Giorni di un brutto colore

 

(Certi giorni così)

***

a che cosa servono?

 

ci sono giorni – ne senti la voce
nel sonno – che si muovono opachi
in disequilibrio sul non tempo
desolati come i pendii d’erba
lungo l’autostrada, e a che servono
– ti chiedi – questi giorni di un verde
secco e muto e impietoso,
il verde disperanza
 
Irene Marchi, da Mancano le indicazioni, Officine Editoriali, 2023

°ascoltando Arlo Parks – Black Dog https://www.youtube.com/watch?v=QOu0Ht0-D4M&t=127s

 

Un complice

(Come si chiama il tuo complice?)

***

Abbiamo tutti bisogno prima o poi  di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore
che ci attenda sicuro nelle vecchie soffitte
che denudi il passato e disarmi il dolore

prodigioso / semplice / padrone del suo silenzio
qualcuno che sia del quartiere dove siamo nati
o che per lo meno prenda su di sé i nostri rimorsi
fino a che la coscienza non conceda il suo perdono

complice dell’immaginario ci difende dal mondo
dalla sciabolata del raggio e dalle fiamme del sole
tutti abbiamo bisogno qualche volta di un complice
di qualcuno che ci aiuti a usare il cuore

***

Todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón
que nos espere ufano en los viejos desvanes
que desnude el pasado y desarme el dolor

prodigioso / sencillo / dueño de su silencio
alguien que esté en el barrio donde nacimos o
que por lo menos cargue nuestros remordimientos
hasta que la conciencia nos cuelgue su perdón

cómplice del trasmundo nos defiende del mundo
del sablazo del rayo y las llamas del sol
todos necesitamos alguna vez un cómplice
alguien que nos ayude a usar el corazón

Mario Benedetti (Uruguay, 1920-2009), da Adioses y bienvenidas, 2005

 

°ascoltando Pink Floyd (Feat. Stéphane Grappelli) – Wish You Were Here – https://www.youtube.com/watch?v=Bm4sDyCW0k8

Crederci o no?

 

(Passerò ai fondi di caffè)

 

la sfera di cristallo
 

la sfera di cristallo – ebbene sì –
mi sta prendendo in giro predice
eventi senza logici agganci
alla realtà confonde numeri
e colori, con forza la getterei
a terra – in mille pezzi taglienti –
ma poi no, mi trattengo, non vorrei
che si avverasse soltanto questo:
un chiaro improvviso frantumarsi
 
Irene Marchi, da Mancano le indicazioni, Officine Editoriali, 2023

°ascoltando Pearl Jam – Retrograde https://www.youtube.com/watch?v=n9xaDlY2hPE&t=50s

Consiglio un libro (n.9): “Amo quel cane/Odio quel gatto”, di Sharon Creech

 


Amo quel cane / Odio quel gatto,
di Sharon Creech,
Mondadori, 2023,
traduzioni di Andrea Molesini / Riccardo Duranti,
copertina illustrata da William Steig,
dai 10 anni in su

***

Amo quel cane / Odio quel gatto è un particolarissimo romanzo epistolare (in due parti) in cui tutte le lettere sono scritte in forma di poesia. Eppure, il mittente delle lettere in versi è un ragazzino molto diffidente verso la poesia: Jack (questo è il suo nome) pensa che la scrivano solo le femmine, che non si capisca, che sia difficile leggerla e ancora di più scriverla. La sua insegnante, però, sta cercando di avvicinare i propri alunni alla scrittura poetica e per questo chiede a Jack e ai suoi compagni di fare dei tentativi di poesia imitando quelle che lei recita in classe (poesie di William Carlos Williams, Robert Frost, William Blake, Valerie Worth, Walter Dean Myers e, nella seconda parte, anche di Edgar Allan Poe, di Alfred Tennyson e di T.S. Eliot: alla fine di ognuna delle due parti troviamo alcune delle poesie a cui Jack si ispira per i suoi tentativi).
All’inizio Jack non è per nulla soddisfatto dei suoi tentativi, ma a poco a poco le cose cambiano: la poesia comincia a diventare per lui familiare, e soprattutto, grazie ad essa, Jack trova il modo di esprimere il dolore per la morte di  Sky, il suo amato cane giallo.
Nella seconda parte,
Odio quel gatto, Jack ha  un anno in più e una gattina nera che chiama Schizzetta de’ Micis (ma c’è anche un grasso gattaccio nero, che Jack odia, appunto): la sua insegnante continua a proporre alla classe nuove poesie e lui ancora le scrive lettere in versi che diventano sempre più evolute. Sì, perché Jack sta crescendo non solo come personaggio ma anche come poeta (e come lettore in grado di comprendere e apprezzare la poesia). Il libro, quindi, è un godibilissimo percorso verso la poesia e verso quello che, tramite la poesia, è possibile esprimere.

Riporto qui uno dei primi tentativi poetici di Jack: in  questo caso si è ispirato alla famosa poesia della carriola rossa di William Carlos Williams, poeta statunitense secondo il quale si può far poesia attorno a qualsiasi cosa, anche parlando di una carriola rossa, appunto:

La carriola rossa

tanto dipende
da
una carriola
rossa
lucida di acqua
piovana
accanto alle galline
bianche.

William Carlos Williams (Stati Uniti, 1883 – 1963)

Poesia di  Jack – 27 settembre

Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.

Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le galline bianche
allora ogni frase
può essere poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi

qui invece un tentativo poetico tratto dalla seconda parte del romanzo:

3 OTTOBRE

E va bene, va bene,
imparerò a scrivere
ALLITTERAZIONE
e
ONOMATOPEA
(giusto?)
e mi eserciterò a usarle
tutte le volte
che mi serviranno
ad ARRICCHIRE
qualche cosa.

Pronti?

Ehm.

Ehm.

Non ci riesco mica.
Mi si è inceppato il cervello.

Prima bisogna avere
qualcosa da dire.
Mica si può
allitterare
e
onomatopeare
così, a casaccio,
no?

e  infine, queste due (sempre dalla seconda parte):

9 maggio

GIORNATA DEL POETA

È stata una gran delizia
trovare le foto
di tanti poeti
e metterle in fila
sulla bacheca di classe
con tutti quei poeti
che ci guardavano
e accanto a loro
qualche loro poesia
tante di quelle parole
e immagini nelle nostre teste
e anche se avrei preferito
che molti di loro
fossero ancora vivi
e che Dwayne non avesse scritto
MORTO
accanto a quelli morti
le loro parole sono ancora
qui
in attesa
che
qualcuno
le legga
quelle parole
effabili e ineffabili
che vibrano
come fusa
nelle
nostre
teste.

21 DICEMBRE

La ringrazio per avermi detto
che quei paroloni
me li posso pure SCORDARE
e che l’importante non è
sapere le parole
che descrivono quel che si scrive −
sono i pensieri che abbiamo in testa
a essere importanti
e che sentire dentro il ritmo
è ancora più
meraviglioso
che avvertire il ritmo.

E
la ringrazio pure per aver detto
che sono un genio
(anche se lo so
che esagera un po’).

Le lettere di “amore”

 

LOVE

Presto che s’avvicina il tempo dei cuori rossi e ben paffuti in ogni dove… presto che s’avvicina il tempo  in cui s’inciampa spesso nella parola love (e in italiano c’è  una lettera in più: stiamo bene attenti a non cadere!).

P.S. Si scherza, ovviamente: belle, bellissime tutte le lettere di/d’a m o r e.

***

LOVE

“LOVE” in inglese vuol dire “amore”,
e io di “LOVE” faccio la “V”.
Renzo era  “L”, ma ha il raffreddore;
Lisa, la “O”, non so, non c’è più;
Pino, la “E”, è andato a una festa;
così di “LOVE” io sono tutto
quel che oggi resta.

Shel Silverstein, da Strada con uscita-Poesie e disegni, traduzione di Danilo Bramati e Luigi Spagnol, 1994, Salani Editore

°ascoltando The Beatles – The Word – https://www.youtube.com/watch?v=qEBOdGo7_6w

Un raggio di sole

(Che sia per tutti)

Un raggio – il primo – di sole,
meno che una carezza,
soffio d’oro o capello
nella mezzanotte del cuore;

un raggio gustato sull’orlo
di vetro del bicchiere
col tenero delle mie labbra
nel nero del caffè;

un raggio che sia il primo segno
se non ancora luce
o la buonora dei vivi

nell’apertura d’oro
della primavera; un raggio – questo primo –
che sta per colorare me.

 ***

Un rai – il prin – di soreli
mancul che une cjarece
sofli d’aur o cjaveli
te miezegnot dal cûr;

un rai cerçât sul ôr
di veri da la tace
cul tenar dai miei lavris
tal neri dal cafè;

un rai ch’al sedi screi
se no ancjemò lusôr
o buinore dai vîfs

tal screi di vierte d’aur;
un rai – chest prin – ch’al è
par colorâmi me.

Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 1967-2017), da Il me donzel, in Azzurro elementare, BUR, 2016

°ascoltando Yiruma – Hope https://www.youtube.com/watch?v=0n-VY5tLVUI

Gentili sì, ma non tropp(issim)o

Gentili.  Dovremmo essere sempre gentili con gli altri, anche perché è proprio vero:  “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla” (e anche noi ne stiamo combattendo una).

N.B. Gentili sempre, ma non stupidi

Sto facendo una lista

Sto facendo una lista delle cose da dire
per gentilezza e compitezza,
per finezza, giustezza e dolcezza:
Potrei. . .
Mi scusi.
Grazie a lei!
È permesso?
Per favore. . .
Vediamoci più spesso!
È sempre un grande onore. . .
Sa l’ora, per caso?
Se sai qualcosa che ho dimenticato,
per favore, ficcatela nel naso!

Shel Silverstein, da Strada con uscita, traduzione di Danilo Bramati e Luigi Spagnol, 1994, Salani Editore

°ascoltando Glen Campbell – Try A Little Kindness https://www.youtube.com/watch?v=MvswocNN-g8

Il mattino dopo

– A volte abbiamo un’idea
che il mattino dopo ci appare del tutto assurda –

Vedi
era così quando
siamo entrati sciolti in ’sto posto
due fuori di testa
ballavano una polka atzeca
E io faccio
Bello mio meglio sbaraccare
ma poi ’sta dama
mi si avvicina alle spalle
e mi fa
Io e te potremmo esistere davvero
Cazzarola faccio io
Solo che poi il mattino dopo
lei ha i denti marci
e proprio non sopporta
la poesia

Lawrence Ferlinghetti, da A Coney Island of the Mind, Minimum Fax, 2011, traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan

°ascoltando This Will Destroy You – “There Are Some Remedies Worse Than the Disease” – https://www.youtube.com/watch?v=mVC5Q_I9IWc&t=1s

Chiedilo alla luna

 

laluna

(Poesia non è solo bei sentimenti, leggeri, chiari e colorati.
La poesia a volte è buia, scura… oscura. E una cosa non esclude l’altra)

***

Perché le tue poesie sono così oscure?

Non è forse nera anche la luna
per la maggior parte del tempo?

E la pagina bianca
non sembra incompiuta

senza la traccia scura
delle lettere?

Quando Dio creò la luce,
non scacciò l’oscurità.

Invece inventò
l’ebano e i corvi

e quel piccolo neo
sul tuo zigomo sinistro.

O forse volevi chiedere
“Perché sei così spesso triste?”

Chiedilo alla luna.
Chiedile di cosa è stata testimone.

(mia traduzione libera di Why Are Your Poems so Dark? di) Linda Pastan (New York, 1932 –2023), in Queen of a Rainy Country, 2008, W. W. Norton & Company

Why Are Your Poems so Dark?

Isn’t the moon dark too,
most of the time?
 
And doesn’t the white page
seem unfinished
 
without the dark stain
of alphabets?
 
When God demanded light,
he didn’t banish darkness.
 
Instead he invented
ebony and crows
 
and that small mole
on your left cheekbone.
 
Or did you mean to ask
“Why are you sad so often?”
 
Ask the moon.
Ask what it has witnessed.

 

°ascoltando Ezio Bosso – Tango Triste
https://www.youtube.com/watch?v=LxXccKpCFYg

 

Parole-nuvole

parolenuvole

Le parole-nuvole di questa poesia sono così leggere, così riposanti e musicali che ti senti dondolare in aria e potresti addormentarti, lì, tra quelle nuvole…

(Non sono solo nuvole le nuvole
che nuvola più nuvola più nuvola
fanno disfanno nel cielo figure
di maghi di draghi o serpi o sirene
ma sillaba più sillaba con cura
staccano voci musiche serene
queste che fra parentesi ho posate
sulla prora di nuvole d’estate)

Pierluigi Cappello, da Azzurro elementare, Rizzoli, 2014

°ascoltando Max Richter – Written on the Sky https://www.youtube.com/watch?v=h2L3yoRgI3E