Impossibili da inventare

Se non ci fossero,
certe cose bisognerebbe assolutamente inventarle
(ma probabilmente non ci riusciremmo).
***

Il semplice che è difficile da inventare

Nulla contro il microprocessore,
ma senza l’acqua
come ce la caveremmo?
Che cos’è mai una sonda su Giove
al confronto del cervello di una mosca?
Come si affannano
questi topi di laboratorio intorno ai cloni!
Però scopare è ben meglio.
E il dente di leone –
come sa farlo: lieta,
inarrivabile eleganza!
Mai nella vita,
cari premi Nobel,
ammettetelo, su,
avreste inventato una cosa simile.

Hans Magnus Enzensberger, da Più leggeri dell’aria, Einaudi, traduzione di Anna Maria Carpi

°ascoltando Gorillaz- Simplicity – https://www.youtube.com/watch?v=8U78TGcK6Gw

Clouds Therapy

transfert

 

(Non serve neppure prendere appuntamento)

 

La storia delle nuvole, II

 

Contemplare le nuvole va raccomandato
a stressati, affannati, gelosi, depressi.
Al tramonto con quei loro lembi
rosso-oro superano Patinir e Tiepolo.
I più fugaci di tutti i capolavori, più
difficili da contare dei branchi di renne,
non vanno a finire in alcun museo.
Archeologia di nuvole – scienza d’angeli.
Sì, senza le nuvole tutto quel che vive
morirebbe. Sono degli inventori: nessun
fuoco senza di loro, nessuna luce elettrica.
Sì, è raccomandabile, se presi da stanchezza,
rabbia e disperazione, volgere gli occhi
verso il cielo.

Hans Magnus Enzensberger, da “Poesia” n. 227, Maggio 2008, La storia delle nuvole: 99 meditazioni, traduzione di Gio Batta Bucciol,Crocetti Editore, 2008

°ascoltando The Cult – In The Cloudshttps://www.youtube.com/watch?v=Mi_TaQwjTEg

Giochi di poesia

oi oi oi
Hai mai “giocato” con la poesia?
Come dici? Non si gioca con la poesia?!
E dove sta scritto? L’importante è non barare, come in ogni gioco.

Opzioni per un poeta

Con parole diverse
dire la stessa cosa
sempre la stessa.
Sempre con le stesse parole
dire una cosa del tutto diversa
o la stessa in modo diverso.
Molte cose non dirle
o dire molto
con parole che non dicono niente.
Oppure tacere in modo eloquente.

***

Nel caso dato

Scegli tra gli errori
che ti son dati,
ma scegli bene.
Forse è sbagliato
fare la cosa giusta
nel momento sbagliato,
o giusto
fare la cosa sbagliata
nel momento giusto?
Un passo falso  non si corregge.
Il giusto errore,
una volta sfuggito,
non tornerà così presto.

Hans Magnus Enzensberger, da Più leggeri dell’aria, traduzione di Anna Maria Carpi, Einaudi, 2001

 

♦ ascoltando Syd Barrett – Clowns and Jugglers https://www.youtube.com/watch?v=uBjaB8HfoxQ&t=1s

Sono un leone

tuttileoni

… però ho fame, dammi le mie crocchette: sono pur sempre un gatto domestico!

     (Tutti abbiamo le nostre contraddizioni)

Frasi che si annullano da sole

Io non dico nulla, dice uno,
e sgambettando sulla sua sedia
continua: io non mi muovo.
Io taccio, esclama. Dormo.
Non m’impapero mai. È
un impegno. Per me è un gioco
obbiettare alle mie obbiezioni. Io sono,
proclama, il più modesto di tutti,
privo di vanità. Io, asserisce,
non parlo tedesco.
Di me stesso non parlerei mai
e poi mai. Ho torto
quando affermo che ho ragione,
quando affermo che ho torto,
ecc. Che io mi metta a balbettare
è escluso. Credibile
come sono e incosciente, credo
mi sia lecito dire di me: io
non mi contraddico. Io
non ci sono. Io m-m-manco.

Hans Magnus Enzensberger, da Chiosco, Einaudi, traduzione di Anna Maria Carpi

*ascoltando Green Day – Walking Contradiction https://www.youtube.com/watch?v=UymN5scMpZM

Un punto di vista

 

collo

Poesia del cuscino

Perché fino alla punta delle dita
sei presente, perché hai desideri,
per come pieghi i ginocchi
e mi mostri le chiome,
per il tuo tepore
e la tua oscurità;
per le tue frasi dipendenti,
i gomiti non prepotenti
e l’anima materiale
che nella fossetta
sopra la clavicola balugina;
perché sei andata
e venuta, e per tutto
ciò che di te non so
queste mie esili sillabe
son troppo poco – o troppo.

°°°

Kopfkissengedicht

Dafür, dass du bis in die Fingerspitzen
anwesend bist, dass es dich verlangt,
dafür, wie du die Knie biegst
und mir dein Haar zeigst,
für deine Temperatur
und deine Dunkelheit;
für deine Nebensätze,

das geringe Gewicht der Ellenbogen
und die materielle Seele,
die in der kleinen Mulde
über dem Schlüsselbein schimmert;
dafür, dass du gegangen
und gekommen bist, und für alles,
was ich nicht von dir weiss,
sind meine einsilbigen Silben
zuwenig, oder zuviel.

Hans Magnus Enzensberger, da Zukunftsmusik, Frankfurt am Main, Suhrkamp, p. 72 (fonte del testo https://journals.openedition.org/ceg/368?lang=en#bodyftn49).

*ascoltando Max Gazzè – Mentre Dormi https://www.youtube.com/watch?v=d8FVfC9HStc

Er-ro-ri

mistake n 1000000

Due occhi, un naso, una bocca e sempre troppi errori.
Potendo scegliere vorrei essere un albero.

Dai vicini un bimbo suona Per Elisa.
Sempre da capo, sempre quell’errore.
Il dogma dell’infallibilità
è stato un passo falso. È un fatale capitombolo
del parassita quello di uccidere l’ospite.
Detto altrimenti globalizzazione.

Pudico si occulta l’errore decisivo
in una duna di sbagli di poco conto
e ci sprofonda. Mai finora sono mancate
voci che avvertivano:
il mondo è l’Incorreggibile.

Patetici sforzi per riparare, rammendare,
otturare, riformare, migliorare
con inchiostro rosso e pentimenti
portano a nuovi errori ancor piú grossi.

Certo, difetti congeniti e aborti
sono due paia di maniche.
Però anche l’esecuzione fallisce,
il colore, l’invito, l’avvio,
l’accensione e il passo.

Una via lattea di confusioni
che c’è da stupirsi. Considerando il complesso
ne risulta un miracolo.

Evitare errori a ogni costo
sarebbe un errore.
Si confessa, si ammette
che si è sbagliato il gesto,
la direzione di marcia e anche a scrivere.

Certe poesie per esempio
sarebbero perfette
se non le avesse preservate da questa sorte
un errorino da nulla.

È per svista che si è felici,
talvolta, per un momento,
per svista. Ma qualcosa non va.

Hans Magnus Enzensberger, da Piú leggeri dell’aria, Einaudi, Torino, 2001, traduzione di Anna Maria Carpi

*ascoltando James Blunt – Same Mistake https://www.youtube.com/watch?v=b3c32wBYdU0

Sempre di errori, qui: http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/01/30/sugli-errori/ e qui: http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2015/12/20/errori/

 

“Programma di minima”

dal giardino

“Quel che si può tener stretto”… pochi fiori del giardino, per esempio.

E un sorriso incancellabile. Il poco che è già moltissimo.

Programma di minima

Distacco, rinuncia, ascesi –
questo sarebbe già volare troppo alto.

Impressionante come di tutto si può fare a meno.
Non prendere nota delle offerte speciali,

puro piacere! Non emergere da nessuna parte,
tralasciare il più –

Acquisto di conoscenza tramite gesti di rifiuto.
Solo chi non vede tante cose

può vedere qualcosa.
L’Io: una forma cava,

definita da ciò che tralascia.
Quel che si può tener stretto,

quel che ci tiene stretti
è il meno.

Hans Magnus Enzensberger, da ChioscoSentimenti confusi, traduzione di Anna Maria Carpi, Einaudi

(ancora sul “meno è meglio” qui http://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/03/04/essenzialmente-non-siamo-quello-che-possediamo/)
* ascoltando Crosby Stills Nash and Young – Our House https://www.youtube.com/watch?v=fm-q0ELuk1A

Dire no al colesterolo (e possibilmente all’opportunismo e all’ipocrisia)

stop

(Di colesterolo, almeno, c’è anche quello “buono”…)

Esperti

Ci sono tempi
in cui perfino
gli opportunisti
biasimano l’opportunismo.

E devi credergli
perché più di tutti
sono al corrente
di quel che dicono.

Ma non fidarti di loro –
infatti biasimano
l’opportunismo
solo per opportunismo.

Erich Fried (1921- 1988)

***

 
Blues della classe media

Non possiamo lamentarci.
Abbiamo da fare.
Siamo sazi.
Mangiamo.

Cresce l’erba,
il prodotto sociale,
l’unghia delle dita,
il passato.

Le strade sono vuote.
Le chiusure sono perfette.
Le sirene tacciono.
Passa.

I morti hanno fatto il loro testamento.
La pioggia è cessata.
La guerra non è stata dichiarata.
Non è urgente.

Noi mangiamo l’erba.
Noi mangiamo il prodotto sociale.
Noi mangiamo le unghie.
Noi mangiamo il passato.

Non abbiamo nulla da nascondere.
Non abbiamo nulla da perdere.
Non abbiamo nulla da dire.
Abbiamo.

L’orologio è caricato.
La vita è regolata.
I piatti sono lavati.
L’ultimo autobus sta passando.

È vuoto.
Non possiamo lamentarci.

Cosa aspettiamo ancora?

Hans Magnus Enzensberger, da Chiosco, traduzione di Anna Maria Carpi.

♦ Che cosa ascoltare? Daniele Silvestri – Quali alibi; Giorgio Gaber – Il tutto è falso.

Del prima, del dopo, di oggi, di domani…

addiotempo copia

Forse conviene davvero vivere il “qui e ora”… e poi ancora il qui e ora, e ora… ora… ora…

C’era qualcosa di buono

C’era qualcosa di buono
prima,
altrove.
Peccato
che sia così difficile
ricordarsi
di qualcosa di buono.
Sapere
com’era davvero.
Come davvero era.

Era, credo,
qualcosa di affatto abituale,
di meraviglioso.
Io l’ho,
credo, visto
e odorato
o afferrato.

Ma se fosse grande
o piccolo
nuovo o vecchio,
chiaro o scuro,
non lo so più.

Soltanto che era meglio,
molto meglio
di ciò che c’è adesso,
questo lo so tuttora.

Hans Magnus Enzensberger, da Chiosco, Einaudi, 2013.

 

Aspettativa

Di ieri in ieri
di domani in domani
i secondi curvano lungo
la circonferenza dell’attesa
circuendo più volte il nulla.
Il mio capo non trova posizione
in nessuna geografia
e si volge alterno
al passato e al futuro facendo capolino;
il suo cruccio è non sapere
da quale parte, semmai, verrai.

Valentino Zeichen, da Poesie 1963-2003, Mondadori.

 

Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.

Wislawa Szymborska, da Attimo, in La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi.

 

* Cosa ascoltare? Pink Floyd – Time; Vasco Rossi – Vivere.

Consiglio un libro (2°)

copertinachenoialapoesia    Alfonso Berardinelli, Hans Magnus Enzensberger, Che noia la poesia Pronto soccorso per lettori stressati, Einaudi, Torino, 2006

Questa volta non voglio consigliare un libro di poesie, ma un libro sulla poesia in generale: un saggio dal titolo accattivante  Che noia la poesia. “E infatti… !” penseranno in molti (anch’ io lo pensavo a dire il vero, fino a qualche anno fa, prima di riscoprire la poesia e di esserne conquistata). Il sottotitolo però è questo: Pronto soccorso per lettori stressati.
Quindi  ci viene lanciato un salvagente: un modo per cominciare a guardare la poesia da un punto di vista differente.

Gli autori, Alfonso Berardinelli  (uno dei saggisti italiani più originali e polemici) e Hans Magnus Enzensberger (poeta e saggista  tedesco contemporaneo), cercano di rispondere a questa domanda: perché tanta gente  non sopporta la poesia?
La prima cosa da fare, ci dicono i due autori, è cercare di ricominciare da capo: dimenticare quello che abbiamo imparato  a scuola e rileggere la poesia cercando di sentirne il ritmo, la musica dei versi e delle parole, anche quelle più comuni.
Ci mostrano  come funziona una poesia  attraverso la lettura decisamente inusuale di moltissimi testi poetici; ci fanno scoprire che la poesia  è capace di fare, con le parole, delle acrobazie incredibili, che può dire moltissimo in due versi o, anche, quasi nulla in molte strofe; che la poesia può far sognare, riflettere, ridere, può raccontare, scherzare, dialogare.

Che noia la poesia è un libro di tecnica poetica accessibile a tutti: vengono spiegati con semplicità e anche ironia i vari giochi verbali e i metodi di composizione, vengono riportati esempi di poesia eccellente e di poesia pessima e ridicola; si parla, in modo più divertente (rispetto a quanto siamo abituati a leggere nei manuali), ma preciso, di rime, versi liberi, strofe e di tutto quello che riguarda questo genere letterario ormai troppo poco considerato.

Alla fine, ciò che ci viene detto è  (riporto dalla quarta di copertina): “… che la porta della poesia è sempre aperta: basta entrare”.