Le cose minime

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La gatta del condominio dove abito viene sempre a dormire in casa, su una poltrona (sempre la stessa); io la vorrei trasformare in una gatta “quasi solo mia” e per questo cerco di addomesticarla con qualche idea balzana, tipo farla affezionare al piccolo delfino di peluche che le metto vicino mentre dorme. Ma lei non è minimamente incuriosita da questo povero delfino, mentre è molto interessata a una vecchissima sedia della cucina e al tappeto sotto la poltrona (lo trova perfetto per farsi le unghie…). Ognuno ha le proprie preferenze (anche per  cose minime), le proprie (spiegabili o inspiegabili) attrazioni.

 

Da minime cose

Da minime cose è attratta
specie quelle della prima mattina
la finestra col basilico e la limoncina
il gatto di marmo che dal davanzale
la guarda in cucina, mettere il disordine
in ordine alfabetico e in rima,
stendere lo smalto color di conchiglia
e sentire la voce della figlia e dei figli
della figlia, e sulle labbra il sapore del dolce
e del salato e poi bis, ancora un po’ di dolce
e di salato, e guardare i minimi colori
della vita, come quelli di  certi piccoli petali
lievemente rosati di piccola margherita.
Ah dimenticavo: tenere sempre appuntita
la rima vita/matita.

Vivian Lamarque, da Io sono autobiografica, in L’amore da vecchia, Mondadori, 2023

 

°ascoltando  Niccolò Fabi – Una Somma Di Piccole Cosehttps://www.youtube.com/watch?v=lmHddBClrxQ

Lessico vegetale

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Immagine tratta da Il giardino dei sogni, albo illustrato da Maike Neuendorff, Carthusia Edizioni, 2020, p. 11

Immagine tratta da Il giardino dei sogni, albo illustrato da Maike Neuendorff, Carthusia Edizioni, 2020, p. 11

(Dev’essere bellissimo saper parlare la lingua dei fiori)

***

Vi prendo violette
e voi ciclamini selvatici
vi prendo
teneramente nello sguardo
dalla terra fucilata di sete,
vi tengo nelle pupille
e prego di sapervi dire,
dissetarvi così
con qualche parola-grillo
parola-acqua
lingua limpida di pioggia.

Chandra Candiani, da Primavera, in Pane del bosco, Einaudi, 2023

 
°ascoltando Ezio Bosso – Pines and Flowers – Symphony No. 2, Under Trees’ Voiceshttps://www.youtube.com/watch?v=EWWhXpdPg0c

Verso la primavera

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Opera di Anna Maria Scocozza, "Forza fiorile. Tu che seme sei?", cartone e lampadina alogena, 2024; immagine tratta da Siamo fatte di carta - Arte, poesia e rinascita al femminile, Ventura edizioni, 2024

Opera di Anna Maria Scocozza, “Forza fiorile. Tu che seme sei?”, cartone e lampadina alogena, 2024; immagine tratta da Siamo fatte di carta – Arte, poesia e rinascita al femminile, di Anna Maria Scocozza e Floriana Porta, Ventura Edizioni, 2024

… sediamoci  sulla terra e aspettiamo di rinascere.

***

La terra ha occhi nudi,
mani nodose
e piedi che non fanno rumore.
 
Nella sua divina bellezza
tutto si placa.

 

Floriana Porta, da Siamo fatte di carta – Arte, poesia e rinascita al femminile, di Annamaria Scocozza (creazioni) e Floriana Porta (poesie), Ventura Edizioni, 2024, p. 144; in foto opera di Anna Maria Scocozza, Forza fiorile. Tu che seme sei?, cartone e lampadina alogena, 2024 (immagine dal testo, p.158)

 

°ascoltando  René Aubry – Guitare Bambou – https://www.youtube.com/watch?v=7W-WFmT51w4

Sanità pubblica (?), scarpe fatte d’oro e stipendi tutt’altro che da favola

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carrello spesa blog di poesia

Di ritorno da un centro medico, per una  radiografia  abbastanza urgente, a pagamento (l’alternativa era aspettare  luglio), sono entrata in un enorme negozio di scarpe e borse, per dare un’occhiata ai prezzi delle valigie. Già abbastanza scossa dal costo di esame diagnostico e valigie, ho continuato a farmi del male girovagando nel negozio: quest’anno avremo ai piedi solo e soltanto sneackers,  è una certezza (ho visto in esposizione praticamente solo questo tipo di calzature), ma soprattutto  le pagheremo care! Biancaneve  e i sette nani prossimamente andranno scalzi, se vogliono mangiare.

***

 

 

Biancaneve non può comprare sixpack
perché i nani son sette

sette tetra di latte, sette pani,
sette camicie, sette paia di calzini, sette piatti sporchi,
sette mutande sudice, sette giorni la settimana

Come al solito stava
per caricare i sette capretti  nel cestino

ma cambiò idea
si comperò una bottiglia di rosso

e sette mele avvelenate

Andri Snær Magnason,  da Bonus, Edizioni Nottempo, 2017

°ascoltando The Beatles –Taxman https://www.youtube.com/watch?v=l0zaebtU-CA

Due alberi?

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blog di poesia due alberi

Oltre a un immaginario dialogo tra due persone, questa poesia mi fa pensare anche a un (altrettanto immaginario) dialogo tra due alberi, poco prima della primavera, nell’attesa di rivedere i fiori l’uno dell’altro. Chi sorriderà per primo?

***

Nessun posto è qui o lì
Ogni luogo è proiettato dall’interno
Ogni luogo è sovrapposto allo spazio
Ora sto creando un punto all’esterno
sto cercando di metterlo qui in alto
sopra lo spazio dove non sei
per vedere se da tanto sforzo sì da tanto sforzo
tu appari sorridendo un’altra volta
Appari qui appari senza timore
e da fuori entra qui
e usa abbastanza forza abbastanza forza
per vedere se appaio ancora se appaio ancora
se riappariamo entrambi tenendoci per mano
nello spazio
dove coincidono
tutti i nostri luoghi

Óscar Hahn (1938, Cile), da Mal d’amore, Raffaelli Editore, traduzione di Gianni Darconza

 

°ascoltando . René Aubry – Après La Pluiehttps://www.youtube.com/watch?v=sK2v4GrASjw&t=115s

“Sono un salto nella libertà del sé”

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(Che sia libertà per tutte)

***

Non sono una donna. Io sono una cosa neutra.
Sono un bambino, un paggio e una decisione ardita,
sono un ridente sprazzo di un sole scarlatto…
Sono una rete per tutti i voraci pesci,
sono un brindisi all’onore di tutte le donne,
sono un passo verso il caso e la perdizione,
sono un salto nella libertà del
Sono il bisbiglio del sangue all’orecchio dell’uomo,
sono un brivido dell’anima, e della carne, brama e diniego,
sono un’insegna d’accesso a nuovi paradisi.
Sono una fiamma, incerta e audace,
sono un’acqua, che non si spinge oltre le ginocchia,
sono fuoco e acqua in leale rapporto senza condizioni…

Edith Södergran, Notturno ed altre poesie, traduzione di Bruno Argenziano, Mauro Pagliai Editore

°ascoltando John Lennon – Woman – https://www.youtube.com/watch?v=ZhfWiU8wGCc

Un complice

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(Come si chiama il tuo complice?)

***

Abbiamo tutti bisogno prima o poi  di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore
che ci attenda sicuro nelle vecchie soffitte
che denudi il passato e disarmi il dolore

prodigioso / semplice / padrone del suo silenzio
qualcuno che sia del quartiere dove siamo nati
o che per lo meno prenda su di sé i nostri rimorsi
fino a che la coscienza non conceda il suo perdono

complice dell’immaginario ci difende dal mondo
dalla sciabolata del raggio e dalle fiamme del sole
tutti abbiamo bisogno qualche volta di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore

***

Todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón
que nos espere ufano en los viejos desvanes
que desnude el pasado y desarme el dolor

prodigioso / sencillo / dueño de su silencio
alguien que esté en el barrio donde nacimos o
que por lo menos cargue nuestros remordimientos
hasta que la conciencia nos cuelgue su perdón

cómplice del trasmundo nos defiende del mundo
del sablazo del rayo y las llamas del sol
todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón

Mario Benedetti (Uruguay, 1920-2009), da Adioses y bienvenidas, 2005

 

°ascoltando Pink Floyd (Feat. Stéphane Grappelli) – Wish You Were Here – https://www.youtube.com/watch?v=Bm4sDyCW0k8

Consiglio un libro (n.9): “Amo quel cane/Odio quel gatto”, di Sharon Creech

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Amo quel cane / Odio quel gatto,
di Sharon Creech,
Mondadori, 2023,
traduzioni di Andrea Molesini / Riccardo Duranti,
copertina illustrata da William Steig,
dai 10 anni in su

***

Amo quel cane / Odio quel gatto è un particolarissimo romanzo epistolare (in due parti) in cui tutte le lettere sono scritte in forma di poesia. Eppure, il mittente delle lettere in versi è un ragazzino molto diffidente verso la poesia: Jack (questo è il suo nome) pensa che la scrivano solo le femmine, che non si capisca, che sia difficile leggerla e ancora di più scriverla. La sua insegnante, però, sta cercando di avvicinare i propri alunni alla scrittura poetica e per questo chiede a Jack e ai suoi compagni di fare dei tentativi di poesia imitando quelle che lei recita in classe (poesie di William Carlos Williams, Robert Frost, William Blake, Valerie Worth, Walter Dean Myers e, nella seconda parte, anche di Edgar Allan Poe, di Alfred Tennyson e di T.S. Eliot: alla fine di ognuna delle due parti troviamo alcune delle poesie a cui Jack si ispira per i suoi tentativi).
All’inizio Jack non è per nulla soddisfatto dei suoi tentativi, ma a poco a poco le cose cambiano: la poesia comincia a diventare per lui familiare, e soprattutto, grazie ad essa, Jack trova il modo di esprimere il dolore per la morte di  Sky, il suo amato cane giallo.
Nella seconda parte,
Odio quel gatto, Jack ha  un anno in più e una gattina nera che chiama Schizzetta de’ Micis (ma c’è anche un grasso gattaccio nero, che Jack odia, appunto): la sua insegnante continua a proporre alla classe nuove poesie e lui ancora le scrive lettere in versi che diventano sempre più evolute. Sì, perché Jack sta crescendo non solo come personaggio ma anche come poeta (e come lettore in grado di comprendere e apprezzare la poesia). Il libro, quindi, è un godibilissimo percorso verso la poesia e verso quello che, tramite la poesia, è possibile esprimere.

Riporto qui uno dei primi tentativi poetici di Jack: in  questo caso si è ispirato alla famosa poesia della carriola rossa di William Carlos Williams, poeta statunitense secondo il quale si può far poesia attorno a qualsiasi cosa, anche parlando di una carriola rossa, appunto:

La carriola rossa

tanto dipende
da
una carriola
rossa
lucida di acqua
piovana
accanto alle galline
bianche.

William Carlos Williams (Stati Uniti, 1883 – 1963)

Poesia di  Jack – 27 settembre

Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.

Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le galline bianche
allora ogni frase
può essere poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi

qui invece un tentativo poetico tratto dalla seconda parte del romanzo:

3 OTTOBRE

E va bene, va bene,
imparerò a scrivere
ALLITTERAZIONE
e
ONOMATOPEA
(giusto?)
e mi eserciterò a usarle
tutte le volte
che mi serviranno
ad ARRICCHIRE
qualche cosa.

Pronti?

Ehm.

Ehm.

Non ci riesco mica.
Mi si è inceppato il cervello.

Prima bisogna avere
qualcosa da dire.
Mica si può
allitterare
e
onomatopeare
così, a casaccio,
no?

e  infine, queste due (sempre dalla seconda parte):

9 maggio

GIORNATA DEL POETA

È stata una gran delizia
trovare le foto
di tanti poeti
e metterle in fila
sulla bacheca di classe
con tutti quei poeti
che ci guardavano
e accanto a loro
qualche loro poesia
tante di quelle parole
e immagini nelle nostre teste
e anche se avrei preferito
che molti di loro
fossero ancora vivi
e che Dwayne non avesse scritto
MORTO
accanto a quelli morti
le loro parole sono ancora
qui
in attesa
che
qualcuno
le legga
quelle parole
effabili e ineffabili
che vibrano
come fusa
nelle
nostre
teste.

21 DICEMBRE

La ringrazio per avermi detto
che quei paroloni
me li posso pure SCORDARE
e che l’importante non è
sapere le parole
che descrivono quel che si scrive −
sono i pensieri che abbiamo in testa
a essere importanti
e che sentire dentro il ritmo
è ancora più
meraviglioso
che avvertire il ritmo.

E
la ringrazio pure per aver detto
che sono un genio
(anche se lo so
che esagera un po’).

“… mezzo gaudio”?

Non è così un po’ per tutti, la vita?

***

Da ieri da sempre
 
Da ieri da sempre da quando
rappresento una parte nella vita
(vaga incomprensibile parte
come quei personaggi minori
che nei lunghi romanzi non si sa
mai bene come vadano a finire)
da sempre da allora
io vo inseguendo qualcuno o qualcosa
che non vuole saperne di me

Daria Menicanti, da Il concerto del grillo, Mimesis, 2013

°ascoltando God Is An Astronaut – Forever Losthttps://www.youtube.com/watch?v=27NKNgV9_k8&t=7s

Il sistema “(dis)fesscion”

 

La nausea

So di fabbriche
che sputano borse con il certificato
so di fabbriche di schiavi:
valgono meno di poche lettere
incise sopra a un bottone.
So che si indaga la contraffazione
ma so che nulla ci importa
di prigionieri dentro a un capannone
«Capirai, una borsa val bene una vita!».

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale editore, 2015

°ascoltando Tangerine Dreams – No Happy Endings – https://www.youtube.com/watch?v=EcfPedfJNDQ