritiamo più niente.

Luigi di Ruscio (Fermo, 1930 – 2011), da Iscrizioni (collana di inediti online curata da Biagio Cepollaro (http://www.cepollaro.it/poesiaitaliana/DiRuIscr.pdf)

♥ ascoltando Neil Young with Crazy HorseShut It Down https://www.youtube.com/watch?v=AXgNmK-deZc&t=1s

Senza frontiere

globo terrestre

(Le nuvole non conoscono le frontiere)

 

Frontiere di paglia

 

La terra non sa di avere limiti.
La terra sa che nel muoversi
inghiotte il tempo nello spazio
ignorando le frontiere.
Si obnubila quando i venti la spazzano
non sa più dove inizia e finisce.
È felice di essere rotonda e nuotare
mentre le nubi cancellano le immaginarie
      linee che gli uomini inventarono
      per la guerra.

Carmen Yañez, da Senza  Ritorno, Guanda Editore, 2020

 

♥ ascoltando Buffy Sainte Marie – Universal Soldier https://www.youtube.com/watch?v=zYEsFQ_gt7c

Nel cerchio

nel cerchio copia

Preghiera dal cuore dell’America

Levarsi di nuovo
al centro e circondati da ogni cosa.
Levarsi, vicini gli uni agli altri
come sorelle e fratelli, madri e padri,
figlie e figli, nonne e nonni –
le generazioni passate e presenti del nostro popolo.
Levarsi di nuovo
insieme e al centro di ogni elemento della vita,
la terra, i fiumi, le montagne, le piante, gli animali,
ogni forma di vita che ci circonda,
che ci include.
Levarsi nel cerchio dell’orizzonte,
il cielo del giorno e il cielo della notte,
il sole, la luna, il ciclo delle stagioni
e la madre terra che ci sostiene.
Levarsi di nuovo
con tutto ciò
che fu nel passato,
che è nel presente,
e che sarà nel futuro
consapevoli
di avere un rapporto responsabile
e giusto, pieno d’amore e di comprensione,
per il bene della terra e di tutto il popolo;
chiediamo umilmente alle forze generatrici di vita
che ci sia data parte del dono della creazione
affinché possa esserci d’aiuto in modo che la nostra lotta
e il nostro lavoro siano anch’essi creativi
per la continuazione della vita.
Levarsi di nuovo, al centro e circondati da ogni cosa
con sincerità chiediamo speranza, coraggio, pace,
forza, visione, unità e perseveranza.

Maggio 1980

Simon J. Ortiz, poeta nativo-americano Acoma [AKO-ME],1941, New Mexico (testo e traduzione da Casa della Poesia http://www.casadellapoesia.org/)

*ascoltando Simon & Garfunkel – El Condor Pasa (If I Could) https://www.youtube.com/watch?v=i6d3yVq1Xtw

(immagine di Alessandra  Olanow, da https://alessandraolanow.shop/pages/about)

Utopia?

comestai copia

Noi uomini

Vengo a cercarti, fratello, perché porto la poesia,
che è come portare il mondo sulle spalle.
Sono come un cane che ruggisce solo, latra
alle belve dell’odio e dell’angustia,
manda all’aria la vita nella metà della notte.
Porto sogni, tristezza, allegria, mansuetudini,
democrazie rotte come anfore,
religioni ammuffite fino all’anima,
ribellioni in germe che gettano lingue di fumo,
alberi che non hanno
sufficienti resine amorose.
Siamo senza amore, fratello mio,
ed è come essere ciechi in metà della terra.
Porto morti per impaurire tutti
coloro che giocano con le morti.
Vite per rallegrare i mansueti e i teneri,
speranze e uve per i dolenti.
Ma prima di tutto porto
un violento desiderio di abbracciare,
assordante e infinito
come una tormenta oceanica.
Voglio fare con le braccia
un solo lungo braccio
che circondi la terra.
E desidero che tutto, che la vita sia nostra
come l’acqua e il vento.
Che nessuno abbia altra patria che il vicino.
Che nessuno dica più la terra mia, la barca mia,
bensì la terra nostra, di Noi Uomini.

°°°

Nosotros los hombres

Vengo a buscarte hermano, porque traigo el poema,
que es traer el mundo a las espaldas.
Soy como un perro que ruge a solas, ladra
a las fieras del odio y de la angustia,
echa a rodar la vida en mitad de la noche.
Traigo sueños, tristezas, alegrías, mansedumbres,
democracias quebradas como cántaros,
religiones mohosas hasta el alma,
rebeliones en germen echando lengua de humo,
árboles que no tienen
suficientes resinas amorosas.
Estamos sin amor, hermano mío,
y esto es como estar ciegos en mitad de la tierra.
Traigo muertes para asustar a todos
los que juegan con muertes.
Vidas para alegrar a los mansos y tiernos,
esperanzas y uvas para los dolorosos.
Pero traigo ante todo
un deseo violento de abrazar,
atronador y grande
como tormenta oceánica.
Quiero hacer con los brazos
un solo brazo dulce
que rodee la tierra.
Y deseo que todo, que la vida sea nuestra
como el agua y el viento.
Que nadie tenga nunca más patria que el vecino.
Que nadie diga más la finca mía, el barco mío,
sino la finca nuestra, de Nosotros los Hombres.

Jorge Debravo (Guayabo de Turrialba, Costa Rica, 1938 -1967), traduzione a cura di Tomaso Pieragnolo

*ascoltando Edoardo Bennato – L’isola che non c’è https://www.youtube.com/watch?v=5pFEKVhmjnY

Declaration of Nutopia,1973 (John Lennon and Yoko Ono)

Declaration of Nutopia, 1973 (John Lennon and Yoko Ono)

Nessun progresso

giri

Stiamo arretrando (e da un bel po’ di tempo).
Ma che non si sappia in giro… pare che vada bene così…

Guarda la natura
di questa umana bestia. Nuova
specie appena da poco manifesta
forse tumore o febbre passeggera
di questo verde globo – parassita folle
che rema contro sé, prepara ai figli
un veleno tutto spruzzato storto
tutto che gonfia e ammala. Corpi grossi
ha la specie ora. E teste indebolite.
Si torna indietro. Ancora si prova
la scena primitiva del più forte
la scena di uno che bastona
uno comanda e un popolo
cieco lo sostiene contro se stesso.
Dove andiamo? Non riesco a dirlo –
guarda come arretriamo.

Mariangela Gualtieri, da Quando non morivo, Einaudi, 2019

*ascoltando Serj Tankian – Harakiri https://www.youtube.com/watch?v=PQtRXqBQETA

Quanti angeli?

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Di quanti angeli avremmo bisogno in questo nostro tempo?

A un angelo

Puoi vedere
il fondo di questo buio
dove siamo rotolati
tra la polvere
della nostra immensa frana?
Ora più che mai
– o forse da sempre –
servirebbero le tue lacrime,
se ancora ne rimangono.

Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018

*ascoltando Joan Baez – Where Have All The Flowers Gone (Pete Seeger) https://www.youtube.com/watch?v=PSE03QVnXg0

Ogni anno

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L’11 settembre  è una data che non deve essere dimenticata.
Ogni anno mi chiedo: stiamo migliorando il mondo per i nostri figli?

Tamara

Tamara non è ancora nata,
non sa ancora niente di Ionesco, di Beckett,
ma qui ci sono tutte le Durmitor che un giorno visiterà,
tutte le Venezie, tutte le Napoli, tutte le Lubiane del mondo.

Qui ci sono tutti i monti Everest dove si arrampicherà,
come oggi ci sale Hillary.
Tutte le poesie che scrivo, tutti i miei non scritti sonetti
annunciano il suo arrivo. Gli armadi

già attendono i suoi maglioni e le bluse.
Dovrà portare vesti del colore del cielo d’agosto quando
sembra sanguinare nel crepuscolo.
Qualcosa di chiaro, come questo prologo su di lei.
Qualcosa
che indossavano le muse
all’epoca di Ljermontov, quando scriveva del Demone e di Tamara.

Tamara non è ancora nata.
Non sa ancora niente di Dostoevskij, di Flaubert.
Nessuno può darle un appuntamento questa notte mentre
scroscia la pioggia
ostinatamente come in Prévert.

Ma qui ci sono tutti i selciati che splendida come un giambo
la incontreranno nei gennai bianchi di sogni, di desideri, di neve.
Sul suo arrivo ecco già è scritto anche un ditirambo.

Voi tutte future Tamare, prendetelo.
In dono vi offro stasera tutta la storia fino ad oggi,
tutte le sofferenze umane da Adamo ed Eva.
Se la vostra vita non sarà migliore di tutte le nostre
non accusate le stelle ma i padri.
1959

Izet Sarajlić, da Chi ha fatto il turno di notte,  traduzione di Silvio Ferrari, Einaudi, 2012 (https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/12/09/consiglio-un-libro-anzi-un-poeta-izet-sarajlic/)

*ascoltando John Lennon, Imagine https://www.youtube.com/watch?v=YkgkThdzX-8

Dov’è l’inferno?

hell

L’inferno non è forse dove non c’è mai la pace?

 

Un ricordo prezioso

Forse
solo la sabbia
ha tra la sua ruvida materia
̶  nel profondo affiorare del mare  ̶
il ricordo di un mondo
senza una guerra
lontano quanto il sole,

un mondo
senza lʼuomo.

©IreneMarchi 2014

 

*ascoltando  Bruce Springsteen – Devils & Dust
https://www.youtube.com/watch?v=cG8ZQkeZvzc