Cose difficili (parte 2)

Com’è difficile “trovare l’alba dentro l’imbrunire“, sì, e com’è difficile tanto altro (ognuno di noi potrebbe scrivere una lista pressoché infinita). Anche la poesia qui sotto ci parla di una cosa veramente difficile:

 

 

Com’è difficile accarezzare le ali di un angelo!
Per quanto sia vicino, evita di essere sfiorato
Per paura di essere preso,
Volteggia, ridiscende, il suo fruscio si sente appena,
È l’unico suono che riesce a produrre.
Loro, gli angeli, non sanno parlare,
Non sono adatte le parole
Per esprimerli,
Il loro muto messaggio è la presenza.
Come si avvicinano
Per avvolgerti nella loro aura,
Subito si allontanano,
Spaventati dall’intimità,
Protettivi, ma non familiari,
Lasciando sempre uno spazio in cui
Le mie parole si trascinano per raggiungerli,
Senza sapere se
Non siano troppo flebili per sfiorarne l’udito.
Che handicap della fede:
Non sapere se ti sentono, né se tu senti
E di tutti i sensi rimane solo il sogno tattile
Di accarezzare, senza spaventarlo, le ali un angelo…

Ana Blandiana, da Patria mea A4, traduzione tratta da http://www.orizzonticulturali.it/it_poesia_Ana-Blandiana.html  a cura di Mauro Barindi

°ascoldando  René Aubry – Guitare Bambou – https://www.youtube.com/watch?v=7W-WFmT51w4

(altre cose difficili, qui)

Legàmi

Tutto in noi e noi in tutto

(quindi un po’ di cura…)

***

Tutto è me stessa.
Datemi una foglia che non mi assomigli,
aiutatemi a trovare un animale
che non gema con la mia voce.
Là dove la calpesto la terra si spacca
e morti che hanno il mio sembiante
li vedo abbracciati a procreare altri morti.
Perché tanti legami con il mondo,
tanti progenitori e coatta discendenza
e tutto questo insensato somigliarsi?
M’incalza l’universo con i miei mille volti
e non posso difendermi se non contro me infierendo.

Ana Blandiana, da Un tempo gli alberi avevano occhi, Donzelli, Roma, 2004, traduzione di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni

°ascoltando The Alan Parsons Project – Voyagerhttps://www.youtube.com/watch?v=582I0rErY0s&t=14s

“In pendio”

 

Va bene, sto invecchiando, però non perderò mai…
(ognuno continui la frase con ciò che sente di non poter mai perdere)

***

 

Che bello sapere di non essere più giovane,
mi succede di dirmi
nei pochi momenti in cui
mi ricordo
di non essere più giovane.

Si tratta di quei momenti in cui
scivolo come su una buccia di banana
sul marciapiede ricoperto dalla melma del futuro
e presa dalla disperazione vorrei fermarmi,
perché tutto è incomprensibile se non accetto l’idea che la strada
è sempre più pericolosamente in pendio.

Ana Blandiana (Timișoara, 1942)
da
La mia patria A4- Nuove poesie
Traduzione di Mauro Barindi

°ascoltando Paul Simon – Still Crazy After All These Yearshttps://www.youtube.com/watch?v=Q5Eoax6I-O4&t=36s

All’indietro

tempo

 

 

Dovremmo

Dovremmo nascere vecchi,
già dotati d’intelletto,
capaci di scegliere la nostra sorte in terra,
quali sentieri si avviano dal crocevia d’origine
e irresponsabile sia solo il desiderio di andare avanti.
Poi, andando, ringiovanire, ringiovanire sempre più,
maturi e forti arrivare alla porta della creazione,
varcarla e nell’amore entrando adolescenti,
essere ragazzi alla nascita dei nostri figli.
Sarebbero più vecchi di noi comunque,
ci insegnerebbero a parlare, per addormentarci ci cullerebbero,
e noi scompariremmo sempre più, divenendo sempre più piccoli,
come un chicco d’uva, come un pisello, come un chicco di grano…

°°°

Ar trebui

Ar trebui să ne naştem bătrâni,
Să venim înţelepţi,
Să fim în stare de-a hotări soarta noastră în lume,
Să ştim din răscrucea primară ce drumuri pornesc
Şi iresponsabil să fie doar dorul de-a merge.
Apoi să ne facem mai tineri, mai tineri, mergând,
Maturi şi puternici s-ajungem la poarta creaţiei,
Să trecem de ea şi-n iubire intrând adolescenţi,
Să fim copii la naşterea fiilor noştri.
Oricum ei ar fi atunci mai bătrâni decât noi,
Ne-ar învăţa să vorbim, ne-ar legăna să dormim,
Noi am dispărea tot mai mult, devenind tot mai mici,
Cât bobul de strugure, cât bobul de mazăre, cât bobul de grâu…

Ana Blandiana (Timisoara, 1942), da Il tallone vulnerabile, 1966, traduzione di Biancamaria Frabotta

*ascoltando Carole King – Goin’ Back https://www.youtube.com/watch?v=cS3SEvW-0dA

Sul sentiero

ombre

A volte è troppo difficile o pericoloso distogliere lo sguardo dalla strada che si sta percorrendo. Se almeno sapessimo decifrare le ombre che le nuvole disegnano a terra: che cosa vogliono comunicarci?

Sono come un occhio di cavallo

Sono come un occhio di cavallo
riparato dal mondo.
Non chiedermi
quando sarò da te,
quali alberi e quali fiori
ho incontrato.
Io vedo soltanto il sentiero
e di tanto in tanto
le ombre delle nuvole
inviarmi messaggi
che non capisco.

°°°

Sunt ca un ochi de cal

Sunt ca un ochi de cal
Acoperit spre lume.
Să nu mă-ntrebi
Când o să-ajung la tine,
Ce arbori şi ce flori
Am întâlnit.
Eu văd numai drumul
Şi din când în când
Umbrele norilor
Transmiţându-mi mesaje
Pe care nu le înţeleg.

 

Ana Blandiana (Timisoara 1942), da Ottobre, Novembre, Dicembre, 1972, in Un tempo gli alberi avevano occhi, Donzelli, 2004, traduzione di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni

*ascoltando Peter Green –The supernatural https://www.youtube.com/watch?v=YoasUjXBkm8

Parole per ritrovare la strada

sto finendo le parole

Speriamo non finiscano le parole…

Avanzo con cura, lentamente,
lungo un sentiero
che traccio io stessa
passo dopo passo:
per potere tornare
lascio cadere dietro di me
briciole di lettere e di parole.
Sono partita da tanto,
ho terminato
le poche sillabe che m’ero portata
al sacco per provvista.
Per fortuna, ho scoperto
che tutto
può essere trasformato in parole
e ho continuato ad andare avanti
spandendo
le parole di cui mi disfo
come si disfa un vecchio pullover
in grumi di lana infeltrita dal troppo uso.

Ana Blandiana (Timisoara 1942), da Un tempo gli alberi avevano occhi, Donzelli, 2004, traduzione di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni

*ascoltando Yann Tiersen – L’ Homme aux Bras Ballants https://www.youtube.com/watch?v=YXvznEXRTB8

 

Se tu fossi un albero

alberialberi

Se tu fossi un albero, che albero saresti? E a chi parleresti?

Un tempo gli alberi avevano occhi

Un tempo gli alberi avevano occhi,
posso giurarlo,
so di certo
che vedevo quando ero albero,
ricordo che mi stupivano
le strane ali degli uccelli
che mi sfrecciavano davanti,
ma se gli uccelli sospettassero
i miei occhi,
questo non lo ricordo più.
Invano ora cerco gli occhi degli alberi.
Forse non li vedo
perché albero non sono più,
o forse sono scivolati lungo le radici
nella terra,
o forse,
chissà,
solo a me m’era parso
e gli alberi sono ciechi da sempre…
Ma allora perché
quando mi avvicino
sento che
mi seguono con gli sguardi,
in un modo che conosco,
perché, quando stormiscono e occhieggiano
con le loro mille palpebre,
ho voglia di gridare –
Cosa avete visto?…

Ana Blandiana (Timisoara 1942), da Un tempo gli alberi avevano occhi (in  Ottobre, Novembre, Dicembre, 1972), Donzelli, 2004, traduzione di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni

*ascoltando  Tiziano Terzani – L’albero (video) https://www.youtube.com/watch?v=Q8jOTIiHUjc; Jethro Tull – Songs From The Wood https://www.youtube.com/watch?v=ZAkSIwaUaNc

(Parlo ancora di alberi qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/04/14/lista-delle-cose-9-alzare-lo-sguardo-guardare-gli-alberi/)