L’altra dimensione

 

STE_2007

Alberi, vento, fiori. E nient’altro.

 

Dimenticare città, nomi, desideri
di uomo: voglio solo fiorire, rivivere, io
non più io, ibisco, acacia,
conca aperta e tremante di un anemone.

Avere piedi e nodi d’erba, io
non più io, mani guantate
di germogli, ciglia nuove blu, di
scorza il torace, spezzato e vivo.

Ho dimenticato tutto, scrivo
perché dimenticare è un dono: non
desidero più che alberi, alberi, prode
di vento, onde che vanno e tornano, l’eterno

rinascere sterile e muto delle

cose

«Marzo è stato freddo e triste, ma
poi l’Aprile, praterie, portenti
di scarlatto lieve, ciliege, e le prime

rose» 

Giuseppe Conte (Imperia, 1945), da L’Oceano e il ragazzo, Rizzoli, Milano, 1983 

°ascoltando The Beatles – Strawberry Fields Forever https://www.youtube.com/watch?v=10LSq_J5ol4

Marzo

marzo quadro

 

Marzo

 

È un riflesso verde,
tinto di viola leggero
un suono di acqua sottile
tra i petali nuovi
e i fili teneri della sua stagione.
Non il sole sfacciato di luglio
che apre i giorni
con un giallo troppo urlato
troppo carico di partenze
e chi è solo non ha scampo.
Marzo ti offre lʼattesa della luce,
delicata,
la sicurezza di un cielo
che torna scuro
e finalmente dà riparo
al tuo essere tra la gente,
nuvola di silenzio

e puoi tacere.

 

Tratta da Irene Marchi, Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.