R di ricordi

 

Siamo noi che conserviamo alcuni ricordi o sono i ricordi che ci trattengono?

***

I ricordi mi vedono

Una mattina di giugno in cui era troppo presto
per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
devo uscire nel verde che è colmo
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono completamente
al paesaggio, perfetti camaleonti.
Sono così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli dia stupore.

Tomas Tranströmer (Stoccolma, 1931-2015), da Franco Buffoni, Songs of Spring. Quaderno di traduzioni, Marcos y Marcos 1999

°ascoltando John Prine – I Remember Everything
https://www.youtube.com/watch?v=L21Tc_DtL6M

(Per altre lettere dell’alfabeto,  puoi leggere qui)

N di neve

Qual è il tuo ricordo più dolce della neve?

Primo canto della neve

quando venne la neve
la neve portò bianchi glicini
e dolci tortore di farina
quando venne la brina
anima candida luce di luna
quando candì il giorno intorno
e l’oro si fece solo sole
quando la notte si annodò
e nodo e nido furono uno
quando il violino suonò le note
della terra bruna e del mare
quando ritmando e poetando
siamo tornati ad amare
 
Alberto Cappi (Revere, 1940-2009), da Quattro canti, Circolo degli Artisti 2000

°ascoltando Ludovico Einaudi – The Snow Prelude No. 15 https://www.youtube.com/watch?v=1FSugAsFPoA

Una coperta e una domanda


I ricordi vanno trattati bene, dice il poeta. Io però vorrei chiedergli:
ma tutti (e proprio tutti) o solo quelli belli?
***

Sfoglia i tuoi ricordi
cuci per loro una coperta di stoffa.
Scosta le tende e cambia l’aria.
Sii per loro cordiale, leggero.
Questi ricordi sono tuoi.
Pensaci mentre nuoti
nel mare dei Sargassi della memoria
e l’erba marina crescendo ti cuce la bocca.
Questi ricordi sono tuoi,
non li dimenticherai fino alla fine.

Adam Zagajewski (Leopoli, 1945-2021), dalla rivista “Poesia”, Anno XVII, Maggio 2004, N. 183, Crocetti Editore, traduzione di Paola Malavasi

°ascoltando Baustelle – Le rane https://www.youtube.com/watch?v=CrJvMI1SXQY

Ti riconosci?

Ti riconosci quando guardi una vecchia fotografia che ti ritrae?
E ti ricordi  come ti sentivi in quel periodo?

***

 

L’uomo che rideva

La prima impressione. Una stampa perfetta:
carta Kodak originale, colori vivaci,
esatti l’angolo visuale e la luminosità.
Non c’è dubbio, riconosco me stesso
nella persona raffigurata. Nondimeno
la tenebra che stabilmente alberga negli occhi
è venuta color marrone, il turbine della bocca
è rimasto circoscritto in due labbra rosse, quei
capelli ben pettinati in nessun modo
riflettono il disordine nella mia testa
e questo volto in permanenza sorridente
– come posso dire? – mentisce spudoratamente,
cari amici miei.

Sotirios Pastakas,  (Larissa, 1954), da L’apprendimento del respiro, traduzione di Crescenzio Sangiglio

°ascoltando  Jim Capaldi – Old Photographs https://www.youtube.com/watch?v=ArnPSjYu1kQ

L’altalena

altalena

Sembra un racconto brevissimo. Invece è una poesia che racconta (o dipinge) una piccola storia. Quale immagine di questa storia-poesia-dipinto ti rimane negli occhi, subito dopo averla letta?

***

Ginocchi

Ma tu che sol per cancellare scrivi
Dante, Par. XVIII 130

Io sono uno studente e studio su una terrazza contro prati in pendio
dove errano galline su cui possono piombare falchetti detti sciss.
Il fucile è qui, accanto a me.
Da un pezzo una ragazza bruna di fuorivia va in altalena, ogni poco
mi vengono incontro i suoi ginocchi lucenti.
Fingo di scrivere qualcosa e ad un tratto, nell’attimo che giunge alla mia altezza,
le chiedo una gomma per cancellare.
Lei subito salta giù, corre in casa, torna fuori e mi dà sorridendo una gomma biancicante.
Cancello il bianco e poi col lapis scrivo sulla gomma, in stampatello: T’AMO.
La dichiarazione è così netta che arrossisco, l’attenuo fregandovi il pollice.
Adesso forse va bene, posso restituire la gomma.
La ragazza scappa in casa, non si fa più vedere.

Giorgio Orelli (Airolo, 1921-2013), da Sinopie, Mondadori, 1977

°ascoltando Bert Jansch – Bett’s Dance https://www.youtube.com/watch?v=87sVF8RnAmg

È ancora tempo di souvenir?

Souvenir. Questa parola mi ha sempre suscitato un po’ di malinconia, o meglio, un senso di pesante nostalgia. Nostalgia di persone lasciate a casa (a cui portare il souvenir, appunto) oppure lasciate e basta (cioè mai più riviste); e così per i luoghi: quelli mai visitati (da cui arrivava il souvenir) oppure vissuti e rimasti per sempre nel cuore (anche senza bisogno di souvenir). E poi, quella “caccia al souvenir” tipica degli ultimi giorni di una vacanza mi ha sempre infastidito (per la sua vaga somiglianza con lo shopping prenatalizio).

Invece tu, che rapporto hai con l’oggetto-souvenir?

***

Souvenir

Partiamo, riportiamo a casa cose
da quella riva di luna aliena
dove non trovi le stesse pillole di qui,
né il dentifricio o la birra locale.
Queste cose straniere,
comprate ai mercatini, le daremo via:
uncinetti folk, buffi attrezzi da cucina,
troll di legno. Conchiglie, pezzi di roccia.

Stratificano nel nostro bagaglio.
Sono i souvenir  per i nostri amici,
ricordi.

Ma chi deve ricordare cosa?
Carino quel cappellino da gatto, ma non siete mai stati
in quel posto.

Io posso ricordarmi di averlo comprato
e voi ricorderete che io un tempo
ho ricordato: mi ricordai
di qualcosa per voi.
Era un giorno di sole,
anche se afoso. Le bambine con le testoline
e i capelli biondi.

Appaio nei sogni delle altre persone
più spesso di quanto accadeva un tempo.
Qualche volta nuda, mi dicono,
o mentre cucino: pare che io cucini un sacco.
Qualche volta con le sembianze di un vecchio cane
che porta una lettera arrotolata
tra i denti storti, indirizzata a: Presto.
Qualche volta in forma di scheletro
in abito di seta verde.
Sono sempre lì per qualche motivo,
così mi dicono i sognatori;
io non saprei dirlo.

Questo è ciò che ti ho portato
dalla vita dei sogni, dalla riva di luna aliena,
dal luogo senza orologi.
Non è colorato ma possiede dei poteri,
anche se non so quali siano.
O come attivarli.

Eccolo, adesso è tuo.
Ricordami.

Margaret Atwood, da Moltissimo (sezione I), traduzione di Renata Morresi, Ponte alle Grazie, 2021

°ascoltando Hans Zimmer – Time https://www.youtube.com/watch?v=aeVebDUGhis

I di ingenuità

Sì, ma di quale ingenuità?
L’ingenuità un po’ naīf di un disegno a tinte pastello, l’ingenuità dei bambini –richiamata con allegra tenerezza nella poesia che segue– o la nostra stupida ingenuità che solo a ricordarla ci prenderemmo a schiaffi ogni volta?

***

Mi viene in mente quando eri bambina
e per andare dalle zie passavi
in bici accanto alla rete che cinge
i vasti campi dietro il manicomio,
e ogni volta, aggrappato alla rete,
allegramente un pazzo ti gridava
“Bella bionda perché non vieni a letto
con me?”
e tu non ti fermavi,
non rispondevi,
non eri bionda e non avevi
nessuna voglia di andare a dormire.

Giorgio Orelli (Airolo, Canton Ticino, 1921-2013), da Il collo dell’anitra, Grazanti, 2001

 

°ascoltando Cat Stevens – Child for a Day  https://www.youtube.com/watch?v=lS0N0Rm7J6g&t=7s

(Per altre lettere dell’alfabeto: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/category/alfabeto/)

“Se la memoria non m’inganna…”

Vediamo che cosa consiglia la poesia qui sotto per non farci “ingannare” troppo dalla memoria (sempre così selettiva!).

Memoria

Non prendere troppo sul serio
quello che ti dice la memoria.

Potrebbe non essere stato quel pomeriggio.
Forse tutto fu illusione.
La grande passione
è esistita solo nel tuo desiderio.

Chi ti dice che non ti stia raccontando balle
per prolungare la fine
e suggerire che tutto ciò
almeno ha avuto un senso.

***

Memoria

No tomes muy en serio
lo que te dice la memoria.

A lo mejor no hubo esa tarde.
Quizá todo fue autoengaño.
La gran pasión
sólo existió en tu deseo.

Quién te dice que no te está contando ficciones
para alargar la prórroga del fin
y sugerir que todo esto
tuvo al menos algún sentido.

José Emilio Pacheco (Città del Messico, 1939-2014), da La arena errante, 1999

Sotto la pioggia

pioggia

(Non servono ombrelli)

 

Il segreto degli abbracci
Sotto la pioggia
È una promessa
Per i giorni
Dove i ricordi sbagliano porta.

Edna St. Vincent Millay, (Rockland – Maine, 1892 -1950), da Edna St.Vincent Millay – Poesie, traduzione di Silvio Raffo, Crocetti Editore

♣ ascoltando Yann Tiersen – Le Matin https://www.youtube.com/watch?v=6Q71FZzZ61o&t=16s

Stranezze

vista dall'alto

L’attrazione (è solo chimica?) fa un po’ come le pare.

 

A scoppio ritardato

Vedi dall’alto l’uomo della porta accanto,
da una finestra al piano di sopra, e ti ricorda
il tuo ex: anche lui ha la chierica,
questo lo avevi dimenticato. Visti dal basso
non si somigliano affatto. La prossima volta che parli
con l’uomo della porta accanto, sarà un sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

Dopo una settimana incontri il tuo ex
a una festa, dopo più di un anno che non lo vedi.
Ti fa venire in mente (ma solo un poco)
l’uomo della porta accanto. Ha la stessa pancetta
del tuo vicino prima che facesse quella dieta.
Ti ricordi di quanto lo detesti.

Si comporta come se gli facesse piacere vederti.
Quando vai via (un po’ prima
di quanto avessi pensato, per scappare)
ti dà un tipo di bacio che non è d’uso tra vicini
e dice che ti chiamerà. E sembra deciso a farlo.
Che strano! Ma è un vero sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

O forse lo sei? Altrimenti perché
quel nonsoché improvviso, una volta fuori
all’aria? Perché mai le tue gambe saltellano
allegre lungo il marciapiedi?
Cosa ti sarà mai venuto in mente?
Torni a casa maledicendo la chimica.

Fleur Adcock (Nuova Zelanda, 1934), da Poems 1960-2000

***

Double-Take

You see your next-door neighbour from above,
from an upstairs window, and he reminds you
of your ex-lover, who is bald on top,
which you had forgotten. At ground level
there is no resemblance. Next time you chat
with your next-door neighbour, you are relieved
to find that you don’t fancy him.

A week later you meet your ex-lover
at a party, after more than a year.
He reminds you of (although only slightly)
of your next-door neighbour. He has a paunch
like your neighbour’s before he went on that diet.
You remember how much you despise him.

He behaves as if he’s pleased to see you.
When you leave (a little earlier
than you’d intended, to get away)
he gives you a kiss which is more than neighbourly
and says he’ll ring you. He seems to mean it.
How odd! But you are quite relieved
to find that you don’t fancy him.

Unless you do? Or why that sudden
something, once you get outside
in the air? Why are your legs prancing
so cheerfully along the pavement?
And what exactly have you just remembered?
You go home cursing chemistry.

♣ ascoltando  Devo – Girl U Want https://www.youtube.com/watch?v=g4-2onb62y8