Che cosa manca?

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Che cosa manca? che cosa manca a questo mondo dove si continua a morire in mare nell’indifferenza generale? che cosa manca a questo mondo che ha come massima priorità gli armamenti? che cosa manca a questo nostro paese in cui si sdoganano simboli d’odio e di razzismo, in cui i lavoratori valgono meno delle formiche (ma ce la stiamo a raccontare con storielle di pane e pomodoro)? tutto manca, tutto quello che avremmo dovuto imparare.

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Quello che manca
 

libertà
di desideri di scelte di passioni,
libertà di ribellione
contro meccanismi schemi orologi,
li ber tà (rivoluzione?)
di età corpo mente,
l i b e r t à come resistenza
al discount al display al disincanto
libertà di calzini spaiati
di guanti bucati
di colori a contrasto, sia nelle tele
che nell’intreccio delle mani

Irene Marchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Edizioni, 2020

 

R di ri-vo-lu-zio-ne

banksy

“La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi”, diceva Ernesto Che Guevara…

 

Rivoluzione

Moto circolare di un pianeta intorno al sole
o di un solido attorno al proprio asse

Ha la caratteristica di re-volvere
Ritornare sempre al punto di partenza
dopo un giro di valzer per cominciarne un altro
Ne faccia tesoro chi vede nella rivoluzione sociale
la soluzione a ogni ingiustizia

La rivoluzione tornerà al punto da cui è partita

È probabile dunque che la forma di rivoluzione più
efficace sia fare un giro completo su se stessi
abbracciando l’orizzonte per 360 gradi

Osservando il mondo da ogni angolazione possibile
per ritornare poi alla posizione iniziale
Avendo compreso in sé anche tutte le altre
Esiste la concreta possibilità che questa
sia l’unica rivoluzione possibile
La rivoluzione del proprio sguardo.

Claudia Fabris, da  Parole sotto sale, Animamundi Edizioni, 2020

*ascoltando Baustelle – La Canzone della Rivoluzione https://www.youtube.com/watch?v=f2sLKX936XI
(per altre lettere dell’alfabeto, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/category/alfabeto/)

Chi tira la tovaglia?

tovaglia

Tornare bambini e buttare tutto all’aria? Che sensazione liberatoria, anche solo a immaginarsela. Ma ora, ora che siamo “grandi”, riusciamo a vedere l’angolo della tovaglia che potremmo tirare? O della tavola apparecchiata notiamo solo la disposizione di piatti e posate…  e che sia tutto bene in ordine?

Una bimbetta tira la tovaglia

È da più d’un anno che si è al mondo,
e a questo mondo non tutto è stato studiato
e messo sotto controllo.

Ora sono sotto esame le cose
che non possono muoversi da sole.

Bisogna aiutarle a farlo,
spostare, spingere,
prenderle da dove sono e trasportarle.

Non tutte lo vogliono, ad esempio l’armadio,
la credenza, le inflessibili pareti, il tavolo.

Ma la tovaglia sul tavolo ostinato
– se afferrata bene per gli orli –
manifesta già la volontà di viaggiare.

E sulla tovaglia i bicchieri, i piattini,
la brocchetta con il latte, i cucchiaini, la scodella
addirittura tremano per la voglia.

È interessante,
quale movimento sceglieranno
quando ormai vacilleranno sul bordo:
un viaggio lungo il soffitto?
un volo intorno alla lampada?
un salto sul davanzale e di lì all’albero?

Il signor Newton non ha ancora nulla a che fare con questo.
Guardi pure dal cielo e agiti le braccia.

Questo esperimento deve essere fatto.
E lo sarà.

Wislawa Szymborska, in Attimo (2002), da Opere, traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi, 2008.

*ascoltando The Who – Smash The Mirror e The Beatles – Strawberry Fields Forever, (in ordine sparso).