P di Paura

ho paura

La psicologia ci spiega che la paura è una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali: è  guidata dall’istinto e ha come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo in una situazione di ipotetico pericolo. La vita, più semplicemente, ci spiega che la paura ci paralizza. Tu che paure hai (se ne hai)?

Paura

Nel mio cuor dubitoso
sento bene una voce che mi dice:
“Veramente potresti essere felice.”

Lo potrei, ma non oso.

Umberto Saba, da Almanacco dello specchio, n.2, Mondadori, 1973

 

Paura seconda

Niente ha di spavento
la voce che chiama me
proprio me
dalla strada sotto casa
in un’ora di notte:
è un breve risveglio di vento,
una pioggia fuggiasca.
Nel dire il mio nome non enumera
i miei torti, non mi rinfaccia il passato
Con dolcezza (Vittorio,
Vittorio) mi disarma, arma
contro me stesso me. 

Vittorio Sereni, da Stella Variabile

 

Viceversa (Ho paura di vederti)

Ho paura di vederti
necessità di vederti
speranza di vederti
sgomento di vederti
ho voglia di trovarti
preoccupazione di trovarti
certezza di trovarti
poveri dubbi di trovarti
ho urgenza di udirti
allegria di udirti
augurio di udirti
e timore di udirti
cioè
riassumendo
sono fottuto
e raggiante
forse più il primo
che il secondo
ed anche
viceversa.

Mario Benedetti (Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia,  Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), da Inventario, traduzione di Martha Canfield

* ascoltando: Iron Maiden – Fear Of The Dark https://www.youtube.com/watch?v=ZtO687uyKVw
Elisa – Eppure sentire https://www.youtube.com/watch?v=1ft-f2BYpf8
Peter Gabriel – Mother of Violence https://www.youtube.com/watch?v=QZ-bq4E2AKc;

I di Indifferenza

I

Non è mai facile riconoscere l’indifferenza vera dalla falsa indifferenza: solo l’indifferente in questione conosce la verità. (Eh? Chi? Che cosa? Di chi stai parlando? Ti sbagli! …)

Il nome rimosso

Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell’impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla
che ancora mi abbaglia.

Dell’infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un’indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto oltre la finestra.

Al poligono d’addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntato all’altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: “fuoco!”

Valentino Zeichen, da Le poesie più belle, Fazi, 2017

* ascoltando Bob Geldof – The Great Song of Indifference
https://www.youtube.com/watch?time_continue=7&v=EQuVvbJ6aPw