To be continued

lost

La poesia qui sotto e il testo della canzone in sottofondo sembrano  raccontare la stessa storia  (da due punti di vista differenti).  Ma il finale di questa storia rimane aperto: per scriverlo ognuno potrà seguire la propria fantasia…

 

Ma dove, ma quando

Ti ho attesa da sempre

eri nel volto di ogni donna
all’angolo di ogni via
eri la sabbia che brucia la pelle
il vento d’aprile
la pioggia dell’ultimo dell’anno
eri nei libri che ho comprato
nei surgelati dei tempi neri
nelle case che ho attraversato
nelle cose che ho scritto
e che ho strappato

eri con me all’osteria e al supermarket
nei giorni che la vita se ne andava
e in quelli che, come il mare, tornava
eri la luna
una sonata per piano di schumann
un occhio di lince
la posidonia che tenera s’avvinghia
le albe che venivano dopo l’insonnia

eri sempre là dove t’aspettavo
eri la pelle di cui non si può fare a meno
eri nelle cose e dentro di me

ti ho attesa da sempre

Emilio Piccolo (Acerra, 1951-2012), da Beatrice – My Heart Is Full Of Troubles, Dedalus, 1999

 

“Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo
Che la scuotesse proprio come un tuono
Che la calmasse come un perdono
Che la possedesse e fosse anche un dono

Era tanto tempo che aspettava l’Uomo
Che la ipnotizzasse solo con il suono
Di quella sua voce dolce e impertinente
Che proprio non ci poteva fare niente (…)”

La musica

«La terra ha musica per coloro che ascoltano.» W. Shakespeare

chagall violinista

Musica.
Che rapisce e sa unire,  chi è vicino e chi è(ra) lontano. La musica come la poesia:  note o parole, ritmo lento o veloce, se “arriva” non te la togli dalla testa. A volte risveglia, a volte culla, spesso ti fa ballare.

La musica

Quante volte la musica m’afferra come un mare!
Alla mia bianca stella
sotto un arco di bruma o nell’etere immenso
volgo la vela;

proteso il petto in avanti, come tela
gonfi i polmoni,
scalo dei flutti l’ispida catena
che la notte mi vela.

E sento le stesse  passioni in me vibrare
d’una nave che soffre;
il vento propizio, la convulsa tempesta

sul precipizio enorme
mi cullano. Altre volte bonaccia, vasto specchio
del mio tormento…

Charles Baudelaire,  da Spleen e Ideale, tratta da I fiori del male  e altre poesie, Einaudi, traduzione di Giovanni Raboni

 

 

Esiste la musica.
Esiste proprio,
come lenzuolo lampada
orologio e casa,
come nuvola,
quel suo disumano orto
d’intenzione
di ascoltare l’anima
esiste. Come domino
di note che si crollano addosso e fanno
insieme. Insieme si fanno, e sono fatte
musica. Qualcosa che abbiamo
perduto o dimenticato
o rotto forse
per mani troppo grevi, qualcosa
di spezzato. Un silenzio eseguito
un’anima di ghiaccio
conservata sotto sale.
Ma cosa cosa ho perduto
io, mentre ti ascolto
cara faccia del nulla
caro amore senza direzione
care ossa: grazie grazie
c’è stato qualcuno
prima di me; è ora
di affrontare la musica.

Chandra Livia Candiani,  da La bambina pugile, Einaudi, 2014

 

Musica ribelle

(…) Ma da qualche tempo è difficile scappare,
c’è qualcosa nell’aria che non si può ignorare
è dolce, ma forte e non ti molla mai
è un’onda che cresce e ti segue ovunque vai

È la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare (…)

da  Musica ribelle – Eugenio Finardi (1976)