Ma con chi stai parlando?

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Quando è stata l’ultima volta in cui ti sei accort* di parlare con qualcuno che non ti stava realmente ascoltando?

 

Messaggio

Domando al gatto: che ne dici?

Che te ne pare e sembra?
Qual è la tua opinione
e spassionata sentenza?

Muove un orecchio. È un segno?
Significato o significante?
Un affettuoso riflesso?
Un consiglio?

Una chiave?

Certo della mia attenzione
non apre nemmeno un occhio,
che io intenda o no il messaggio
non richiede suo controllo.

Muove un orecchio puntuto
alle sedici e cinquantuno,
né aggiunge l’emittente
un banale: Passo e chiudo.

Gianni Rodari (1920-1980), Da Il cavallo saggio – Poesie epigrafi esercizi, Einaudi, 2011

*ascoltando Jimmy Smith – The Cat https://www.youtube.com/watch?v=PaKLB71QE4k

Licenza poetica

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Licenza poetica loc.s.f.: libertà riconosciuta al poeta di derogare, per esigenze artistiche o metriche, alle regole consuete della lingua o del metro | CO scherz., errore di lingua | estens., comportamento che non rispetta le consuetudini”.

Questa è la definizione che si legge nel dizionario.
Quale episodio della tua vita ti fa pensare a una licenza poetica?
E quella poesia ti accompagna ancora?

La licenza poetica

Un giorno mi scappava di fare una poesia
stavo sul filobus numero quarantatre
scendo di corsa, entro in un caffè
domando alla cassiera: per cortesia
dov’è la stanza per fare le poesie?
Mi guardò tristemente e rispose: mi dispiace,
mi dispiace e provo anche un vivo rincrescimento,
abbiamo la licenza per gli alcolici,
la licenza per i superalcolici,
la licenza per giocare a scala quaranta,
ma non abbiamo la licenza poetica.
Era una brava ragazza,
e non portava reggiseno perché
si reggeva benissimo da sé.
Mi disse il suo nome di nascosto dal padrone,
si chiamava Ottavia nei giorni feriali
e Roberta nei giorni festivi,
d’estate Clorinda,
d’inverno Gelsomina…

Gianni Rodari, da Il cavallo saggio – Poesie epigrafi esercizi, Einaudi, 2011

*ascoltando Avishai Cohen’s Big Vicious – Moonlight Sonata (Beethoven)  (da Jazz sous les pommiers 2019) https://www.youtube.com/watch?v=H8PgElNBPZ0

A quale piano vai?

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Dove arrivi con la tua fantasia? Ti fermi al quarto piano o sali di nuvola in nuvola oltre a ciò che riesci a raggiungere con lo sguardo?
Allora?… a quale piano vai?

L’ascensore

Io so che un giorno l’ascensore
al quarto piano non si fermerà,
continuando la sua corsa
il soffitto bucherà,

salirà tra due comignoli
più su delle nuvole e del vento
e prima di tornare a casa
farà il giro del firmamento.

Gianni  Rodari, da Filastrocche in cielo e in terra, 1960

*ascoltando Traffic – Dear Mr. Fantasy https://www.youtube.com/watch?v=y4xkHRgoBaU

(A quale piano stai lo chiedo invece qui:https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/09/09/quale-piano-stai/).

Cose da fare, cose da non fare

 

… Oggi ho da fare molte cose:
devo uccidere fino in fondo la memoria
devo impietrire l’anima
devo imparare di nuovo a vivere…

Anna Andreevna Achmatova, da La Sentenza in Requiem.

cosedafare

Le cose da fare sono un po’ odiose, bisogna dirlo: sono sempre troppe o sempre troppo poche, ti metti in tasca la lista di quelle da fare ma, molto spesso, fai quelle dell’altra lista (cose da non fare!). Poi non si sa quali siano quelle giuste o sbagliate…

 

Oh, quante cose da fare

Signore, quante cose
ancora da fare
e la vita non basta.
Mi ci vuole un bosco,
e non possiedo un albero.
Mi ci vuole la strada da percorrere
e io, sfortunatamente, sono già alla mèta…
Dovrei scolpire
il mio volto
con le tue mani
ma tu non ci sei.
Dovrei riposare,
eppure niente ho fatto.
Vorrei lasciare un sorriso
al vento, solo uno,
ma non sappiamo comprendere
la memoria del vento.

Visar Zhiti, testo dal web tratto da http://www.casadellapoesia.org/poeti/zhiti-visar/poesie

(il brano che segue non è esattamente una poesia, fa parte di un romanzo epistolare, ma è diretto e folgorante come una poesia. In ogni caso non potevo non citarlo qui tra le cose da fare e quelle da non fare…)

Mi hai dato due incarichi.
1) Non telefonarti. 2) Non vederti.
Adesso sono un uomo occupato.
C’è anche un terzo incarico: non pensare a te.
Ma tu non me l’hai affidato.

Viktor Šklovskij, da Zoo o Lettere non d’amore, Sellerio, a cura di Maria Zalambani.

 

(questa di Rodari invece nasce per i bambini, ma va benissimo per tutti)

Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.

Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.

Gianni Rodari, da Il secondo libro delle filastrocche, (in Tutti i giorni di tutto l’anno).

* Canzoni sugli indaffarati? Max Gazzè – I tuoi maledettissimi impegni

Colori tra un prima e un dopo

arcobalenoOgni arcobaleno ha un inizio e una fine, ma che importa dove sono questi due punti?
Quello che c’è in mezzo è bellissimo.

Il ponte

Tra adesso e adesso,
tra io sono e tu sei,
la parola ponte.
Entri in te stessa
quando entri in lei:
il mondo si chiude
come un anello.
Da una sponda all’altra
sempre si stende un corpo,
un arcobaleno.
Sotto i suoi archi dormirò.

Octavio Paz, da Salamandra (1958-1961), in Il fuoco di ogni giorno, traduzione di Ernesto Franco, Garzanti.

 

Dove termina l’arcobaleno

Dove termina l’arcobaleno
Deve esserci un luogo, fratello,
Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,
E noi canteremo insieme, fratello,
Tu ed io, anche se tu sei bianco, e io non lo sono,
Sarà una canzone triste, fratello,
Perché non sappiamo come fa,
Ed è difficile da imparare,
Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello,
Ed è musica quella che canteremo
Dove termina l’arcobaleno.

Richard Rive, da Il fiore della libertà – Antologia delle più significative poesie di tutto il mondo che hanno dato voce con coraggio e dolore ai diritti inalienabili degli uomini, Edizioni Newton, a cura di E. Clementelli e W. Mauro.

 

Dopo la pioggia

Dopo la pioggia viene il sereno
brilla in cielo l’arcobaleno.
È come un ponte imbandierato
e il sole ci passa festeggiato.
è bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede, questo è male
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.

Gianni Rodari, da Filastrocche in cielo e in terra.

 

  • ascoltando: Bob Marley  – Sun is Shining; Earl Gray – At the End of a Rainbow; Israel “IZ” kamakawiwo’ole –  Somewhere Over the Rainbow; Robert Plant – Rainbow.

 

Lista delle cose da fare: 1 – guardare le stelle

Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle.
Rabindranath Tagore

 

nottestellata

Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889

«In un quadro vorrei esprimere qualcosa di consolante come una musica. Vorrei dipingere uomini, o donne, con quel non so che di eterno, che un tempo era simboleggiato dal nimbo, e che noi cerchiamo per mezzo dello stesso sfavillio, la vibrazione delle nostre colorazioni», così Vincent Van Gogh scriveva al fratello Theo dal manicomio di Sain-Rémy-de-Provence dove lui stesso chiese di essere internato nel dicembre del 1889. Qui, nella sua cella, nell’isolamento e nel buio  mentale di quel periodo, dipinse molte delle sue tele più famose: ci sono la luce e il sole della Provenza. E ci sono le stelle.

Ho pena delle stelle
che brillano da tanto tempo,
da tanto tempo…
Ho pena  di loro.

Non ci sarà una stanchezza
delle cose,
di tutte le cose,
come di un braccio o delle gambe?

Una stanchezza di esistere,
di essere,
solo di essere,
l’essere triste lume o un sorriso…

Non ci sarà infine,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un’altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così,
come un perdono?

Fernando Pessoa, da   Poesie in Poesie scelte, traduzione di Luigi Panarese, Passigli Poesia

 

Stelle

Tornano in alto ad ardere le favole.

Cadranno colle foglie al primo vento.

Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.

 
Giuseppe Ungaretti, 1927, da Sentimento del tempo

 

Stelle senza nome

I nomi delle stesse sono belli:
Sirio, Andromeda, l’orsa, i due Gemelli.
Chi mai potrebbe dirli tutti in fila?
Son più di cento volte centomila.
E in fondo al cielo, non so dove e come,
c’è un milione di stelle senza nome:
stelle comuni, nessuno le cura,
ma per loro la notte è meno scura.

Gianni Rodari, da Filastrocche in cielo e in terra

(Per guardare le stelle: David Bowie, Starman, https://www.youtube.com/watch?v=4B5zmDz4vR4; Nick Drake, Northern Sky, https://www.youtube.com/watch?v=S3jCFeCtSjk)