Rompersi

“Senza accollarmi il fagotto  (…)

Oggi non salvo (….)

sono la cosa rotta (…)”.

Hai mai avuto un attacco di panico?
È quando corpo e mente si stancano di dirci “smettila di  portare il peso di tutto nascondendo ogni minimo segno di fatica!” e noi, all’improvviso, ci frantumiamo.
Poi, un pezzo alla volta (e con il tempo), impariamo ad aggiustarci.

Accettando la verità di ogni nostro punto di rottura.

Sto nello sfregio della notte.
Senza intesa. Senza accollarmi il fagotto e
salvarlo. Oggi non salvo. Sono io la bufera
che rovina. Sono la spina, il buco, l’inciampo.
Sono io l’innesto sbagliato che darà un frutticino
sgorbio. Sono il relitto il rifiuto, la cosa rotta
l’urlo incenerito, la cappa che fa fumo. Sono io.

 Mariangela Gualtieri, da Senza polvere senza peso, Einaudi, 2006

*ascoltando Hang Massive – Once Again https://www.youtube.com/watch?v=xk3BvNLeNgw

Una frase per un tatuaggio…

nel labirinto

Sapere che si riesce meglio
se non si cerca di evitar lo sbaglio

Insegnamento Zen

Meno forza, dici, ed hai ragione:
questa di ritenersi sempre uguali è un’illusione,
e quel che vale ora, e che funziona,
non c’entra nulla col mondo che eravamo,
con quella logica e con quanto sapevamo:
ciò che mi scioglie il gesto, e lo perfeziona,
non è l’impegno e l’energia che impiego,
ma consapevolezza e strategia:
e la destrezza è data da una inedita
maestria, saper dosare il movimento
e non insistere, lasciarlo lento…

Scoprire nella propria debolezza
il miglior modo per venire a capo
di un deficit ormai stabilizzato…

Sapere che si riesce meglio
se non si cerca di evitar lo sbaglio…

Giovanna Rosadini (Genova, 1963), da Itaca, in Unità di risveglio, Einaudi, 2010

*ascoltando Sigur Rós – Untitled 3 https://www.youtube.com/watch?v=UeuvegBZFuM

Non sempre forti

booooooooooooooooooLa debolezza ci appartiene.
Ma forse ci appartiene anche la forza per aggiustarci
dopo esserci ritrovati in frantumi per l’ennesima volta.

Raccoglimento

Uno diceva: io sono prevenuto contro me stesso fin dalla nascita.
Friedrich Nietzsche

Mia debolezza, debolezza mia,
ma che devo fare con te?
Ho cinquant’anni e tremo quando tuona,
e sbaglio ancora posto
come quando sbagliai banco all’asilo.
Ho un corpo trapunto da graffe,
il sonno come un campo di macerie,
la forza che si sbriciola, la memoria in frantumi,
e in questo Grande Sfascio, l’unica cosa intatta resti tu,
mia ferita, mio Graal, codice a barre
di un estraneo che è leso, che è fallato,
costretto a essere me.
Mia debolezza, talpa del nemico,
creaturina indifesa che mi rendi indifeso,
il solo, vero premio della morte
sarà saperti morta insieme a me,
mio motore,
mio orrore,
mia consustanziale sconfitta.

Valerio Magrelli, da Il sangue amaro, Einaudi, Torino, 2014

 

*ascoltando Dream Theater – Stream of Consciousness https://www.youtube.com/watch?v=gsoNl0MzDFA