Adesso, adesso, adesso…

timeaftertime

Può  passare a riprenderlo tra dieci giorni… da quando abbiamo riaperto ne abbiamo accumulati tantissimi, per questo ci serve qualche giorno in più.

Così mi hanno detto in oreficeria quando, a maggio,  alla fine del primo lockdown, ho portato il mio orologio per far cambiare la batteria.  Mi sono allora immaginata tutti questi orologi che durante la quarantena, in una sorta di sciopero, si sono messi d’accordo e si sono bloccati. Riesci a immaginarlo? Gli orologi che fermano il tempo  per ripicca, perché si sentono meno considerati, dato che la maggioranza delle persone ha smesso (temporaneamente!) di correre dietro alle lancette?  Peccato che il tempo si possa fermare soltanto dentro a un quadrante…. ma in fondo cos’è il tempo se non una serie infinita di adesso?

Buona fortuna a noi per ogni nostro adesso.

A volte, vorrei scrivere un libro,
un libro tutto sul tempo,
su come esso non esiste,
su come il passato e il futuro
sono un solo continuo presente.
Penso che tutti – chi è vivo,
chi è vissuto,
e chi ancora ha da vivere – siano vivi adesso.
Vorrei scomporre questo argomento
come un soldato smonta il fucile.

Evgenij Michajlovič Vinokurov (Brjansk, Russia 1925-1993), poesia citata da John Berger in E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto, (Il Saggiatore, traduzione di Maria Nadotti, p. 35), testo originale in Post-War Russian Poetry, Penguin, New York 1974