Equilibrio?

noequilibrio

Una figura mitologica

Di un bianco abbagliante, inesistente
e di un profumo limpido
soffiato da un sogno,
lʼequilibrio tra il troppo e il nulla
di questo mondo.

Irene Marchi, da  Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di sale Editore, 2015

* ascoltando Bob Dylan – Desolation Row https://vimeo.com/11222889

 

Lista delle cose da fare: 9 – alzare lo sguardo e guardare gli alberi

“Parla ascolta rispondimi
ciò che dice il tuono
lo comprende il bosco”
Octavio Paz, da Durata, IV,  in Salamandra (in Il fuoco di ogni giorno).

alberi

 

Dicono che abbracciare gli alberi faccia bene al corpo e alla mente: l’energia positiva che se ne riceve pare possa anche aiutare a ridimensionare un po’ le ansie e i problemi… vale la pena tentare!

Ma anche solo alzare lo sguardo verso l’alto, ogni tanto, e provare a percepire il respiro lento di quei rami, verdi o spogli che siano, un po’ riesce a calmare (anche se lo sguardo  vorrebbe rimanere tenacemente attaccato al suolo… forse in cerca di soluzioni?).

 

Alberi

In gergo
la gente chiama foglie
orecchie
come se avvertisse che
conoscono la musica.
Ma la lingua verde degli alberi
è un ben più antico gergo.
Chi può sapere ciò che essi dicono
quando parlano agli uomini.
Gli alberi parlano albero
come i fanciulli parlano fanciullo.
Quando un figlio
di donna e d’uomo
rivolge la parola ad un albero
l’albero  risponde
il fanciullo capisce

Jaques Prévert, da Alberi, traduzione di Roberto Carifi, Guanda Editore.

 

Tante foreste

Tante foreste strappate alla terra
e massacrate
distrutte
rotativizzate

Tante foreste sacrificate per la pasta da carta
di miliardi di giornali che attirano annualmente l’attenzione dei lettori
sui pericoli del disboscamento delle selve e delle foreste.

Jaques Prévert, da Poesie, traduzione di G.D. Giaghi, Guanda Editore.

 

Cuore di legno

Il mio vicino di casa è robusto.
È un ippocastano di corso Re Umberto,
ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e foglie,
fiori fragili a maggio,
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tanniche.
È un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
emulo del suo bravo fratello di montagna
signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene. Gli calpestano le radici
i tram numero otto e diciannove
ogni cinque minuti; ne rimane intronato
e cresce, storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
dal sottosuolo saturo di metano;
è abbeverato d’orina di cani,
le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali;
sotto la scorza pendono, crisalidi
morte, che non saranno mai farfalle.
Eppure, nel suo tardo cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni.

Primo Levi, da Ad ora incerta, 1984, Garzanti.

 

Prossimo lontano

Ieri sera un frassino
sul punto di dirmi
qualcosa – tacque

Octavio Paz, da Versante Est (1962-1968), in Il fuoco di ogni giorno, traduzione di Ernesto Franco.

P.S. Metto qui sotto anche una mia poesia non perché mi ritenga “poeta” come gli scrittori sopracitati, ovviamente, ma perché davvero questa poesia l’ho “provata” e un po’ funziona (mi piacerebbe sapere se qualcuno ha avuto la stessa esperienza di consolazione…).

Guarda gli alberi

Ti seguono ovunque
quelle ombre di pensieri
assordanti
quella presenza di una vita
assente
quella sicura incertezza
nella mente, nel corpo.
Ma alza gli occhi, guarda gli alberi,
non è una moda
gli alberi sono anche tuoi
e tra i rami
il cielo
trattenuto delle foglie:
non cade  a novembre.
Alza gli occhi,
gli alberi  non  ti chiederanno cosa fai,
cosa sei diventato.

Irene Marchi,  da Fiori, mine e alcune domande, 2015, Sillabe di Sale Editore

*ascoltando: Jethro Tull – Songs From The Wood; John Butler Trio – Trees; Paul McCartney – Little Willow; The Cure – A Forest.

(ancora alberi da abbracciare, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/07/31/abbraccia-un-albero/)

alberid

 

Design e mine

filospinato

 

Design e mine

Scegliamo bene
i nostri interruttori della luce:
lucidi, satinati, fintolegno
e la forma sia in linea con lʼarredo.
Scegliere bene è importante,
(che scelgano bene lʼappoggio
dei loro passi
quei bambini,
mentre attraversano quel campo).
«Sì, sì, ma che mi dici delle finiture delle tende?».

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

* Io ascolterei: Piero Pelù/Gino Strada  – Pappagalli verdi  (recitativo) https://www.youtube.com/watch?v=XNSDxz4MzL8&nohtml5=False; Agnese Ginocchio – Pappagalli verdi – (Le  mine antiuomo), dedicata a Emergency, https://www.youtube.com/watch?v=RVIvYjIXu6w

Rovistiamo, rovistiamo, rovistiamo, rovist…

groviglio

Si è rotto lʼarcolaio

 

Gomitoli di giorni tra le nostre mani:
gesti inutili persi a srotolare
la memoria sfilacciata
mentre  i fili umidi del domani
non si lasciano toccare.
Nel groviglio denso
rovistiamo
e ancora rovistiamo
perché il colore giusto
manca sempre
e intanto ci pizzica la gola
questʼaria di  lanugine
di vita arrotolata.

 ©Irene Marchi, tratta da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

* Ascoltando: Un senso di Vasco (Rossi); Un giorno credi di Edoardo Bennato

Sabbia

sabbia

Sabbia

Hai sentito anche tu
la sabbia
sciogliere il freddo
di un pezzo di vita,
svegliare una nuova voglia
di proseguire la strada?
Perché non impariamo
a volare: nudi granelli
e liberi
senza ingombri di ruoli aggiunti
tratti da un catalogo?
Potremmo rinascere
vera polvere calda
dal vetro chiaro
dei nostri,
solo nostri occhi.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

…già, perché? Nell’attesa di trovare una risposta o di imparare a volare ascolterei Learning to Fly dei Pink Floyd https://www.youtube.com/watch?v=nVhNCTH8pDs.

 

Marzo

marzo quadro

 

Marzo

 

È un riflesso verde,
tinto di viola leggero
un suono di acqua sottile
tra i petali nuovi
e i fili teneri della sua stagione.
Non il sole sfacciato di luglio
che apre i giorni
con un giallo troppo urlato
troppo carico di partenze
e chi è solo non ha scampo.
Marzo ti offre lʼattesa della luce,
delicata,
la sicurezza di un cielo
che torna scuro
e finalmente dà riparo
al tuo essere tra la gente,
nuvola di silenzio

e puoi tacere.

 

Tratta da Irene Marchi, Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

Seminiamo rifiuti

bottigliaplastica

Il veleno, all’improvviso

 

Non pensiamo mai a nulla
e seminiamo rifiuti: che cʼè di male?
Fioriranno veleni
che lʼaria imbrogliata ci regalerà.
Ancora non penseremo a nulla
solo ci domanderemo
̶̶  ma avremo ai piedi
scarpe di carbonio traspiranti  ̶
da dove sia arrivato
questo strano mare di veleno.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

 

 

R.S.V.P.

rsvp

 

R.S.V.P.

Répondez sʼil vous plaît
e non solo ai vanitosi inviti,
rispondiamo
con gli occhi
alle parole,
con parole di silenzio
a un grido silenzioso.
Nessuno è
quello che fa sembrare:
rispondiamo
se qualcuno cade
per un momento
dal nostro carro di carnevale.

Tratta da Irene Marchi, Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

Basta!

fiorerovinato

Almeno non decentriamo lo sguardo

Guardiamo bene
queste cose,
cose, cose,
scarpe, cose,
cose, giocattoli…
tutto costruito da bambini
che di quel gioco
conoscono soltanto

    l’affamata fatica.

Tratta da Irene Marchi, Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

Lo ammetto, sono pessimista

vuoto

Sì, è vero: il bicchiere tendo a vederlo sempre mezzo vuoto. Non so se riuscirò a cambiare. Qualcuno di voi ci è riuscito?

Avverbi (per chi beve dal bicchiere mezzo vuoto)

Nonostante i fiori
e le nostre mani tra le foglie
noi stiamo
qui ora piuttosto male:
una frase sciocca per ricordare
alcuni tipi di avverbi
o per provare a ridere
di come stiamo al mondo.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015