Sei tu

heart

 

Non cercare là.
Ciò che è, sei tu.
Sta in te.
In tutto.
La goccia è stata nella nuvola.
Nella linfa.
Nel sangue.
Nella terra.
E nel fiume che si è aperto nel mare.
E nel mare che si è coagulato in mondo.
Tu hai avuto un destino così.
Fatti a immagine del mare.
Datti alla sete delle spiagge.
Datti alla bocca azzurra del cielo.
Ma fuggi di nuovo a terra.
Ma non toccare le stelle.
Torna di nuovo a te.
Riprenditi.

°°°

Não busques para lá.
O que é, és tu.
Está em ti.
Em tudo.
A gota esteve na nuvem.
Na seiva.
No sangue.
Na terra.
E no rio que se abriu no mar.
E no mar que se coalhou em mundo.
Tu tiveste um destino assim.
Faze-te à imagem do mar.
Dá-te à sede das praias.
Dá-te à boca azul do céu.
Mas foge de novo à terra.
Mas não toque nas estrelas.
Volve de novo a ti.
Retoma-te.

Cecília Meireles (Rio de Janeiro 1901-1964), da Cânticos, 1982
 

*ascoltando Avishai Cohen – Seven Seas https://www.youtube.com/watch?v=Iu01NR-FUIw

“Voi siete qui”

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Che complicata questa vita: quanti corridoi, quante svolte, quante porte chiuse. Dove siamo? Dove siamo andando? Forse conviene alzare lo sguardo: magari c’è un’indicazione da qualche parte, magari una X che ci ricorda che siamo “qui” e stiamo respirando… (?)

Il cielo

Quando sono triste guardo il cielo:
nuvole che hanno l’aspetto di una famiglia,
nuvole simili alla cartina del Giappone.
Ci sono anche nuvole che si divertono ad inseguirsi.
Ma dove andranno tutte quante?
Al tramonto, le nuvole tinte di rosso,
di notte, le stelle del firmamento.
Anche tu devi trovare il tempo
di alzare lo sguardo al cielo!

°°°

Il vento, i raggi del sole e io
 
Ho lasciato entrare
il vento che batteva
alla porta a vetri,
poi sono arrivati
anche i raggi del sole,
e abbiamo iniziato a parlare in tre.
 
“Vecchietta,
non ti senti sola?”
mi chiedono il vento e i raggi del sole.
Rispondo loro che in fondo al proprio cuore
gli esseri umani sono sempre soli.
 
Che bello vivere spensierati
e senza imposizioni!
 
Insieme abbiamo riso
nelle prime ore del pomeriggio.

Shibata Toyo (una signora giapponese che ha iniziato a scrivere poesie a novantadue anni per vincere la sua depressione), da Se sei triste guarda il cielo, Mondadori, 2012

*ascoltando Riopy – Peace of Mind https://www.youtube.com/watch?v=sYcXhlZNTeM

Cerca le stelle

abcdefgSemplicemente… buon anno nuovo (le stelle ci sono ancora).

Anno vecchio, anno nuovo

Preferisco le stelle,
ma non le vedo
tra gli artificiali
fuochi.
Come un gatto
mi spavento del rumore
e di questi comandati balli
vestiti da sera,
travestiti da allegria.
Perché festeggiamo in una notte
quello che detestiamo ogni giorno?
Il tempo che passa
lo vorrei celebrare
potendo dire che nel cielo
vedo solo,
soltanto le stelle.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, 2015, Sillabe di Sale Editore

*ascoltando P.F.M. – Celebration https://www.youtube.com/watch?v=erOcHXaIZhA

“Esserci con tutto il resto”

universo
In foto un’illustrazione tratta da Piccolo libro illustrato dell’universo,  di Ella Frances Sanders, traduzione  di Ilaria Piperno, Marcos y Marcos, 2019: “Ti sei mai chiesto che cos’abbiamo in comune con le stelle? O da dove viene l’odore della pioggia? […] La cosa bella è sapere che nel turbinio dell’universo c’è sempre qualcuno al tuo fianco che danza con te e ti aiuta a rallentare. Chi? La Luna, naturalmente”.

***

Siamo nel viaggio sempre. Traversiamo
quadranti di cielo, pezzi d’un cosmo
creato ora. Tutti insieme
andiamo che lo vogliamo o non
lo vogliamo. Come unico petto
alla corrente unica falcata.
Insieme a ogni foglia e apparato radicale
e pietruzza sbrecciata. Ogni cosa viene
con noi. Con noi si instrada per le costellazioni,
ogni bastoncino e piuma ogni erbaccia
viene con noi. Ogni particella di corteccia
ogni carta sporca e barattolo e straccio e pannetto
e acqua e ogni acqua viene con noi.
Con noi si getta in passione di viaggio
e niente resta, tutto muove alla danza
sulla palla increpata che vola.

E non c’è un solo pezzo d’universo
che non porti impressa quella spinta di lancio
quella concordanza d’esserci con tutto il resto.

Mariangela Gualtieri, da Esercizi al microscopio, in Le giovani parole, Einaudi, 2015

*ascoltando Vangelis – Creation Du Monde https://www.youtube.com/watch?v=5wzA2b36Jg8

 

 

Anche tu?

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(C’è un bel suggerimento in questa poesia)

 

Io guardo spesso il cielo

Io guardo spesso il cielo.
Lo guardo di mattino
nelle ore di luce
e tutto il cielo s’attacca agli occhi
e viene a bere,
e io a lui mi attacco,
come un vegetale
che si mangia la luce.

Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951), da Fuoco centrale, Einaudi, 2003

*ascoltando Alan Parsons Project – Blue Blue Sky https://www.youtube.com/watch?time_continue=18&v=HCg9NKlsILU

Le ali di una poesia

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Lavorare con la carta

Di ogni poesia
puoi farti una rondine.

L’importante è che sia piegata ad arte.

Proprio di ogni poesia, sai,
anche se non riuscita.

Poi col pensiero vai e mettici il cielo.

°°°
Arbeit mit Papier

Aus jedem Gedicht kannst du
eine Schwalbe machen.

Du mußt es aber richtig falten.

Aus jedem Gedicht, hörst du,
auch aus dem missglückten.

Nun denke dir den Himmel dazu.

Jürgen Theobaldy (Strasburgo, 1944), da Tutto sempre di nuovo, 2000, Traduzione di Gio Batta Bucciol

*ascoltando Stevie Ray Vaughan – Little Wing https://www.youtube.com/watch?v=An4uDegHB8s

Frammenti luminosi

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  Bisogna stare attenti a non ferirsi…

Le stelle

Quando viene la notte,
io sto sulla scala e ascolto,
le stelle sciamano in giardino
ed io sto nel buio.
Senti, una stella è caduta risuonando!
Non andare a piedi nudi sull’erba,
il mio giardino è pieno di schegge.

Edith Irene Södergran (San Pietroburgo, 1892 – Raivola, 1923, poetessa finlandese di lingua svedese), da 100 passi nell’anima – Antologia poetica –  50 poeti e 50 poetesse dal mondo, a cura di Caterina Renzi

*ascoltando Joe Satriani – Starry Night https://www.youtube.com/watch?v=q_m0-f7N9hM

Rotolando

to roll

Sì, qualche volta capita di rotolare.

(Ma mai smettere di cercare uno scorcio di cielo…).

XVIII

Dobbiamo andare, ma quando,
adesso? Che prigionieri
siamo prigione di noi stessi.
Guardiamo la faccia lucida

del verde dentro il giallo del cielo
di primavera che s’invera,
ma siamo ancora dentro
adesso sottosera.

Perduti in questa guerra.
Eppure ascoltiamo, Donzel
– non fiore né semenza –

ascoltiamo il nostro passo
di pigna che rotola,
che rotola per terra.

 

Vino di lâ, ma cuant
cumò? Che presonîrs
preson nô o sin di nô.
Cjalìn la muse lustre

dal vert tal zâl dal cîl
di vierte ch’e s’invere
ma o sin ancjemò dentri
cumò ch’al è sotsere.

Pierdûts in cheste vuere.
E pûr Donzel scoltìn
– no flôr nancje semence –

scoltìn il nestri pas
di çucule ch’e ròdule
ch’e ròdule par tiere.

Pierluigi  Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, Bur, 2013

* ascoltando Led Zeppelin – Stairway to Heaven https://www.youtube.com/watch?v=xbhCPt6PZIU

Ma che cosa cerchiamo?

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Non voglio un altro cielo

Quello che è vero
è che non ci sentiamo mai colmati
da un cielo normale
andiamo oltre,
sempre,
lʼorizzonte del momento:
rovistiamo lʼaria
spostiamo nuvole
e certo non accettiamo la nebbia,
pretendiamo un azzurro più brillante
per la nostra vistosa presenza.
E intanto
perdiamo lʼordinario incanto
di un velo dʼargento
trapassato da fili semplici
di luce.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale, 2015

*ascoltando Long As I Can See The Light – Creedence Clearwater Revival https://www.youtube.com/watch?time_continue=24&v=Q1809vqz3zA

Il verde e l’azzurro

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Il verde e l’azzurro di maggio: non si possono spiegare… guardiamoli.

 

Nel mese di maggio

Dal mio giardino si vedono così e non si possono spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.

Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno chiuderà
il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.

Pierluigi Cappello, da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti, 2010

*ascoltando Peter Green – In the Skies https://www.youtube.com/watch?v=u9vBpnN9eJM