Parole-nuvole

parolenuvole

Le parole-nuvole di questa poesia sono così leggere, così riposanti e musicali che ti senti dondolare in aria e potresti addormentarti, lì, tra quelle nuvole…

(Non sono solo nuvole le nuvole
che nuvola più nuvola più nuvola
fanno disfanno nel cielo figure
di maghi di draghi o serpi o sirene
ma sillaba più sillaba con cura
staccano voci musiche serene
queste che fra parentesi ho posate
sulla prora di nuvole d’estate)

Pierluigi Cappello, da Azzurro elementare, Rizzoli, 2014

°ascoltando Max Richter – Written on the Sky https://www.youtube.com/watch?v=h2L3yoRgI3E

Buoni propositi

(Pensieri troppo pesanti e zavorre inutili: con moderazione)

Proposito di dieta

A questo mondo voglio
essere più leggera:
già regge troppo peso
Voglio dimagrirmi il passo
qualche chilo per ogni piede
Lo voglio sgravare
poggiare l’essenziale

Alessandra Racca, da Consigli di volo per bipedi pesanti, Neo edizioni

♣ ascoltando Gianmaria Testa – Le traiettorie delle mongolfierehttps://www.youtube.com/watch?v=ow4y61l13_k

Less is more

meno

Voglia di leggerezza (2)

Gli oggetti sono dispettosi
Si burlano di me quando li osservo
Mi danno la vertigine dell’immobilità
Mi dicono l’ora della partenza
Allora bisogna donare o gettare
Nulla conservare in soffitta
Perché la muffa veglia
E la stupidità ci tormenta
Spogliarsi di tutto
Guadagnare la leggerezza assoluta
Unica compagna dell’ultimo viaggio.

Tahar Ben Jelloun (Fès, Marocco, 1944), da Poesie dipinte (n. 90), in Dolore e luce nel mondo, La nave di Teseo, 2021, traduzione di Cettina Calò

ascoltando Vashti Bunyan – Where I Like To Stand https://www.youtube.com/watch?v=f6u_7yd4bg8

(Voglia di leggerezza 1 lo puoi trovare qui)

 

Riconoscere i pesi

volare via palloncino primavera leggerezza

Il nome delle cose

Se vola una piuma e il petalo
sfuggito alla sua rosa
anche tu volerai
volerò anch’io:
dopo tanto tempo ho capito
quale nome dare al peso
buio
in fondo alla memoria.

Dare il nome a ogni cosa
è la prima lezione di volo.

Irene Marchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

° ascoltando Dire Straits-Why Worry https://www.youtube.com/watch?v=_03uXQiz6eY

Rubo?

 

fiorerubatojpg

Solo in fondo agli occhi

Sono una ladra di fiori: rubo
da fossi siepi prati
rubo silenzi e leggerezza
rubo quei colori fatti di luce.
Ma non li strappo  al vento
che li ascolta
che li culla
– solo uno ogni tanto, sì,
ai fiori bianchi non so resistere –
li rubo in un battito di ciglia
li tengo in fondo agli occhi
e nelle tasche dei giorni.
Prova anche tu, coglila
l’anima di un fiore

chiede soltanto una parola amica.
Prova anche tu, ma sii sincero
perché un fiore non sa mentire.

©Irene Marchi 2018

*ascoltando  Queen – Lily Of The Valley  https://www.youtube.com/watch?time_continue=17&v=o7K1_g31H0s

(Ancora sui fiori che sanno parlare https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2017/09/11/imparare-dai-fiori/; https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/04/06/ripartire-da-un-fiore/).

Voglia di leggerezza

Padova - Murales nei pressi di Piazza dei Signori

Padova – Murales nei pressi di Piazza dei Signori (di Kenny Random)

Forse la nostra ombra lo conosce il segreto della leggerezza nei pensieri.

(In foto, un murales incontrato girovagando  per le strade di Padova: un grazie all’autore).

Che cosa chiederesti

Che cosa chiederesti
                                     alla tua ombra
prima del tramonto?
«Sostienimi!» vorrei chiederle io,
«Sostieni il peso
– non tutto! Anche solo di una parte dei pensieri –
sostieni il mio cielo
                                  quando cade a pezzi
sostieni la mia terra
                                   quando trema
sostieni il respiro
                               quando sembra stancarsi.
Sostienimi: tu hai la leggerezza che mi manca».
 
Irene Marchi, da La parte in ombra, Edizioni Ensemble, 2018 (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

* ascoltando Keane – My Shadow
 https://www.youtube.com/watch?v=lnO2AJiMUZ0

(Ancora sul desiderio di leggerezza, qui:https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/03/08/leggerezza/https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2016/05/10/sulla-leggerezza-dellessere-sostenibile/).

Leggerezza

leggerezza asolo2017_modificato-1

Ogni tanto affidati alla leggerezza e vai, sotto la pioggia o nel sole, senza preoccuparti di nulla.

(Solo ogni tanto).

Mentre vado sola

Mattina luminosa. Nulla teme l’oblio.
Io celebro con essa la festa delle strade.
Poco più ho per certo in questa vita breve
iniziata un giorno di molti anni fa.
Mi domandi se credo, se cerco verità.
Sono qui e osservo il mondo. Vado e non ho risposte,
senza preoccuparmi, e non è poi tanto male.

Mientras conmigo voy

Luminosa mañana. Nada teme al olvido.
Yo celebro con ella la fiesta de las calles.
Poco más tengo cierto en esta vida breve
que comenzó otro día de hace ya muchos años.
Me preguntas si creo, si busco otras verdades.
Aquí estoy viendo el mundo. Camino sin respuestas,
a la buena de Dios, que no es tan mala cosa.

Dionisia García (Fuente-Álamo, 1929), da Anche se al buio (Aun a oscuras), 2001

*ascoltando Dave Brubeck – Take Five https://www.youtube.com/watch?v=vmDDOFXSgAs
 

Bambina

bambina

E tu, che cosa vorresti essere?

Io vorrei essere bambina
per accoppiare le nubi a distanza
(alte claudicanti della forma),

 
per giungere all’allegria delle piccole cose
e domandare,
come chi non lo conosce,
il colore delle foglie.
Com’era?

 
Per ignorare ciò che è verde,
il verde mare,
la risposta salubre del tramonto in ritirata,
il timido gocciolare degli astri
sul muro del vicino.

 
Essere la bambina
che cadeva d’improvviso
dentro un treno con angeli,
che arrivavano così, in vacanza,
a correre brevemente tra le uve,
o attraverso notturni
fuggiti da altre notti
di geometrie più alte.

 
Però adesso, che cosa devo essere?
Se mi sono nati questi occhi così grandi
e questi chiari desideri di sbieco.

 
Come potrò essere ora
quella che voglio io
bambina di verdi,
bambina vinta di contemplazioni
che cade da se stessa rosea

 
… se mi dolse moltissimo dire
per raggiungere nuovamente la parola
che fuggiva,
saetta scappata dalla mia carne,

 
e mi ha addolorato molto amare a tratti,
impenitente e sola
e parlare di cose incompiute,
tinte cose di bimbi,
di candore dissimulato,
o di semplici api
aggiogate a tristi rosari.

 
O essere colma di questi scatti
che mi cambiano il mondo a grande distanza.

 
Come potrò essere ora,
bambina in tumulto,
forma mutevole e pura,
o semplicemente, bambina alla leggera,
divergente in colori
e adatta per l’addio
in ogni momento.

 
Eunice Odio (1919, San José, Costa Rica – 1974, Città del Messico), da Questo è il bosco e altre poesie, traduzione di T. Pieragnolo, 2009, Via del Vento

*ascoltando Jethro Tull – Greensleeves https://www.youtube.com/watch?v=nihsKqoC5yE

Riprendere fiato

leggerezza

Riposare un po’  prima di riprendere la strada (troppo spesso in salita): questo il bisogno espresso nelle due poesie trascritte qui  sotto.  E quasi si possono toccare,  in ogni verso,  tutta la fatica già vissuta  e  il bisogno di una leggerezza forse mai provata.

XIII
Su questo poggio d’erbe
leggere di gennaio
e lunghe quanto il raggio
che si spegne in loro

poter riposare, riposare…
tra il dire e il pensare, seduto
sul nulla, riprendere fiato
levare scheggia dopo scheggia

il male dei passi portati
e da portare ogni giorno.
E dopo ripartire

con per sentiero l’anima
che è vivaio di versi
amaro amaro amaro.

 

Intal rivâl di jerbis
lizeris di Zenâr
e lungjis tant che il rai
che si distude in lôr

podê polsâ, polsâ…
tra dî e pensâ, sentât
sul nuie tirâ il flât
gjavâ scae sore scae

il mâl dai pas puartâts
e di puartâ ogni dì.
E po tornâ a partî

cu l’anime par troi
ch’al è vivâr di viers
amâr amâr amâr.

 
 

XV
Come vorrei rimanere,
Donzel, meno che il piú
dimenticato degli uomini
spettinato e selvatico
 
fratello del prato posato
sulla luce verde
del prato, come vorrei
la carità del vento
 
a carezzarmi mani
e fronte e con gli occhi
succhiare lassú la polpa

profonda del cielo, e dentro
sentirmi attraversare la rabbia
pacificata del mare.

Ce ch’o vorès restâ
Donzel, mancul che il plui
dismenteât dai oms
dispetenât salvadi

fradi dal prât poiât
su la verde lusere
dal prât, ce ch’o vorès
la caretât dal vint

a cjarinâmi mans
e çarneli, e cui vôi
çupâ lassù la polpe

fonde dal cîl, e dentri
sintî passâ la rabie
cuietade dal mâr.

Entrambi i testi sono di Pierluigi Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, Bur, 2013

*ascoltando  King Crimson – Moonchild
https://www.youtube.com/watch?v=1EVGR6rSu0c

Due minuti di non saggezza

uaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Questa mattina mi è arrivata la mail di un’amica  che ipotizzava l’idea di smetterla per un po’ (solo per un po’) di essere sempre solo saggi e saggi e saggi e ancora saggi. Ho pensato che fosse un’idea meravigliosa e di averne un bisogno estremo. E così ho cominciato subito (a smettere di cercare di mantenermi costantemente saggia) e ho scritto queste righe decisamente poco sagge. Giusto per prenderci un caffè. Buona giornata con un attimo in meno di saggezza!

 

Solo due minuti

Posa i tuoi pensieri saggi
– posali in un angolo lontanissimo dalla Terra –
vesti il tavolo di leggeri fogli colorati
accendi le note che ti ballano nel sangue
– ci sarà un passo di danza per ogni tuo dolore-
ridi per ogni errore su cui hai già pianto troppo.
Posa tutti  i tuoi pensieri saggi, poi  ti riprenderanno,
ma tu posali,
                 almeno per il tempo di un caffè.

 Irene marchi, da La parte in ombra, 2018, Edizioni Ensemble, (ne parlo qui https://lapoesianonsimangia.myblog.it/2018/06/19/la-parte-in-ombra/)

 

* ascoltando Bob Marley – Three Little Birds
https://www.youtube.com/watch?v=j3EOVe-8coE