Consiglio un libro (n.9): “Amo quel cane/Odio quel gatto”, di Sharon Creech

 


Amo quel cane / Odio quel gatto,
di Sharon Creech,
Mondadori, 2023,
traduzioni di Andrea Molesini / Riccardo Duranti,
copertina illustrata da William Steig,
dai 10 anni in su

***

Amo quel cane / Odio quel gatto è un particolarissimo romanzo epistolare (in due parti) in cui tutte le lettere sono scritte in forma di poesia. Eppure, il mittente delle lettere in versi è un ragazzino molto diffidente verso la poesia: Jack (questo è il suo nome) pensa che la scrivano solo le femmine, che non si capisca, che sia difficile leggerla e ancora di più scriverla. La sua insegnante, però, sta cercando di avvicinare i propri alunni alla scrittura poetica e per questo chiede a Jack e ai suoi compagni di fare dei tentativi di poesia imitando quelle che lei recita in classe (poesie di William Carlos Williams, Robert Frost, William Blake, Valerie Worth, Walter Dean Myers e, nella seconda parte, anche di Edgar Allan Poe, di Alfred Tennyson e di T.S. Eliot: alla fine di ognuna delle due parti troviamo alcune delle poesie a cui Jack si ispira per i suoi tentativi).
All’inizio Jack non è per nulla soddisfatto dei suoi tentativi, ma a poco a poco le cose cambiano: la poesia comincia a diventare per lui familiare, e soprattutto, grazie ad essa, Jack trova il modo di esprimere il dolore per la morte di  Sky, il suo amato cane giallo.
Nella seconda parte,
Odio quel gatto, Jack ha  un anno in più e una gattina nera che chiama Schizzetta de’ Micis (ma c’è anche un grasso gattaccio nero, che Jack odia, appunto): la sua insegnante continua a proporre alla classe nuove poesie e lui ancora le scrive lettere in versi che diventano sempre più evolute. Sì, perché Jack sta crescendo non solo come personaggio ma anche come poeta (e come lettore in grado di comprendere e apprezzare la poesia). Il libro, quindi, è un godibilissimo percorso verso la poesia e verso quello che, tramite la poesia, è possibile esprimere.

Riporto qui uno dei primi tentativi poetici di Jack: in  questo caso si è ispirato alla famosa poesia della carriola rossa di William Carlos Williams, poeta statunitense secondo il quale si può far poesia attorno a qualsiasi cosa, anche parlando di una carriola rossa, appunto:

La carriola rossa

tanto dipende
da
una carriola
rossa
lucida di acqua
piovana
accanto alle galline
bianche.

William Carlos Williams (Stati Uniti, 1883 – 1963)

Poesia di  Jack – 27 settembre

Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.

Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le galline bianche
allora ogni frase
può essere poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi

qui invece un tentativo poetico tratto dalla seconda parte del romanzo:

3 OTTOBRE

E va bene, va bene,
imparerò a scrivere
ALLITTERAZIONE
e
ONOMATOPEA
(giusto?)
e mi eserciterò a usarle
tutte le volte
che mi serviranno
ad ARRICCHIRE
qualche cosa.

Pronti?

Ehm.

Ehm.

Non ci riesco mica.
Mi si è inceppato il cervello.

Prima bisogna avere
qualcosa da dire.
Mica si può
allitterare
e
onomatopeare
così, a casaccio,
no?

e  infine, queste due (sempre dalla seconda parte):

9 maggio

GIORNATA DEL POETA

È stata una gran delizia
trovare le foto
di tanti poeti
e metterle in fila
sulla bacheca di classe
con tutti quei poeti
che ci guardavano
e accanto a loro
qualche loro poesia
tante di quelle parole
e immagini nelle nostre teste
e anche se avrei preferito
che molti di loro
fossero ancora vivi
e che Dwayne non avesse scritto
MORTO
accanto a quelli morti
le loro parole sono ancora
qui
in attesa
che
qualcuno
le legga
quelle parole
effabili e ineffabili
che vibrano
come fusa
nelle
nostre
teste.

21 DICEMBRE

La ringrazio per avermi detto
che quei paroloni
me li posso pure SCORDARE
e che l’importante non è
sapere le parole
che descrivono quel che si scrive −
sono i pensieri che abbiamo in testa
a essere importanti
e che sentire dentro il ritmo
è ancora più
meraviglioso
che avvertire il ritmo.

E
la ringrazio pure per aver detto
che sono un genio
(anche se lo so
che esagera un po’).

L’ultima (o la prima) poesia

ultimapoesia

Hai mai provato a scrivere una poesia? E come vorresti scriverla: gentile o pietrosa, appassionata o ironica, chiara o un po’ oscura e sfuggente?
(Se io scrivessi poesie vorrei poeterle scrivere proprio così, come suggerisce il poeta).

L’ultima poesia

Così vorrei che fosse la mia ultima poesia.
Che fosse tenera nel dire le cose più semplici
e meno intenzionali,
che fosse ardente come un singhiozzo senza lacrime
che avesse la bellezza dei fiori quasi senza profumo,
la purezza della fiamma che consuma
i diamanti più puri
la passione dei suicidi che si ammazzano senza spiegazione.

***

Último poema

Así querría yo mi último poema.
Que fuese tierno diciendo las cosas más simples
y menos intencionadas,
que fuese ardiente como un sollozo sin lágrimas,
que tuviese la belleza de las flores casi sin perfume,
la pureza de la llama en que se consumen
los diamantes más límpidos,
la pasión de los suicidas que se matan sin explicaciones.

Manuel Bandeira (Recife, 1886-1968), da Libertinaje, 1930, traduzione di Vera L. de Oliveira (Poesia straniera – Portoghese e Brasiliana -La Biblioteca di Reppubblica)

°ascoltando Libertango – Astor Piazzolla –  https://www.youtube.com/watch?v=QCwvnyh03Ss<