Buon domani

 

Un paio di jeans (ma li ho usati davvero tanto)
la lavastoviglie
la puntina del giradischi
l’auto  (tre volte)
l’aspirapolvere
un paio di anfibi (ma li uso ancora, quando non piove)
la stampante
la caldaia
una borsa  (ma aveva la sua bella età)
la schiena, il gomito, la spalla (come sopra)

Queste sono alcune delle cose (solo quelle che mi vengono in mente in questo momento) che durante quest’anno si sono rotte o guastate o hanno richiesto riparazioni. Ma tante altre si sono salvate. Così è stato anche per le “cose interiori”, i progetti, le speranze: qualcosa si è rotto, qualcosa si è salvato. Immagino sia lo stesso per tutti…  perciò che il prossimo anno ci sia gentile,  in bocca al lupo!

***

Risveglio

Ci si risveglia un giorno e le cose sembrano le stesse
mentre invece dietro a noi si è aperto un vuoto
dopo che tutto è stato fatto per trattenere la vita
in mezzo ad un panorama di pietre sparse e tegole rotte.
Allora uno mette il dentifricio sullo spazzolino
mescola lo zucchero al caffè
con l’attenzione che aveva da scolaro
quando ritagliava dalla carta
file di bambini che si tengono per mano,
piccoli pesci che baciano l’aria.

Pierluigi Cappello, da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010

 
°ascoltando PFM – Celebration https://www.youtube.com/watch?v=rjoKEmcm06k

 

Un raggio di sole

(Che sia per tutti)

Un raggio – il primo – di sole,
meno che una carezza,
soffio d’oro o capello
nella mezzanotte del cuore;

un raggio gustato sull’orlo
di vetro del bicchiere
col tenero delle mie labbra
nel nero del caffè;

un raggio che sia il primo segno
se non ancora luce
o la buonora dei vivi

nell’apertura d’oro
della primavera; un raggio – questo primo –
che sta per colorare me.

 ***

Un rai – il prin – di soreli
mancul che une cjarece
sofli d’aur o cjaveli
te miezegnot dal cûr;

un rai cerçât sul ôr
di veri da la tace
cul tenar dai miei lavris
tal neri dal cafè;

un rai ch’al sedi screi
se no ancjemò lusôr
o buinore dai vîfs

tal screi di vierte d’aur;
un rai – chest prin – ch’al è
par colorâmi me.

Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 1967-2017), da Il me donzel, in Azzurro elementare, BUR, 2016

°ascoltando Yiruma – Hope https://www.youtube.com/watch?v=0n-VY5tLVUI

Parole-nuvole

parolenuvole

Le parole-nuvole di questa poesia sono così leggere, così riposanti e musicali che ti senti dondolare in aria e potresti addormentarti, lì, tra quelle nuvole…

(Non sono solo nuvole le nuvole
che nuvola più nuvola più nuvola
fanno disfanno nel cielo figure
di maghi di draghi o serpi o sirene
ma sillaba più sillaba con cura
staccano voci musiche serene
queste che fra parentesi ho posate
sulla prora di nuvole d’estate)

Pierluigi Cappello, da Azzurro elementare, Rizzoli, 2014

°ascoltando Max Richter – Written on the Sky https://www.youtube.com/watch?v=h2L3yoRgI3E

Dappertutto (novembre)

Hai cercato dappertutto,
ma siamo già a novembre e ancora non hai trovato quello che cercavi?
Leggi qui sotto

Sole di novembre
 
Luce bianca sui vetri.
Con il tempo buono l’inverno che arriva è una manciata di bambini
fioriti nel parco, l’azzurro tocca il cielo senza nuvole
ogni solitudine si concede al tempo, ogni solitudine sprofonda
e si distoglie. Luce bianca, pietra e metallo nell’aria,
con il ritmo di uno scalpellino, un qualche uccello che non conosco
lascia il suo verso farsi novembre,
di punta in punta crescere e scomparire
e dappertutto non è il posto in cui cercare
nel silenzio acceso delle ossa, nella testa.
Dappertutto non è il posto in cui cercare.

Pierluigi Cappello (Gemona, 1967 – Cassacco, 2017), da Un prato in pendio, Rizzoli, 2018

°ascoltando  Vinicio Capossela – Pioggia di novembre https://www.youtube.com/watch?v=VQE47heXQKw

Un po’ d’amore

Immagine tratta dall’albo illustrato "Innamorati", di Helene Delforge e Quentin Greban, traduzione di Gioia Sartori, Terre di Mezzo Editore, 2020

Immagine tratta dall’albo illustrato “Innamorati”, di Helene Delforge e Quentin Greban, traduzione di Gioia Sartori, Terre di Mezzo Editore, 2020

Ogni tanto un po’ d’amore addolcisce l’aria.

***

Una cena

Ridere a cena, la televisione accesa
il notiziario che corre inascoltato,
la domenica mandano spezzoni di partite
striscioni, primi piani di tifosi e grida,
un lampo tartareo nelle gole;
molto, credo, mi sia questo poco
e qualcosa pure mi tocca mentre mi dici
basta dài spegni andiamo di là
sono senza aggettivi e felice, amore,
triste come un desiderio assolto.

Pierluigi Cappello, da Assetto di volo, Crocetti Editore, 2006

° ascoltando Matia Bazar – Solo tuhttps://www.youtube.com/watch?v=uZsIx-j5gP0

Avanzare per strappi

 

Stacca (o strappa) il prima dal dopo, la causa dall’effetto, il vero dal falso, la pagina dal libro (…)

 

Verso le dieci, in ozio

Stacca dal colore della rosa
la prima volta che te ne portarono un mazzo
dal battere sui vetri della pioggia
il giorno in cui una finestra venne sfondata;

i sorsi bevuti
dal sapore di caffè;

strappa via dal colophon del libro appena richiuso
i mattini in cui studiavi, avevi cento anni,
andavi a scuola;

non sovrapporre l’ora di adesso
all’ora di buio e all’ora di consolazione,
il giorno senza connotati
al giorno senza connotati;

strappa dividi strappa ancora,
separa questo da quello,
la prima dall’ultima volta

e il suono dello strappo lasciato
chiamalo col mio nome.

Pierluigi Cappello, da Un prato in pendio. Tutte le poesie 1992-2017, Rizzoli, 2018

°ascoltando Yes – Mood for a Day https://www.youtube.com/watch?v=1HqlC8XMeoI&t=7s

Il primo raggio di sole

dav Stiamo così. Aspettando i raggi del sole per diventare arcobaleni.

Un raggio – il primo – di sole,
meno che una carezza,
soffio d’oro o capello
nella mezzanotte del cuore;

un raggio gustato sull’orlo
di vetro del bicchiere
col tenero delle mie labbra
nel nero del caffè;

un raggio che sia il primo segno
se non ancora luce
o la buonora dei vivi

nell’apertura d’oro
della primavera; un raggio – questo primo –
che sta per colorare me.

 ***

                                                                                                                   «E jo cjanti, cjanti, cjanti
e no sai bielsôl parcè.
E jo cjanti solamentri
che par consolâmi me».

Un rai – il prin – di soreli
mancul che une cjarece
sofli d’aur o cjaveli
te miezegnot dal cûr;

un rai cerçât sul ôr
di veri da la tace
cul tenar dai miei lavris
tal neri dal cafè;

un rai ch’al sedi screi
se no ancjemò lusôr
o buinore dai vîfs

tal screi di vierte d’aur;
un rai – chest prin – ch’al è
par colorâmi me.

Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 1967-2017), da Il me donzel, in Azzurro elementare, BUR, 2016

La luce di settembre

sdrVorrei poter imbottigliare la luce di settembre.

Per liberarla nei giorni un po’ apatici.

 

Lungo la cicalabile

Stacca ombre decise settembre che preme sulle case,
sono diagonali scure, tegole di luce, finestre illuminate
e poligoni di buio. Le facciate esposte al sole
sono tanto crude, croccanti come la polpa delle mele.
E se vai verso occidente, lungo la ciclabile, gli occhi semichiusi,
l’invadente luminosità ti investe. Sei un nuovo nato,
sulla strada di ogni giorno, e cieco, per troppa luce.
E vai, con il tuo odore di sempre, tabacco, pelle
e cotone caldo e quando torni porti in casa
la musica delle foglie con il vento e le guance fresche
e scrivi, di questa nascita, e delle altre che verranno.
Ed è tutto.
Davvero tutto.
 
Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 1967- 2017), da Stato di quiete,  BUR, 2016

ascoltando Alberto Fortis – Settembrehttps://www.youtube.com/watch?v=F8MQNXMWUa4

Alla finestra

vento-wyeth

Peter Wyeth (1917-2009), Wind from the sea, 1947

Apriamo la finestra e ascoltiamo il vento: “… … … … …”

 

Entrano i rumori e l’abbaiare di un cane
dalla finestra aperta; con una brezza che passa
sulle tue braccia nude, sulla fronte.
Se chiudi gli occhi la senti sulle palpebre
e sembra la mano di chi ti vuole bene
a passare e tutto il male del mondo va via
con gli occhi chiusi mentre passa la mano.
E sei tu e il tuo respiro dentro alla brezza
e stai fermo e ti fidi come una pace
appena nata.
Cassacco, agosto 2017
 
Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 1967-2017), da Un prato in pendio, Rizzoli, 2018

∞ ascoltando Glen Hansard – Song of Good Hope https://www.youtube.com/watch?v=uDGGAC10mtc

Fine settembre. Di nuovo

èdinuovoottobreCom’è andato questo tuo settembre?  Questo mese bellissimo e un po’ bugiardo (ché non sempre mantiene tutte le sue promesse). Ma il profumo delle mele nuove, quello sì: quello ritorna sempre.

 

Lascio la camera com’era quando era nei tuoi occhi,
incontrarti è il sapore che trattengo nel sorso di caffè.

Tra il piacere e quel che resta del piacere
il mio corpo sta come un posto dove si piange
perché  non c’è nessuno.

Un giorno settembre era limpido e ventoso
il silenzio ammutoliva, la terra tornava al cielo.

Pierluigi Cappello, da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010