Morire alla mia musica! Ribolli! Ribolli! Tienimi finché l’Ottava corre! Presto! Irrompi dalle Finestre! Ritardando! La Fiala è rimasta, e il Sole!
Emily Dickinson, traduzione di Giuseppe Ierolli
Lasciate che la poesia ribolla in me! Che ribolla sempre, senza interruzione! Chiede Emily Dickinson. Voglio vivere finché le ottave della mia ispirazione continuano a correre veloci, fino a quando la musica corre nella mia mente e irrompe fuori da quelle finestre che mi tengono avvinta. Voglio vivere fino a quando arriverà il momento del “ritardando”, quando risuoneranno lente le ultime note e resterà soltanto la fiala, il fragile contenitore che teneva dentro di sé le note che sono ormai sparse per il mondo. Questo chiede la poetessa: chiede di morire suonando la propria musica, che per lei era la sua poesia. Come non essere d’accordo con lei?
«La terra ha musica per coloro che ascoltano.» W. Shakespeare
Musica.
Che rapisce e sa unire, chi è vicino e chi è(ra) lontano. La musica come la poesia: note o parole, ritmo lento o veloce, se “arriva” non te la togli dalla testa. A volte risveglia, a volte culla, spesso ti fa ballare.
La musica
Quante volte la musica m’afferra come un mare! Alla mia bianca stella sotto un arco di bruma o nell’etere immenso volgo la vela;
proteso il petto in avanti, come tela gonfi i polmoni, scalo dei flutti l’ispida catena che la notte mi vela.
E sento le stesse passioni in me vibrare d’una nave che soffre; il vento propizio, la convulsa tempesta
sul precipizio enorme mi cullano. Altre volte bonaccia, vasto specchio del mio tormento…
Charles Baudelaire, da Spleen e Ideale, tratta da I fiori del male e altre poesie, Einaudi, traduzione di Giovanni Raboni
Esiste la musica. Esiste proprio, come lenzuolo lampada orologio e casa, come nuvola, quel suo disumano orto d’intenzione di ascoltare l’anima esiste. Come domino di note che si crollano addosso e fanno insieme. Insieme si fanno, e sono fatte musica. Qualcosa che abbiamo perduto o dimenticato o rotto forse per mani troppo grevi, qualcosa di spezzato. Un silenzio eseguito un’anima di ghiaccio conservata sotto sale. Ma cosa cosa ho perduto io, mentre ti ascolto cara faccia del nulla caro amore senza direzione care ossa: grazie grazie c’è stato qualcuno prima di me; è ora di affrontare la musica.
Chandra Livia Candiani,da La bambina pugile, Einaudi, 2014
Musica ribelle
(…) Ma da qualche tempo è difficile scappare, c’è qualcosa nell’aria che non si può ignorare è dolce, ma forte e non ti molla mai è un’onda che cresce e ti segue ovunque vai
È la musica, la musica ribelle che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle che ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate e di metterti a lottare (…)