Lista delle cose da fare: 13 – continuare a salire la scala

Ma come si sale una scala?

Uno scalino alla volta

(anche se, come in certi brutti sogni, ti sembra impossibile poterlo fare).

***

(…) Per salire una scala si comincia sollevando la parte del corpo situata in basso a destra, avvolta quasi sempre nel cuoio o nella pelle e che, salvo eccezioni, ci sta giusta sullo scalino. Posta sul primo gradino la suddetta parte, che per farla breve chiameremo piede, si raccoglie la parte equivalente del lato sinistro (chiamata anche questa piede, che non deve confondersi però con il piede sopra citato), e alzandola all’altezza del piede si prosegue sino a collocarla sul secondo gradino, in cui defaticherà il piede mentre nel primo riposerà il piede. (I primi gradini sono sempre i più difficili, finché non viene raggiunta la coordinazione necessaria. La coincidenza del nome tra il piede e il piede rende difficile la spiegazione. Allo stesso modo faccia attenzione a non alzare in contemporanea il piede e il piede.)

Arrivato in questo modo al secondo gradino, è sufficiente ripetere in maniera alternata il movimento fino a trovarsi in fondo alla scala. Si esce da questa facilmente, con un leggero colpo di tallone che la fissa al suo posto, da cui non si muoverà fino al momento della discesa. (…)

Julio Cortázar (Ixelles, 1914-1984),  da Storie di cronopios e di famas

°ascoltando Maurice Ravel, Bolerohttps://www.youtube.com/watch?v=r30D3SW4OVw

Febbraio da vivere

Nel mio calendario mentale, febbraio è sempre scritto un po’ così: con un inchiostro azzurrino e immerso in una nebbia che ne sfuma i contorni. Dopo un gennaio sempre lunghissimo e pieno di buoni propositi, già mi aspetto marzo con chissà quale primavera! Così febbraio passa un po’ in sordina, una specie di (breve) corridoio verso un altrove. Che poi, se non stiamo attenti, tutta la vita ci diventa così: un corridoio da attraversare verso una non ben definita fioritura (ma… ehi, ci sono fiori anche a febbraio!).

 

Come tutto scompare

 
Come tutto scompare veloce
quando viene sera, e il sole se ne va
oltre le colonne d’Ercole
a fare capriole sull’Atlantico.
Il Mar Ligure si appiattisce in una lastra
che non lo diresti nemmeno più un mare
e una muraglia nebbiosa di rosa
sporco si disfa come la scia luminosa
dell’aereo, unica traccia rettilinea in cielo
che sembra averlo bucato per andarsene
più in là.
 
Come tutto scompare, come breve
è il giorno per chi ne ama l’essenza
come breve la notte che si preannunzia
nitida di luna a gobba crescente
come tutto ritorna e ritorna
al niente.
 
Come è corto Febbraio
come è corta la vita
per chi ne ama l’essenza
incessabile, infinita.
 
Giuseppe Conte (Imperia, 1945), da Ferite e rifioriture, Mondadori, 2006

♣ ascoltando Pink Floyd – Untitled (“The Endless River”) https://www.youtube.com/watch?v=WPOaP18_I8U

Respiriamo (qui e ora)

digFacciamo un bel respiro…

La città è lì per te
anche il primo raggio
dopo una giornata di pioggia
anche il negozio di fiori,
tu intanto scrivi
scrivi che sei stato lì
mentre partiva il tram,
scrivi della gente che passa
dell’odore di bagnato
dell’agitazione che mettono
quelli che corrono.

Appuntati
la parola abbraccio
la parola aria
la parola colore
la parola fretta
la parola respiro
il tuo
di te che sei vivo
e guardi.

Vasco Mirandola, da Volevo solo scriverti accanto, AnimaMundi Editore, 2021

∞ ascoltando Midge Ure – Breathe  https://www.youtube.com/watch?v=USFr5VeLQ2o

La terapia

coffeeflowerstherapyjpg

Qual è la tua terapia contro la “botta di malinconia”?

Il caffè è sopravvalutato? Non credo:
una tazza calda tra le mani, adesso,
mi fa pensare a ciò che ho
e non a quello che mi manca

poi guardo i ciclamini comprati ieri
– come lo sanno i signori del marketing
che i fiori vanno messi proprio vicino
alle mele?– e penso che no, un buon caffè
non è mai sopravvalutato, e i fiori?
I fiori nemmeno, che sciocca!

IreneMarchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

Io no, e voi?

non ho

certézza s. f. [der. di certo1]. – 1. In senso soggettivo, e più com., conoscenza sicura di un fatto, convinzione, persuasione ferma: avere (la) c. di riuscire; raggiungere la c.; possedere la c.; con c., in modo sicuro, fuori di dubbio: affermare, sapere con c. o con tutta c., con c. assoluta; c. matematica, piena, totale, come quella che si può trarre da esatti calcoli matematici; c. morale, certezza non suffragata da prove oggettive, ma da profonda convinzione soggettiva e intuitiva. 2. In senso oggettivo, il fatto di essere certo, sicuro, cioè pienamente rispondente al vero, oppure immancabile, garantito: la c. delle verità assolute; la c. della fede (…)” da Vocabolario Treccani

 

Non ho

Non ho certezze
anche se leggo le etichette
anche se vado a votare.

Non ho sicurezze
anche se riconosco
lalineadell’orizzonte

e so che ora sono qui
persa nel vento
               che piano si tinge di viola.

Non ho punti fissi
                        se non quelle due o tre stelle,
ma non è sereno tutte le notti
                                                il cielo.

Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018 (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

*ascoltando Nevermore – Believe In Nothing https://www.youtube.com/watch?v=6LG_qcylpzM

 (Ancora sulla mancanza di certezze, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/04/01/dubbi-2/).

Né ieri né domani

vorrei solo un istante

Due “preghiere” che ruotano attorno al qui e ora, al presente da sentire e da vivere: né ieri né domani (per cercare di essere di più e dover essere di meno).

La preghiera dell’alba

Fa miracoli questo albeggiare.
Scrive la sua pagina di luce
sul quaderno scuro della notte.
Annulla la nostra disperazione,
assolve la nostra follia,
accerta che il mondo
non si è dissolto nelle tenebre
come abbiamo temuto
a partire da quella sera in cui,
da una caverna della preistoria,
osservammo per la prima volta il crepuscolo.
Ieri non resuscita.
Quello che è dietro non conta.
Quel che vivemmo già non è più
L’alba ci consegna la prima ora
la prima ora di un’altra vita.
La sola nostra verità
è il giorno che comincia.

José Emilio Pacheco,  da L’età delle tenebre, 2009

 

Preghiera della Gestalt

Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare.
(…)

Friedrich Salomon Perls (1893-1970)

* ascoltando Kiko Loureiro – Pura Vida  https://www.youtube.com/watch?v=ah734NmVvq8