Se la strada non c’è

Se la strada non c’è, che cosa si fa?

 

Strada

La strada non c’è.

Da qui in poi, speranza.
Mi manca il respiro,
da qui in poi, speranza.
Se la strada non c’è,
la costruisco mentre procedo.
Da qui in poi, storia.
Storia non come passato,
ma come tutto ciò che è.
Dal futuro
dai suoi pericoli,
alla mia vita presente,
fino all’ignoto che segue,
all’oscurità che segue.
Oscurità
è solo assenza di luce.
Da qui in poi, speranza.
La strada non c’è.
Perciò
la costruisco mentre procedo.
Ecco la strada.
Ecco la strada, e porta con sé, impeccabili
innumerevoli domani.

Ko Un (Corea del Sud, 1933), da  Fiori d’un istante, traduzione di Vincenza D’Urso, Editrice Cafoscarina, Venezia, 2005

°ascoltando Uriah Heep – Out On The Street https://www.youtube.com/watch?v=iouXmzO-6SM&t=9s

Il viaggio

senzaparole

Il viaggio verso se stessi è il più difficile,
è quello che viene spesso rimandato.
Ma prima o poi va fatto.

Il viaggio

Un giorno infine hai capito
cosa dovevi fare, e hai iniziato,
anche se le voci intorno
continuavano a urlare
i loro cattivi consigli –
anche se l’intera casa
si era messa a tremare
e hai sentito il vecchio strattone
alle caviglie.
“Sistema la mia vita!”
gridavano le voci.
Ma non ti sei fermato.
Sapevi cosa dovevi fare,
anche se il vento frugava
con le sue dita rigide
fino nelle fondamenta,
anche se la loro malinconia
era terribile.
Era già tardi
abbastanza, e la notte selvaggia,
e la strada ostruita
da rami e sassi caduti.
Ma poco a poco,
mentre lasciavi indietro le loro voci,
le stelle hanno iniziato a bruciare
attraverso il velo di nuvole,
e una nuova voce
che piano piano
riconoscevi come la tua
ti teneva compagnia
mentre ti inoltravi sempre più
nel mondo,
determinato a fare
l’unica cosa che potevi fare,
determinato a salvare
l’unica vita che potevi salvare.

Mary Oliver (Maple Heights – Ohio, 1935-2019), da  Dream Work, 1986

*ascoltando Talk Talk – Myrrhman https://www.youtube.com/watch?v=ckNZljhwLfs

In viaggio (cercando che cosa?)

Se vuoi vedere le valli, sali in vetta a una montagna,
se vuoi vedere la vetta di una montagna, sali su una nuvola,
se invece aspiri a comprendere la nuvola,

chiudi gli occhi e pensa.
K. Gibran

viaggiare2

Moltissime persone  userebbero la famigerata vincita milionaria per…  viaggiare a lungo,  e viaggiare  è sicuramente uno degli interessi più dichiarati in assoluto quando si tratta di rispondere alla domanda “che cosa ti piace fare?”. Infatti io mi sento “molto strana” perché non sono una grande viaggiatrice (fisica), sono molto gatto in questo senso: ho bisogno dei miei punti di riferimento, però non sono affatto stanziale con i pensieri, anzi, anche troppo in movimento.

In ogni caso, in aereo e con le valigie sempre pronte, o da fermi ma comunque spesso in bilico  sulle nuvole, penso che tutti noi usiamo il viaggio per cercare  un qualcosa che forse non sappiamo nemmeno definire, un “altrove” della nostra anima che possa riempire quello che probabilmente assomiglia molto a un vuoto.

Qui sotto tre immagini di viaggio.
C’è il viaggio come metafora della vita, di  Kostantinos Kavafis:  il poeta afferma che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione, alla propria “Itaca”, ma bisogna approfittare del viaggio (e quindi della vita)  per crescere intellettualmente e ampliare il proprio patrimonio di conoscenze:  il senso di Itaca è proprio quello di fungere da stimolo per il viaggio più che da meta da raggiungere fine a sé stessa.
Poi c’è il viaggio di Hermann Hesse: il viaggio come necessità del lontano, quasi come un rimedio alla mancanza di pace interiore.
Infine il viaggio di Octavio Paz, inteso come un continuo camminare sulla strada (ancora la vita). La strada come la reale residenza dell’uomo, che è perennemente in viaggio, perennemente assetato di conoscenza e angosciato dal dubbio del nulla.

Ma adesso, ovunque tu sia e dovunque tu voglia andare, con il corpo o anche solo con i pensieri… buon viaggio!

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro,
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente, e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va’ in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Konstantinos Kavafis da Settantacinque poesie, a cura di Nelo Risi e Margherita Dalmati, Einaudi 1992.

Canzone di viaggio

Sole illumina il mio cuore,
vento disperdi le mie pene e i miei lamenti!
Piacere più profondo non conosco sulla terra
se non di andare lontano.

Per la pianura seguo il mio corso,
il sole deve ardermi, il mare rinfrescarmi;
per condividere la vita della nostra terra
dischiudo festoso i miei sensi.

E così ogni nuovo giorno mi deve
nuovi amici, nuovi fratelli indicare,
finché lieto posso tutte le forze celebrare,
e di ogni stella diventare ospite e amico.

Hermann Hesse, da Dal paese di Siddharta, traduzione di Tiziana Prina e Lydia Salerno, Ugo Guanda Editore, 1993.

La strada

È una strada lunga e silenziosa.
Cammino nelle tenebre e inciampo e cado
e mi rialzo e calpesto con passi ciechi
le pietre mute e le foglie secche
e qualcuno dietro di me cammina:
se mi fermo, si ferma;
se corro, corre. Mi volto: nessuno.
Tutto è oscuro e senza scampo,
e svolto e risvolto angoli
che conducono sempre sulla strada
dove nessuno mi aspetta né mi segue,
dove io seguo un uomo che inciampa
e si rialza e dice vedendomi: nessuno.

Octavio Paz, da Il fuoco di ogni giorno, a cura di Ernesto Franco, Garzanti, 1992.

* Ascoltando Lucio Battisti – Sì, viaggiare https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DfSDNJzxuVaw&h=lAQFw5I5N