Un rifugio

rifugio

Senti anche tu il bisogno di un rifugio lontano dal mondo, un posto che porti all’essenza di tutto? Bisognerà costruirlo dentro di noi, lentamente. Ci vorranno buona musica e parole quasi silenziose.

Costruire una capanna
di sassi, rami, foglie
un cuore di parole
qui, lontani dal mondo
al centro delle cose,
nel punto più profondo.

Pierluigi Cappello, da Stato di quiete – Poesie 2010-2016, Bur, 2011

 

* ascoltando Piero Pelù – Lentezza https://www.youtube.com/watch?v=-ZFAh5o1XjQ

dove

A sei anni

come a sei anni

Sarebbe bello tornare a disegnare come a sei anni: l’erba e il cielo distinti da una riga netta, senza contaminazioni, azzurro sopra e verde sotto, e il sole sempre ostinatamente giallo. Allora pensavamo che sarebbe rimasto per  sempre tutto così semplice.

Album

Erano casette disegnate, con il comignolo
e un filo di fumo che saliva a spirale
dentro un azzurro azzurro senza sfumature.
Le nuvole erano la nostra pelle,
e dal sole la mano guidata scendeva
al sempreverde del prato.
Giù, nel piccolo pugno, il pastello teneva
finestre aperte su un cielo grande,
lontano da noi.

Pierluigi Cappello, da Stato di Quiete – Poesie 2010-2016, BUR, 2016

*ascoltando  Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu https://www.youtube.com/watch?v=89hKU3Ebi14

Prova a sorridere (e non solo in foto)

la panchina vuota

Una panchina potrebbe raccontare un’infinità di storie. Storie di speranze sbriciolate come  pane per i piccioni, di solitudini quotidiane e di stanchezze senza ritorno, storie di incontri inaspettati o appuntamenti attesi da sempre, storie di confessioni e di bugie, di litigate improvvise o di intese ritrovate,  storie di libri volutamente dimenticati e di chi troverà quei libri. Storie, storie… storie di  chi prova a sorridere, nonostante tutto, e non solo per il tempo di una foto.

Fotografia

Siediti qui, vicino al tuo amico seduto
e sistemati i capelli, l’aria ha un suono rotondo, oggi,
e tutto è luminoso, dietro di voi il mezzogiorno cresce
sul farsi dell’erba nella luce: è primavera
ma potrebbe essere l’estate a stringervi nell’obiettivo.
Ora che lui ti è accanto, mettigli sulla spalla una mano
e fa’ in modo che sia nata per questo momento,
che sia leggera, presente come il sole sui sassi,
ecco, non c’è più niente davanti a voi, adesso,
né cosa vi salverà, né cosa vi perderà
tieni solo lontana l’ombra di quello che è stato
non farla entrare negli occhi
e sorridi, prova a sorridere.

Pierluigi Cappello, da Stato di quiete. Poesie 2010-2016, 2016.

*ascoltando Nat King Cole – Smile https://www.youtube.com/watch?v=UN8oLGBNXpE

Ancora un altro novembre

quanti novembre ancora

Piccole allegrie di una mattina: trovare in biblioteca l’ultimo libro del tuo poeta preferito (qui sotto!), entrare all’ufficio postale, prendere il numero e accorgerti che tocca già a te, accarezzare un gatto stanco dal miagolio buffissimo. … E sì, è proprio così (lo stai pensando anche tu): è di nuovo novembre…

Novembre, ancora

C’è l’azzurro, quasi bianco in fondo,
dove segue i profili delle creste,
c’è, con l’odore di foglie morte,
questo novembre che tarda a farsi novembre
e poi una mattina aperta, la pulizia delle forme:
davvero, non saprei dire quando le parole cadono lontane,
né come la luce diventi silenzio, questa, per esempio,
su questa facciata che le finestre riflettono muta
o sull’opaco di una mentre sale in bicicletta la strada,
l’intralcio delle borse appese, una fatica già avanti negli anni,
remissiva, desolata. C’è, nella desolazione, un che di candido,
un transito delle cose minute, la ruggine che affiora,
l’erba che spacca l’asfalto. E, dentro il rodere del tempo, tu,
con la tua cuffia pesante, con le tue mani in tasca
e un filo di freddo infilato sotto il maglione.
Mettici anche i pochi metri che ti separano da casa,
un saluto frettoloso e un saluto lasciato cadere
nella luce che non dice altro che sé stessa
e allora, nella mattina aperta, pulita nelle sue forme,
alzi lo sguardo di tutte le volte che non hai guardato.

Pierluigi Cappello, da Stato di quiete – Poesie 2010-2016, BUR, 2016

*ascoltando:  Ivan Graziani – I giorni di novembre https://www.youtube.com/watch?v=CzdJb6nYcLI
Carmen Consoli – Novembre ’99 https://www.youtube.com/watch?v=f8ElT_Ogzzg
Tom Waits – November https://www.youtube.com/watch?v=JeAP1KyPDzM

Il giorno che non c’è

il giorno che (purtroppo) non c'è

Sarà perfetto, senza tormenti, senza problemi: sarà perfetto, il giorno che non c’è. Nell’attesa… ti stringo la mano.

XXV

Oltre l’orlo di questo tavolo
le due finestre aperte:
nello zucchero del sole
sopra verdi e fronte

una mattina pulita
come la prima parola
del mondo: svegliarsi di buonora
l’odore della notte addosso

davanti il buonodore
maturo della primavera
senza danno né travaglio

il nocciolo lucente
della giornata nuova,
oggi, il trentadue di maggio.

 

Oltri l’ôr di cheste taule
i doi balcons davierts
tal zucar dal soreli
sore verts e çarneli

une buinore nete
come la prime peraule
dal mont: sveâsi adore,
l’odôr de gnot intor

denant il bonodôr
madûr de primevere
cence dam nì travai

la cocule lusinte
da la zornade gnove,
vuê, trentedoi di Mai.

Pierluigi Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, 2013, Bur

* ascoltando Lou Reed – Perfect Day
https://www.youtube.com/watch?v=QYEC4TZsy-Y

Piangere

piangere

Perché tendiamo a nascondere le nostre lacrime? Che c’è di male in un pianto? Piangere (quando sentiamo di non resistere) è liberatorio, aiuta. E che tutto non sia sempre perfetto lo sappiamo benissimo: perché davanti agli altri ci ostiniamo a nascondere ogni ombra che attraversa la nostra esistenza? La vita non è una vetrina di Facebook (benché lì le faccine che piangono si sprechino), e l’onnipresente consiglio pensapositivocheaiuta …  a volte rischia grosso!

(altri pensieri sul piangere qui  http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/04/06/lista-delle-cose-7-resistere-piangere-liberamente/)

Piangere non è un sussulto di scapole
e adesso che ho pianto
non ho parole migliori di queste
per dire che ho pianto
le parole piú belle
le parole piú pure
non sono lo zampettío delle sillabe
sull’inverno frusciante dei fogli
stanno cosí come stanno
né fuoco né cenere
fra l’ultima parola detta
e la prima nuova da dire
è lí che abitiamo

Pierluigi Cappello, da La misura dell’erba, in Assetto di volo, Crocetti Editore, 2006

*ascoltando Jason Walker – Cry https://www.youtube.com/watch?v=mGOfBPIKHvQ      e  Cry to me nella versione cantata dai Rolling Stones https://www.youtube.com/watch?time_continue=43&v=0qsrUZelaq4

 

Stranieri

“Straniero, se tu passando mi incontri e desideri parlare con me, perché non dovresti parlarmi? E perché io non dovrei parlare con te?”

Walt Whitman, da Inscriptions in Leaves of Grass

stranieri

Dedicato a chi si sente (spesso) sradicato, diverso, strano, straniero rispetto al mondo in cui vive e talvolta straniero anche a sé stesso.  (Siamo almeno in due?)

 

Cos’é la Terra? Erba
aria folate erba
fruscio contesa
fra radicati e sradicati.
E tu fra i due chi sei?
 
Anna Maria Carpi, da  L’asso nella neve – Poesie 1990-2010

 

VII
 
Non saprei, Donzel,
fatica, non saprei
affanno e quello scalpitare
e quel tacermi dentro
 
nel secco scricchiolio
delle costole e lo sforzo
gemello delle gemme
le prime, a febbraio;
 
non saprei nel sangue
né il caldo del camminare
né il fresco gocciolio della sosta
 
non saprei nient’altro
di me se non sapessi
di me che sono straniero.
 

No savarès Donzel
fadìe, no savarès
l’imbast e chel daspâ
e chel tasêmi dentri

intal sec criçulâ
des cuestis, e il zimul
sfuarçâ da lis zimis
lis primis, a Fevrâr;

no savarès tal sanc
nì il cjalt dal cjaminâ
nì il fresc gotâ de polse

no savarès nuealtri
di me se no savès
di me che o soi forest.

Pierluigi Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, Bur, 2013

*ascoltando Eugenio Finardi – Extraterrestre https://www.youtube.com/watch?v=jgaEOzGWg8Y

 

Nulla di complicato (vorrei)

nulla di complicato

Che un verde restasse un verde e un blu restasse un blu, e non apparissero al secondo sguardo due colori diversi. Che un sorriso rimanesse tale per almeno due minuti, che una parola avesse lo stesso significato per me, per te, per loro. Che uno più uno facesse due, sempre: sì mi piacerebbe molto, sarebbe d’aiuto. Che un fosse un e non un no travestito (né un forse o un ma),  e che un no fosse un no e non un travestito (né un forse o un ma).Che un abito fosse solo un abito e non una bandiera, che non esistesse il carnevale (non tutto l’anno, almeno), e che (desiderio più, desiderio meno) finalmente la smettessero di chiederci il nostro grado di “problem solving“, perché quello un nome già ce l’aveva ed è sempre stato “vivere la vita”.

Elementare

E c’è che vorrei il cielo elementare
azzurro come i mari degli atlanti
la tersità di un indice che dica
questa è la terra, il blu che vedi è mare.

Pierluigi  Cappello, da Arie, in Azzurro elementare, Bur, 2013

 

Quello che amo

Non mi interessano i dati
i dettagli delle cose
non mi interessano gli orologi
che non siano solari
né la lista
degli amori che finiscono.
Mi interessano piuttosto la verità
il rumore del mare
le ore che passano
la luce sul letto a mezzogiorno
e tutto quello che viene
e che va
senza nome e senza preavviso
accadendo
come le cose semplici
accadono.

1965

Lo que quiero

No me interesan los datos
los precisos datos de las cosas
no me interesan los relojes
que no son de sol
ni la lista
de los amores que se acaban.
Me interesa eso sí la verdad
el ruido del mar
las horas que se pasan
la luz sobre la cama al mediodía
y todo lo que viene
y se va
sin nombre y sin aviso
sucediéndose
como las cosas simples
se suceden.

Nancy Bacelo, (Uruguay, 1931-2007), testo e traduzione dal web (http://cantosirene.blogspot.it/2017/02/le-cose-semplici.html)

*ascoltando Alan Parsons Project – Blue Blue Sky
https://www.youtube.com/watch?time_continue=25&v=HCg9NKlsILU

Parole sulla pelle

una carezza
Parole come carezze.
E in questo caso sono parole d’amore.

II

Tua la mia bocca, amore, sul tuo sapore
la mia vergogna di vivere adesso
che ti tocco che ti sfioro e ti corro
come un gatto nella notte rade i muri;
io ti corro come un gatto rade i muri
sebbene sappia che nei calcoli d’amore
due meno uno dia meno di zero
e uno piú uno dovrebbe dare uno
benché resti, adesso che vai
il mio cercarti sulla tua pelle,
sulla mia lo stillare dei tuoi capelli
 
è dentro la tua la mia paura
di smemorarmi di me.

Tô la mê bocje amôr sul to savôr
la mê vergogne di vivi cumò
ch’o ti tocji ch’o ti sflori e o ti cor
come inte gnot un gjat adôr dai mûrs;
jo o ti cor come un gjat adôr dai mûrs
siben ch’o sai che intai conts di amôr
doi mancul un mancul di zeri al fâs
e un plui un un al varès di fâ,
siben che e reste cumò che tu vâs
la mê cerce di te su la tô piel
su la mê il risinâ dai tiei cjavei

e je dentri te tô la mê pôre
di smenteâmi di me.

Pierluigi Cappello, da Amôrs, in Azzurro elementare, 2013, Bur.

 

Poesia verticale, 51

Un giorno troverò una parola
che penetri il tuo corpo e ti fecondi,
che si posi sul tuo seno
come una mano aperta e chiusa al tempo stesso.
Incontrerò una parola
che trattenga il tuo corpo e lo faccia girare,
che contenga il tuo corpo
e apra i tuoi occhi come un dio senza nubi
e usi la tua saliva
e ti pieghi le gambe.
Tu forse non la sentirai
o forse non la capirai.
Non è necessario.
Vagherà dentro di te come una ruota
fino a percorrerti da un estremo all’altro,
donna mia e non mia
e non si fermerà neanche quando tu morirai.

Roberto Juarroz, da Poesía Vertical, 1958

* ascoltando  Paul McCartney – Maybe I’m amazed

Nel sonno

cerca di dormire

Quell’attimo prima di prendere sonno: sei salito (faticosamente) sulla cima dello scivolo e ora devi solo abbandonarti alla discesa  per dormire un po’ di ore (sempre troppo poche). Ecco che cominci a scivolare-lasci andare i pensieri-stai scivolando-dimentichi dove sei-tutto è silenzio-stai scivolando-dimentichi chi sei-non senti caldo-non senti freddo-stai scivolando-dimentichi chi vorresti essere-stai scivol…

 II
Sogno, sogno dentro il sonno
luce di ciò che non c’è
e voce di quello che c’era,
nero bocciolo della notte

 che promette splendore,
terra fatta di nuvola
nuvola fatta radice
mano sinistra dentro la destra

sogno, prendimi pure, sogno
campanula di buio
fiammella benedetta

declinazione di poeta
che promette amore
 e orlo d’orlo e notte.

Sium, sium dentri inte sium
lûs di ce che nol è
e vôs di chel ch’al jere
neri butul de gnot

ch’al impromet sflandôr
tiere fate di niule
niule fate ladrîs
man çampe inte man drete

sium cjapimi me sium
cjampanule di scûr
flamule benedete

declinazion di poete
ch’al impromet amôr
e ôr dal ôr e gnot.


III

Donzel, la notte piú bella
è quella che mi tace
dentro, minuta come
un centesimo di pace

dentro la tasca del cuore
dove il quarto di luna
nel silenzio del cielo
brilla come un orecchino

e il gattomammone sorride
che da bambino faceva paura
e tace l’urlío del giorno

e noi non si è piú noi
e il dolce cadersi dentro
non è dormire ancora.
 

Donzel, la gnot plui biele
e je chê ch’e mi tâs
dentri, minude come
un centesim di pâs

te sachete dal cûr
dulà che il cuart di lune
intal cidin dal cîl
al lûs come un rincjin

e la maràngule e rît
che, frut, faseve pôre
e al tâs il crît dal dì

e nô no si è plui nô
e il dolç mancjâsi dentri
nol è ancjemò durmî.

 

IV

Io sono qui, dentro
una notte che non c’è
e silenzioso nel silenzio
fiorito di pietra e mio.

Io sono qui, a scurirmi
con lo scurirsi della notte
fresca e scurita intorno
come di culla.

Io sono qui, che stringo
le mani alle ginocchia,
le ginocchia accanto al cuore,

dentro il cerchio degli occhi
il cerchio della luna
fino a tornare bambino.

 

Achì soi jo, par dentri
une gnot che no je
e cidin tal cidin
florît di piere e gno.

Achì soi jo, a scurîmi
cul scurîsi de gnot
frescje e scuride ator
ator come di scune.

Achì soi jo, ch’o strenç
lis mans tor dai zenôi
i zenôi dongje il cûr

dentri il cercli dai vôi
il cercli da la lune
fin a vignî bambin.

Pierluigi Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, 2013, Bur

*ascoltando John Lennon –  Number 9  Dream https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=DGFvlnCq-ts